Eccolo, infine, il season finale di Vikings, il ventesimo episodio del quarto capitolo di questa mitica saga. Questa quarta stagione ci ha tolto Ragnar, e fino all’ultimo ci ha fatto sobbalzare per la perdita di altri personaggi più o meno importanti, fino agli ultimi minuti di The Reckoning.
L’episodio si apre con l’inevitabile scontro frontale di Aethelwulf e i vichinghi, visto che il gioco a rincorrersi nei boschi è terminato. Da applaudire soprattutto la resa campale della battaglia, completamente diversa dagli scontri delle stagioni precedenti, che continua quindi ad indicare un’evoluzione nella regia e nel montaggio. Seppur con delle inquadrature e una CGI a volte più adatte ad un videogame strategico, la scena è coinvolgente ed equilibrata, sanguinaria ma mai splatter, e porta alla scontata vittoria dei norreni, che festeggiano nel fango e nel sangue, il tutto nei primi cinque frenetici minuti.
La fuga di Aethelwulf apre il primo interrogativo di questo season finale: perché Re Ecbert ha abdicato a favore del figlio se, una volta fuggito insieme al resto del castello, consegna l’Anglia dell’Est ai figli di Ragnar? Per quale motivo consegnare delle terre non sue per iscritto a dei conquistatori che non hanno certo bisogno di carte bollate? Abbiamo assistito in questa quarta stagione al decadimento di un grande Re, astuto, forte e soprattutto carismatico, che lentamente è scivolato in una semi-demenza senile, a volte mistica, almeno agli occhi dei suoi familiari e dei suoi sudditi, per riuscire a creare il caos nel suo regno. Graziato da Bjorn, gli viene evitata la tortura, concedendogli il lusso di suicidarsi nella sua piscina riscaldata. Addio, Re Ecbert, e addio Linus Roache, Vikings perde uno dei personaggi più interessanti della serie.
Non è il solo membro del cast a lasciarci le penne: salutiamo anche David Lindström, cioè Sigurd, ucciso dallo stesso fratello Ivar, che dopo averci provato per dieci episodi alla fine ce l’ha fatta. La non certo grave perdita ci fa subito capire che l’unica cosa che univa i figli di Ragnar era la vendetta per la morte del padre: con la prima vittoria britannica sembra proprio che nella prossima stagione le strade dei fratelli Lothbrok si divideranno.
Ivar è determinato a continuare a menare le mani in territorio ostile, e il suo carisma accende i guerrieri vichinghi. Ubbe e Hvitserk invece interpretano il desiderio originale del padre, cioè quello di costruire un avamposto agricolo nelle fertili terre appena conquistate. Bjorn è deciso a riprendere l’esplorazione del Mediterraneo, e ad offrirsi come alleato arriva Halfdan. La cosa puzza di doppiogioco: ricordiamo che Harald “bellicapelli” ha segretamente organizzato la conquista di Kattegat, e non c’è nulla di buono da aspettarsi dai due fratelli.
Una morte che sicuramente ci rattrista è quella di Helga, la moglie di Floki, che con la testa ormai era più di là che di qua, uccisa dalla stessa ragazzina “adottata” in una rapida scena carica di orrore. Floki accorre ad abbracciare la compagna esanime, e ci regala una delicata e commovente ricostruzione storica, la sepoltura del corpo di Helga, circondata dai suoi oggetti quotidiani. Floki è tuttora preso dalle sue meditazioni mistiche, e non si sa che direzione prenderà nella prossima stagione. Una curiosità: Maude Hirst, l’attrice che ha interpretato Helga, è la sorella di Georgia Hirst che interpreta Torvi, entrambe figlie del creatore di Vikings Michael Hirst.
Nelle ultime scene assistiamo a un funerale, celebrato da un giovane vescovo: finalmente Jonathan Rhys Meyers fa ufficialmente il suo ingresso nella moglie del defunto nel cast di Vikings, e anche se per una manciata di minuti capiamo subito che avrà un ruolo centrale nella quinta stagione, anche perché oltre a dire messa ha un gran bello spadone pronto all’uso. Perdonate le allusioni sessuali, ma sembra che la produzione abbia voluto ricordarci a tutti i costi l’intensità dei Tudors, e forse non ce n’era così bisogno.
Cosa resta di questa stagione di Vikings? Un ottimo finale, per una stagione non sempre all’altezza delle aspettative, e una grave incognita sul futuro di questa serie: senza Ragnar e senza Re Ecbert, riusciremo ad appassionarci veramente? L’introduzione nel cast di Jonathan Rhys Meyers come una specie di templare è indubbiamente un’ottima mossa, che ci fa ben sperare, ma è ancora presto per dirlo. Questo season finale si merita 4 porcamiseria su 5 (anche senza Laghertha, che comunque ha fatto la sua porca figura nella scorsa puntata), nella speranza che la prossima stagione non sia anche l’ultima.
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-cit. gli sceneggiatori di #Vikings pic.twitter.com/lIlsc3QfXE
— Sergio🌻 (@shergion_) February 2, 2017
floki ti voglio bene #vikings
— ailicec (@hamburgeeer) January 23, 2017
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