Vikings5×04 The Plan

L'arrivo di Bjorn nel Mediterraneo lo porterà a conoscere un popolo molto diverso e ad imbarcarsi in una nuova avventura, mentre strane alleanze si intrecciano a pericolosi complotti in quel di Kattegat, rischiando di sconvolgere non solo l'equilibrio del regno, ma anche lo stesso popolo vichingo con guerre intestine di grande portata.

7.0

Avvicinandosi alla metà di questa prima parte, la quinta stagione di Vikings comincia a dare maggior sostanza alle trame che coinvolgeranno i protagonisti, continuando comunque a prendersi il proprio tempo e mantenendo quell’alone di ambiguità che ci impedisce di prevedere con sicurezza i futuri schieramenti, ancora una volta soggetti al pericolo di intrighi e conflitti interni. Centellinando gli eventi importanti e lasciando ampio margine di approfondimento alle dinamiche tra i personaggi, la puntata corre via senza lasciare segni profondi, ma contribuendo nel suo piccolo alla costruzione di interessanti prospettive per il futuro.

Se dovessimo trovare un focus di questo episodio, per quanto difficile quando si parla di Vikings, certamente si tratterebbe delle peripezie di Bjorn e del suo equipaggio, finalmente giunti oltre le Colonne d’Ercole e addentratisi nel mare nostrum. Dopo essere stati quasi assenti nello scorso episodio, gli esploratori vichinghi sbarcano sulle nostrane coste della Sicilia, dove incontrano il comandante bizantino Euphemius. Questi, ribellatosi all’imperatore di Costantinopoli, ha trovato un alleato in un emiro islamico: quella che viene presentata è, dunque, una Sicilia non più del tutto bizantina ma non ancora islamica, che con la sua atmosfera arabeggiante non fatica a esercitare un certo fascino, tanto su Bjorn e il suo seguito quanto sul pubblico.

Approdati in terre così esotiche e lontane dalle austere ambientazioni scandinave, i vichinghi si trovano spaesati e allo stesso tempo incuriositi da questo popolo con il quale potrebbe instaurarsi un proficuo rapporto, motivo che li porterà ad accettare di lavorare come guardie per il governante. Tutto è molto confuso per ora, un po’ come l’espressione di Bjorn nel corso dell’intera puntata: molti sono i parallelismi con le prime incursioni del padre in Inghilterra, ma di certo cambia il contesto, e, se da un lato possiamo ricordarci di quando Ragnar accettò di combattere come mercenario contro la Mercia, dall’altro l’immediata partenza alla volta della corte dell’emiro Ziyadat Allah rende la parentesi siciliana qualcosa di momentaneo e funzionale all’introduzione di alcuni personaggi – tra i quali l’enigmatica Kassia. L’itinerario si complica e la storyline prende una piega ancor più indipendente, portando a chiedersi cosa voglia ottenere realmente Bjorn da questi viaggi e quale sarà il suo destino una volta sbarcato sulle coste africane.

Dall’altra parte del continente, continua l’esplorazione dall’atmosfera onirica che ha come protagonista Floki. Quella che sembrava una trama secondaria poco convincente e rischiava di diventare uno spin-off sulle follie del nostro costruttore di navi prende una svolta interessante in seguito a un’improvvisa epifania avuta dal vichingo: sempre in virtù della sua maniacale fede, egli si sente investito del compito di permettere anche ad altri del suo popolo, mossi dal medesimo sentimento religioso, di godere di una tale vicinanza alla natura e agli dei, tornando in patria e raccontando del luogo che ha visitato. Fare leva sulla sua spiritualità e sul suo desiderio di essere una specie di evangelista degli dei di Asgard, con la speranza di dar vita ad una vera e propria comunità di fedeli sull’isola, sembra essere la scelta più coerente per un personaggio ormai anziano che, dopo quattro stagioni, rischia di avere poco da dire rispetto alle nuove generazioni emergenti.

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A proposito di personaggi storici in dirittura d’arrivo, tornando nelle inospitali terre del Nord da cui tutto ha avuto inizio, troviamo una Lagertha che tenta di celare le proprie debolezze continuando a governare su Kattegat con il pugno di ferro e le idee chiare, ostentando la solita sicurezza di sé. Tuttavia, gli dei sembrano non essere più così favorevoli alla nostra shield-maiden preferita e, nonostante la leggenda della regina infallibile e combattiva continui ad affascinare chi, come Torvi, ha avuto modo di assistere alla sua costruzione, sentimenti cospiratori serpeggiano dentro e fuori le mura domestiche. Se già tali agitazioni erano state sottintese, con il ritorno di Ubbe il pericolo di un tradimento si fa sempre più reale per Lagertha, che stringe una prevedibile quanto azzardata alleanza con il giovane.

Questa storyline, insomma, è quella che ci dà più da riflettere sull’ambiguità dei personaggi e sui precari rapporti che li legano: abbiamo l’apparente voltafaccia di Astrid, che decide di sposare Harald senza che ci siano chiare le sue intenzioni, mentre il figlio di Ragnar, impegnatosi in un’alleanza con l’assassina della madre, deve fare i conti con una moglie ambiziosa, che vorrebbe spronarlo a prendere il comando di Kattegat e che, nonostante la strigliata della regina, potrebbe aver ormai messo un’insidiosa pulce nell’orecchio del marito. Il vento del tradimento sembra dunque sferzare da ogni direzione il trono di Lagertha, che, mentre è impegnata a fronteggiare un usurpatore, rischia di trovarsene accanto un altro, pronto a colpirla alle spalle. Ma sarà possibile che la regina non abbia ancora imparato dai propri errori? Di certo l’assenza di Bjorn non aiuta e anzi, potrebbe essere la scusa perché Ubbe avanzi qualche pretesa; come profetizza l’Indovino, minacce terribili incombono su Lagertha e il suo regno, minacce che noi attenderemo con il fiato sospeso, presumibilmente dopo la chiusura della guerra fratricida tra i figli di Ragnar.

In un episodio che tenta di toccare tutti gli archi narrativi del momento, pochi sono i progressi sul versante inglese e sul mantenimento della fortezza di York da parte del Grande Esercito di Ivar. Se nelle scorse puntate lo spazio dedicato al conflitto tra norreni e inglesi aveva monopolizzato il minutaggio e portato ad interessanti sviluppi, in questo caso gli effetti sortiti sono certamente più deboli e meno d’impatto, anche se funzionali a portare avanti le dinamiche del conflitto in vista di un prossimo scontro campale. Niente battaglie in The Plan: gli inglesi provano a giocare d’astuzia, impedendo alla cittadina di ricevere rifornimenti, così da portare l’esercito nemico ad arrendersi o morire di fame, ma anche in questo caso l’astuto Ivar si dimostra essere un passo avanti – finalmente possiamo dirlo senza sembrare troppo cinici – e, attuando un piano non ancora illustratoci, sembra capovolgere la situazione, lasciando il vescovo Heahmund con un pugno di mosche – o di ratti.

Non più interessanti si dimostrano i dialoghi o la caratterizzazione dei personaggi, che ad eccezione di Ivar e Heahmund continuano a non brillare in quanto a scrittura: mentre Alfred a malapena pronuncia un paio di battute e Hvitserk perde altrettante occasioni per stare in silenzio e risparmiarci la sua inettitudine, l’unico che prova a riscattarsi è Aethelwulf, che comincia finalmente a rendersi conto di essere il nuovo “re dei re” e rimette al suo posto il vescovo Heahmund, che in alcune occasioni dimostra di voler guidare l’esercito al posto del legittimo condottiero; un attrito, questo, che speriamo non limitarsi a questo episodio, in quanto potrebbe rendere più interessanti e tridimensionali anche le dinamiche interne allo schieramento inglese, finora poco esplorate.

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
7/10

In breve

Il quarto episodio di Vikings introduce interessanti sviluppi nelle storyline finora lasciate più sullo sfondo. Tuttavia, proprio per questo tentativo di coprire tutti gli archi narrativi, rimane la sensazione di un episodio che, per quanto godibile e interessante nell’approfondimento di alcune questioni e alcuni personaggi, non riesce a lasciare un segno forte in nessuna delle sotto-trame trattate.

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Porcamiseria

7

Il quarto episodio di Vikings introduce interessanti sviluppi nelle storyline finora lasciate più sullo sfondo. Tuttavia, proprio per questo tentativo di coprire tutti gli archi narrativi, rimane la sensazione di un episodio che, per quanto godibile e interessante nell'approfondimento di alcune questioni e alcuni personaggi, non riesce a lasciare un segno forte in nessuna delle sotto-trame trattate.

Storia 7 Tecnica 7 Emozione 7
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