Twin Peaks3×13 The Return, Part 13 – 3×14 The Return, Part 14

Twin Peaks torna verso il suo nucleo narrativo, e lo fa lasciando spazio a riflessioni simboliche ed esperienze oniriche. La sensazione di pericolo incombente si insinua finalmente nella storia di David Lynch, con una presenza malevola che getta finalmente la maschera.

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A soli sei episodi dal finale, Twin Peaks ha bisogno di riprendere le sue redini con fermezza e senza inutili deviazioni. Il viaggio finora è stato piacevole, nonostante qualche occasionale momento di spossatezza, naturale per come Lynch vuole proporci la sua opera, ma il tempo stringe, ed è il momento di puntare verso il fulcro della storia di Dale Cooper e degli altri protagonisti.

The Return, Part 13

“Let’s go back to starting position”. Sono le parole di Dark Cooper durante il braccio di ferro nel covo di Ray, e hanno un significato più ampiamente attribuibile a tutto ciò che accade in “The Return, Part 13”: Dougie Jones gira ancora attorno alla preda, la sua vera identità, ma la sua coscienza sceglie il connubio perfetto di ciò che era l’inizio della sua storia nel mondo di Twin Peaks, perché l’unica cosa migliore di cherry pie e champagne è cherry pie e una tazza di caffè nero bollente; torna Ed Hurley, assieme all’amore mai sopito per Norma, ancora nella sua posizione di partenza nonostante i venticinque anni passati; tornano anche i tre detective, emblema dell’idiozia delle forze dell’ordine locali, e trovano il prezioso collegamento tra i Cooper, decidendo tuttavia di cestinarlo, continuando a vivere senza farsi domande.

Non sempre la posizione iniziale è quella più comoda, in un mondo in continua evoluzione. Per Norma l’espansione del suo franchise sta determinando un indebolimento del cuore genuino del suo operato, in una metafora di rivalsa lynchiana nei confronti di coloro che hanno rovinato l’opera originale di due decenni fa. Eppure si può sempre tornare indietro, ridando significato a tutto anche dopo la rovina, proprio come Lynch ha fatto con la sua storia.

Si passa diverso tempo con i due Cooper, in un’antipodica rappresentazione di innocenza e violenza, seppur veicolata in maniera infantile. L’ambiente circostante è scevro di sovrastrutture, con il potenziale assassino di Dougie che crolla dopo dei semplici gesti di gentilezza, o nel covo di Ray, in cui tutti i problemi si risolvono facendo braccio di ferro. “What is this? Kindergarten? Nursery school?”.  Ciò che accomuna le due rappresentazioni di Cooper, così distanti l’una dall’altra, è la capacità di Kyle MacLachlan di rappresentare un’ampissimo spettro di emozioni con incredibile facilità, dall’implacabile sguardo di Dark Cooper alla purezza di Dougie, sempre più spinto a gesti di umanità, ma non abbastanza da ritornare nel pieno delle sue facoltà intellettive.

Nella cittadina di Twin Peaks alcune cose non tornano, come i disturbi che affliggono Sarah Palmer, o il bagliore negli occhi di Audrey Horne all’accenno della storia di Laura, “the girl who lived down the lane”; è crisi esistenziale pura comunicata tramite l’ambiente o tramite la voce della persona in stato di stress, ed è un caos del quale per ora non sappiamo dare spiegazione.

In un episodio a tutto tondo come “The Return, Part 13”, l’affaire romantico è il tocco di contorno, sia esso davanti al negozio di tende silenziose di Nadine, o sul palco del Bang Bang Bar, grazie al ritorno di James Hurley dopo undici episodi di assenza. È la dimostrazione di quante corde può toccare Twin Peaks, giocando con suggestioni e metafore, dandoci in pasto la fragilità umana e invitandoci a riflettere su di essa, lasciando alla vera e propria trama della Loggia un ruolo ugualmente importante, ma per ora più didascalico. 4.5 Porcamiseria su 5.

4.5

The Return, Part 14

“We are like the dreamer, who dreams, and then lives inside the dream. But who is the dreamer?”. Gordon, Albert e Tamara vanno a fondo nel mondo delle rose blu, discutendo sul profondo significato simbolico dell’elemento mistico di Twin Peaks. In uno dei suoi Monica Bellucci dreams, Gordon ottiene una preziosa chiave di lettura per il mistero di Dale Cooper, che ci riporta indietro fino agli anni di Phillip Jeffries, forse nell’esatto momento in cui egli capì di dover riportare Dark Cooper nel suo luogo d’origine.

Non solo, è una riflessione più ampia sull’esistenza stessa, a cavallo tra Logge oltre il vortice, minimarket e creature ultraterrene, un ribaltamento di prospettive tra la nostra dimensione e quella degli abitanti della dimensione in cui tutto è al contrario, ma al contrario per chi? Colui che sogna potrebbe essere l’uomo, ma potrebbe anche essere il Fireman nella Loggia Bianca, comodamente sdraiato in “The Return, Part 8” durante la creazione di Laura Palmer, spedita a vivere nel suo sogno; in questo caso tutti saremmo prodotti onirici delle Logge, governati dalle loro suggestioni proprio nel momento di maggiore debolezza dell’inconscio.

Nella foresta si consuma il viaggio di Andy attraverso il vortice e nella Loggia Bianca, dopo aver ritrovato la ragazza senza occhi di “The Return, Part 3”. L’elemento caratteristico è di nuovo la visione, qui come durante la storia del ragazzo col guanto verde fuori dal Great Northern. La presenza dominante del Fireman, spirito guida degli umani nella lotta contro la Loggia Nera, detta i destini di diverse vite, ora come venticinque anni fa per Dale Cooper, e percepiamo l’inesorabile incedere degli eventi verso il contatto finale tra tutte le storie. Per ora, la rete dei legami tra i personaggi principali di Twin Peaks ha diversi nodi di collegamento ben solidi, mentre altri sono appena nati, connettendo James all’albergo tramite lo stesso strano rumore che Benjamin Horne sente dal suo ufficio.

Il terrore intanto è dietro l’angolo, al Point #9 Bar, dove Sarah Palmer toglie la maschera dell’essere umano per rivelare una creatura spaventosa e incredibilmente affamata. Se la fuga della donna senza occhi vi ha fatto pensare agli avvenimenti della dimensione in viola oltre la Loggia, colei che ha preso possesso della madre di Laura è possibile sia proprio Mother, scappata tramite la teca di vetro a New York e pronta ad abitare un nuovo ospite, proprio nel luogo più denso di energia mistica.

Come sempre, tutto si chiude con la musica, e alla musica si rende omaggio in “The Return, Part 14”, con una dedica a David Bowie, nominalmente presente solo in questa quattordicesima parte, a causa della sua breve apparizione in “Fire Walk with Me” ripresa in questo episodio, ma in realtà sempre presente nel messaggio emozionale che la musica ci dà, accompagnando le vite e i racconti di personaggi sconosciuti dentro al Bang Bang Bar.

Twin Peaks pare pronto alla discesa definitiva verso il nucleo centrale della sua storia, con collegamenti narrativi sempre più stretti e la netta sensazione di un pericolo imminente, elemento finora ancora non avvertito dallo spettatore. Guardiamo con terrore dietro il volto di Sarah Palmer, sicuri che questo episodio possa andare a fare egregia compagnia al terzo e all’ottavo capitolo della stagione in ricchezza di significati simbolici e inquietudine. 5 Porcamiseria su 5.

5

 

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