Twin Peaks3×03 The Return, Part 3 – 3×04 The Return, Part 4

Le due anime di Twin Peaks, fatte di quotidianità e terrore, vengono mostrate ed esasperate in questa coppia di episodi. Tra viaggi in mondi impensabili e la riacquisizione di una vita normale al di fuori dalla Loggia Nera, Dale Cooper, se non altro, è almeno fortunato nel gioco.

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Se la doppia premiere del ritorno di Twin Peaks ha sancito il graditissimo ritorno in tv delle atmosfere lynchiane, senza tuttavia eccedere nell’esposizione della mitologia della serie, questi ultimi due episodi portano sul piatto la piena ed esasperata dualità che contraddistingueva la serie originale, in un connubio di divertenti assurdità, familiarità casalinga e il costante spettro del terrore demoniaco davanti ad ogni specchio.

Part 3” è sperimentazione pura, con i primi venti minuti a cruda rappresentazione del genio lynchiano. Ogni fotogramma si presta a speculazioni mitologiche su ciò che esiste – o non esiste – oltre la Loggia Nera: la stanza con la teca potrebbe fungere da hub verso altri mondi; la prima stanza con la donna con gli occhi coperti potrebbe essere un errore di rilocazione dell’anima di Cooper, aggiustato dall’attivazione della leva; la seconda donna un monito al fatto che Cooper è ancora in pericolo, sotto l’insistente fragranza della rosa blu; i numeri sui portali verso i due mondi potrebbero essere un riverbero dei “consigli” del braccio. Reiteriamo il condizionale perché in Twin Peaks è tutto condizionale all’esperienza vissuta guardandolo, così come il nostro giudizio sulla serie potrebbe essere viziato dalla magia surreale che a tratti lo pervade.

Stilisticamente, tutta la sequenza del “non-mondo” oltre la Loggia è uno spettacolo ipnotico. Il rosa della prima stanza è penetrante, il montaggio dei frame confuso e innaturale comunicano inadeguatezza e sensazione di non trovarsi nel posto giusto – lì ancora di più che nella seconda stanza – lo spazio-tempo accartocciato ed espanso su se stesso ci porta a una nuova definizione di possibilità, partorita dal creatore col preciso intento di farci indagare nella sua logica, senza capire che di logica non ce n’è. Siamo noi a plasmarla in base a ciò che vogliamo vedere, elaborando gli elementi più vicini all’universo come lo conosciamo, carpendo indizi, ma consapevoli che ci sarà sempre qualcosa che ci sfuggirà. E non è sempre un male.

Del resto, diamo il significato che vogliamo dare anche alla ricollocazione sbagliata di Cooper al posto del surrogato Dougie, secondo doppelgänger di Cooper presumibilmente creato dal primo per non venire riassorbito nella Loggia. Il ritorno di Cooper nel nostro mondo è una forzatura delle logiche di esistenza e unicità nel continuum spazio-temporale e, per questo, il primo doppelgänger tenta di resistere alla forza attrattiva dell’accendisigari, finendo per vomitare garmonbozia e chissà che altro in quantità copiose, persino più del secondo sfortunato clone.

Un indizio sul fatto che le condizioni del doppelgänger di Cooper potrebbero ora non essere più ottimali è ben visibile durante il dialogo con Albert e Gordon in “Part 4“: l’imitazione è pessima, i gesti lenti e innaturali, la voce aspra e affaticata, come se rimettere il nettare di mais lo avesse privato di parte della sua risolutezza. La sequenza fa parte del segmento dedicato all’FBI, con il gradito ritorno di Denise a un livello gerarchico più alto, ed è l’indizio di movimenti più rapidi verso una convergenza tra le storyline di Twin Peaks.

L’altra chiave di lettura del lavoro di Lynch, nella sua commistione di quotidianità e terrore, è il voler reiterare ostentatamente comportamenti e atteggiamenti dei personaggi fino alla caricatura: tutta la permanenza di Cooper al casinò è il terreno più fertile per veicolare questo messaggio, portando esempi di un disturbo da stress post traumatico – durato 25 anni – trascinato all’inverosimile. Cooper si deve ri-ambientare nel mondo normale, ma sembra quasi che le persone attorno a lui non battano ciglio di fronte ai suoi comportamenti inusuali. Non è chiaro se sia colpa di Las Vegas e degli inservienti abituati ad ogni genere di stramberia o se sia una scelta deliberata dell’autore di ritrarre la stranezza di Cooper come un aspetto comunque amalgamato nell’usuale realtà.

Le reazioni della famiglia – Naomi Watts è la signora Janey-E Jones – suonano in tal senso meno credibili, accondiscendenti all’inverosimile nel rifiutarsi di constatare il problema. Persino il figlioletto Sonny Jim, nonostante reagisca divertito, ogni tanto lascia trasparire sguardi di preoccupazione – anche in questo caso, non sappiamo se sia una scelta dell’autore o qualcosa nato in corso d’opera, durante le riprese.

Il gioco nostalgico di Twin Peaks in “Part 4” è operato perlopiù dai suoi abitanti, con Andy e Lucy che non sembrano invecchiati di un anno nonostante le rughe. Il comic relief dell’episodio – seppur inasprito dal ritorno in foto di Laura Palmer e dalle lacrime amare di Bobby Briggs – è nelle loro interazioni, nell’incapacità di Lucy di concepire la tecnologia e nel lungo e tedioso dialogo dedicato al loro figlio ora più che ventenne, interpretato da Michael Cera: il suo è un ruolo volutamente caricaturale, piazzato nella narrazione come simulacro dell’altro motociclista dal cuore d’oro, quello della serie originale, ed emblema estremizzato della visione che ridurrebbe Twin Peaks a un mucchio di case con gente semplice ed eccentrica, laddove sappiamo che c’è molto di più.

Purtroppo non è possibile dare un voto unificato a questa doppietta di episodi, poiché se il primo rappresenta la creazione di David Lynch al suo meglio, con i primi venti minuti che da soli meriterebbero di essere rivisti e contemplati infinite volte, il secondo è ricco di fastidiose lungaggini che, seppure volute e ricercate dall’autore, potrebbero risultare indigeste. Twin Peaks non è per tutti gli stomaci, e questa è cosa nota, ma dedicare monologhi a personaggi meno che secondari ed entrare a sfinimento nel circolo vizioso delle slot machine potrebbe essere il passo più lungo della gamba.


The Return, Part 3: 5 Porcamiseria su 5.

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The Return, Part 4: 2.5 Porcamiseria su 5.

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