Il problema che stiamo riscontrando in questa terza stagione di This Is Us è che talvolta si stia sforzando di doverci far piangere ad ogni episodio, quasi fosse un obbligo per noi doverci disperare sempre e comunque. Concentrandosi troppo sui momenti tragici però si rischia di perdere la profondità della storia e dei personaggi che la compongono.
C’è effettivamente molta carne sul fuoco: Kate e la gravidanza difficile, e il tormentato Toby con la sua depressione galoppante; Randall e la sua crisi di mezza età – perché quella è, ammettiamolo – mentre Beth è sull’orlo di una crisi di nervi che cerca di controllare; il misterioso passato di Jack in cui si sta tuffando Kevin, e Zoe che tentenna con la sua emotività manipolatrice ma che sembra sempre di più abbandonarsi alla corte incondizionata e un po’ da stalker dell’uomo che la ama.
Kamsahamnida è il momento migliore per le potenzialità espressive di Sterlink K. Brown, che resta l’indiscutibile punta di diamante di questo episodio (e di tutta la serie). Randall cerca di guadagnare consensi politici nella comunità coreana, che non va mai a votare, visto che quella nera gli ha voltato le spalle. This Is Us riesce a programmare la messa in onda in concomitanza con le elezioni di Midterm americane, con il messaggio non troppo sottinteso di andare a votare per fermare lo strapotere di Donald Trump: invece di cercare consensi nell’elettorato tradizionale, rivolgersi a gente che non si sente rappresentata e non va a mai a votare.
Kevin incontra Randall per parlare della donna misteriosa con la collanina del padre, ma il fratello è più interessato al fatto che The Manny in Corea sia molto famoso, e di approfittarne per la propria campagna elettorale.
Tutto questo gioco strategico si ricollega al passato di Randall e all’insegnamento del sempre saggio padre Jack sull’usare la testa più che menare le mani. Il piccolo Randall infatti vuole imparare a tirare di box per assomigliare di più al papà, visto che da figlio adottivo si sente diverso e meno “figlio-figlio”. Nel frattempo Beth ha il primo cedimento nervoso insieme alle bambine che devono vendere dei biscotti (ste cose solo gli americani eh), e a rimetterla in carreggiata arriva Deja, che le suggerisce di parlare proprio con il suo principe azzurro: Randall, appunto, che dopo averla consolata le offre di lavorare per la sua campagna elettorale.
La storyline di Randall è quella più risuona con il resto delle narrative, tra passato e presente (e anche qualche flash futuro) mentre gli altri due gemelli sono un po’ troppo concentrati su loro stessi, isolandosi un po’ dall’insieme corale che dovrebbe essere This Is Us.
Kate per il momento deve smazzarsi tutto quanto il lavoro della gravidanza, perché Toby è ancorato a letto, con la strisciante paura di essere abbandonato dalla moglie. Kate lo rassicura e insieme portano il cane a fare pipì, così come tra qualche mese dovrà aiutarla a tirar su il bambino – ammesso che non capiti un altro aborto.
Episodio che ha il sapore di un filler, come del resto è facile che capiti con 18 episodi per stagione: This Is Us fa il suo lavoro, ma senza spingersi con la scrittura, restando nei lidi tranquilli delle emozioni facili e un po’ prevedibili.
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Storia - 7/107/10
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Tecnica - 6/106/10
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Emozione - 7/107/10
Summary
This Is Us fa il suo lavoro, ma senza spingersi con la scrittura, restando nei lidi tranquilli delle emozioni facili e un po’ prevedibili.
Porcamiseria
This Is Us fa il suo lavoro, ma senza spingersi con la scrittura, restando nei lidi tranquilli delle emozioni facili e un po' prevedibili.
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