True Detective2×05 Other Lives

Al quinto episodio Nic Pizzolatto si ricordò della storia. Abbiamo scavallato la prima metà della stagione, possiamo ritenere concluso il percorso di descrizione dell’ambiente, definizione dei personaggi, racconto di tragedie private e miserie umane. Adesso è il momento di fare sul serio. Anche perché, se non ora quando, Nic? Ecco quindi che gli eventi cominciano […]

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Al quinto episodio Nic Pizzolatto si ricordò della storia. Abbiamo scavallato la prima metà della stagione, possiamo ritenere concluso il percorso di descrizione dell’ambiente, definizione dei personaggi, racconto di tragedie private e miserie umane. Adesso è il momento di fare sul serio. Anche perché, se non ora quando, Nic? Ecco quindi che gli eventi cominciano a mettersi in moto. L’espediente per scatenare il cambio di ritmo è la lunga sparatoria alla fine del quarto episodio (là dove, come raccontavamo sette giorni or sono, si citava Heat di Michael Mann). Nel fuoco sacrificale dei proiettili è andata bruciata la prima vita di ciascuno dei personaggi, che adesso si ritrovano con il culo per terra, a dover cominciare una nuova esistenza. I detective Velcoro, Bezzerides e Woodrugh sono stati destituiti, e adesso sono sotto inchiesta, ciascuno messo sotto accusa per i propri eccessi.

Paul Woodrugh deve ancora fare i conti con l’accusa di abuso di potere che si trascina dal primo episodio. La biondina che lo ha denunciato probabilmente ci marcia, complice un agente che la fomenta per ravvivarne la deludente carriera di attrice, ma il nostro può farci poco: deve subire e scontare la sua pena. Anche se cerca di ribellarsi, sa che non potrà molto contro le accuse infondate.

Ani Bezzerides, unica donna tra tanti colleghi maschi, è in un gruppo di sostegno per poliziotti dai modi spicci. Per un attimo True Detective scopre un registro narrativo che fino ad ora gli era mancato: l’ironia. Rachel McAdams racconta i gusti sessuali del suo personaggio con evidente intento provocatorio verso i colleghi che la circondano. Per un attimo ci risulta perfino simpatica.

Ray Velcoro è alle prese con gli avvocati per via della ex-moglie, determinata a impedirgli di vedere suo figlio (magari dimostrando la fondatezza dei sospetti sulla sua paternità). E qui scopriamo il primo, grande colpo di scena di questo quinto episodio: Colin Farrell non ha più i baffi. Avevamo letto delle sue perplessità nel dover interpretare un personaggio baffuto, e di lunghe discussioni con Pizzolatto su questo argomento, ma la versione ufficiale era che alla fine avesse prevalso la linea dell’autore. Più realisticamente, il compromesso è stato trovato nel mezzo: Farrell ha dovuto ingoiare la pillola delle prime quattro puntate con i baffi, da qui in avanti si procede senza. In cambio, ha dovuto indossare uno di quegli orribili cravattini con fibbia metallica da cowboy. Sei proprio sicuro, Colin, di averci guadagnato nel cambio?

Intanto deve vedersela con la ex-moglie. In questo condivide il destino complicato di Woodrugh e Semyon. Anche loro hanno rapporti complicati con le loro donne: con la moglie il gangster-imprenditore interpretato da Vince Vaughn, con la madre il bel poliziotto dai gusti sessuali a metà. Paul cerca invano i soldi che ha accumulato in anni di missione in Afghanistan, vorrebbe usarli per pagarsi il matrimonio. Ma sua madre glieli ha fregati, se li è giocati alle slot machine. E di fronte alle accuse del figlio dimostra di conoscere i tormenti segreti del pargolo molto meglio di quanto lui stesso non faccia.

Intanto Frank Semyon cerca un punto di equilibrio con la voglia di maternità della moglie, mentre è impegnato a ricostruire la sua attività di gangster. E qui cominciamo finalmente a disimpegnarci nelle beghe della trama: il corridoio ferroviario, le società fantasma, gli abusi sessuali e i ricatti sono argomenti che finalmente ci risultano meno ostici. Finalmente i pezzi sparsi negli episodi precedenti iniziano a combaciare, le domande si fanno più pressanti (soprattutto quelle del detective Bezzerides, spedita in punizione all’archivio: è evidente dal primo episodio che sarà lei ad avere le intuizioni decisive) e l’azione si mette in moto. C’è sempre il colpo di scena finale, stavolta in un capanno nel Nord California, in un’ambientazione quasi alla Shining. E un conflitto tra personaggi, che promette di animare il finale di questa seconda stagione di True Detective.

Finale con la consueta rubrica delle citazioni, divenuta ormai una regola e quasi un’ossessione di chi scrive. Stavolta si tratta addirittura di un sermoncino, pronunciato da Ray Velcoro al suo registratore vocale durante un appostamento. È un piccolo monologo disilluso su lealtà e dolore. Per un attimo sullo schermo vediamo passare lo spettro di Rust Cohle.

Loyalty is important and usually painful. One day you might find a cause to ask yourself what limit is to the pain you’re experiencing. You’ll find out there is no limit at all. Pain is inexhaustible. Only people get exhausted.

Porcamiseria voto 5: e alla fine arrivò la storia. Dopo una prima metà passata a indagare (troppo) nel privato dei personaggi e nelle stranezze californiane, True Detective si ricorda il suo mestiere. Che è in fondo quello del poliziesco. Dove c’è un cadavere, dei poliziotti e un assassino da scovare. Così mette da parte i drammi psicologici e dà il via interrogatori, appostamenti e verifiche sul campo. La trama appare subito meno opaca. E il ritmo inesorabilmente prende quota.

5

 

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Anche i fan su Twitter sono rimasti colpiti dal cambio di look di Colin Farrel:

…per il resto sembrano esserci non poche perlessità su questa seconda stagione…

Porcamiseria

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