Il compleanno è un giorno fondamentale ed entusiasmante per (quasi) ognuno di noi. Nella famiglia Pearson questa ricorrenza assume una valenza simbolica, poiché quella data unisce ben quattro dei membri della famiglia. Non solo Kate, Kevin e Randall, ma anche Jack. È il momento in cui tutto ha avuto inizio, il principio di un filo rosso destinato a legare i personaggi per sempre. In The Three Sentences la festa di compleanno diventa però metafora di una linea di rottura all’interno della famiglia: non più tre fratelli che festeggiano assieme condividendo le tradizioni di sempre (attaccare la coda all’asino, la torta a tre strati), ma tre persone distinte da diversi gusti e personalità. Si tratta di una sorta di rito passaggio dall’infanzia pura – durante la quale i tre vivono sotto la guida dei genitori che rappresentano l’unico punto di riferimento e nella quale le preferenze personali cedono il passo a un modo di vivere comune (Rebecca ne è testimone quando, parlando con Jack, gli riporta alla memoria “com’era bello quando li vestivamo tutti uguali“) – a un’età più matura: seppure ancora bambini, Kate, Kevin e Randall per la prima volta indicono una riunione per definire e mettere in chiaro le proprie scelte. Jack e Rebecca, amareggiati dal constatare che i loro figli stanno crescendo e che diventeranno sempre più autonomi e emancipati da loro (al punto che Jack inizia a prendere in considerazione l’idea di avere un quarto figlio), ritrovano però un momento di consolazione nel finale: a feste concluse, infatti, i tre bambini si ricongiungono ai genitori attraverso le loro tradizioni di compleanno.
Come in ogni episodio, il passato si intreccia col presente: in questo caso, i flashback sembravano destinati principalmente a dare un senso più compiuto alla storyline di Kate e alla sua lotta contro l’obesità. Dopo aver deciso di rinunciare al bypass gastrico, la ritroviamo sempre intenta e ferma sull’idea di dimagrire, questa volta frequentando un camp dedicato. Una volta arrivata però, la situazione in cui si ritrova è molto diversa dalle sue aspettative, e per questo è tentata di mollare tutto e tornare a casa. Attraverso le parole dure che le vengono rivolte dallo scorbutico (e insidioso) tuttofare del campeggio, decide però di continuare questa esperienza che diviene il mezzo per esternare la rabbia e la delusione accumulata negli anni. Rivediamo la piccola Kate in disparte alla sua festa di compleanno, le umiliazioni, la morte del padre (che per la prima volta ci viene brevemente resa evidente, attraverso veloci frame relativi al funerale): le frustrazioni del tempo passato riemergono nel presente e ci mostrano una Kate ferita ma ancora desiderosa di rinascere. L’elemento della morte di Jack è senza dubbio fondamentale e per la prima volta abbiamo un’indicazione temporale di quando ciò sia avvenuto, ovvero durante l’adolescenza dei ragazzi: senza dubbio maggiori dettagli saranno fondamentali a far comprendere allo spettatore il punto di rottura dell’equilibrio della famiglia Pearson, il momento definitivo in cui le loro vite hanno preso direzioni differenti.
Se la vicenda di Randall rimane sullo sfondo e appare totalmente slegata dal contesto del passato – limitandosi a mostrare come la gioia di vivere momenti felici assieme a William si sia rivelata superiore alla competitività e la voglia di primeggiare sul posto di lavoro – il vero protagonista della puntata si rivela inaspettatamente essere Kevin. La sua storyline, che almeno all’inizio pare ritorcersi su se stessa presentandoci il ragazzo nuovamente alle prese con il proprio conflitto amoroso, ci regala invece negli ultimi minuti il vero twist finale: dovendo scegliere la donna alla quale dichiarare il proprio amore (supportato da Toby, divertente e ironico come sempre),
Kevin spiazza le aspettative dello spettatore bussando alla porta di Sophie, che si rivela essere la sua ex-moglie con cui non ha rapporti da più di dieci anni. Ancora una volta Kevin viene spogliato dell’ennesima maschera, a conferma del fatto che il suo personaggio sia costituito da una personalità profondamente ricca e complessa che volutamente viene tenuta nascosta allo spettatore per dargli la possibilità di scoprirlo un po’ alla volta, senza fretta, per coglierne ogni angolazione. La rivelazione del passato amoroso di Kevin è ancora più significativa nel momento in cui si comprende che Sophie è quella stessa bambina vista alla festa di Kate, tanti anni prima, che aveva abbandonato l’amica in favore della compagnia proprio del fratello. Forse il legame col passato appare un po’ tirato, ma a noi che siamo fan di This Is Us suscita un’immensa tenerezza l’idea che due bambini cresciuti assieme possano innamorarsi per la vita.Ancora una volta Kevin viene spogliato dell’ennesima maschera
Ampliando lo sguardo, si può dire che sia molto difficile giudicare negativamente questa serie. Anche in una puntata con dei difetti come può essere Three Sentences, infatti, il racconto della normalità risulta essere sempre delicato, denso di tenerezza e amore ma quello che stupisce è quanto la narrazione sia misurata: non ci sono i chiaroscuri o i sentimentalismi tipici del melò, bensì le lacrime (che ahimè ogni puntata ci fa versare) sono il risultato del riconoscimento di una normalità dolorosa, delle debolezze e delle ferite che ognuno di noi subisce giorno dopo giorno. Questa è la vera forza di This Is Us, che fino ad ora non ha mai ceduto alla tentazione di eccedere nei grandi contrasti, regalandoci l’emozione della banalità della vita.
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Le lacrime mettono tutti d’accordo…
Loro sono felici, io piango.
Loro sono tristi, io piango.
Praticamente i Pearson vivono e IO PIANGO.
Mi arrendo alle lacrime. #ThisIsUs— Des ✨ (@faithandfuture) January 25, 2017
ci siamo. la prossima puntata di this is us mi ucciderà, lo so, lo sento pic.twitter.com/nxmXlVTDmw
— frankenteen (@itscatee) January 26, 2017
…così come Milo Ventimiglia:
https://twitter.com/GugDom/status/824753785822130176
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