Dopo un inizio di stagione un po’ zoppicante, Vikings ci offre un episodio integro un po’ vecchio stampo, con un avanzamento narrativo efficace, un intreccio tra i personaggi interessante e già che ci siamo anche un po’ di sangue, che in questo caso non guastano.

Le questioni geopolitiche in seguito al fallito tentativo di Bjorn di liberare l’alleato Harald si risolvono abbastanza in fretta – quando di solito Vikings ci mette almeno tre episodi – con Olaf che dalla sua posizione di vantaggio propone un nuovo modo di designare il leader della Norvegia. Un Re dovrebbe essere infatti eletto con una votazione, e non a suon di mazzate come si è sempre fatto, e propone Bjorn. A rosicare è ovviamente Harald, che accetta il metodo ma sicuramente avrà da ridire, in quanto il suo sogno è sempre stato quello di diventare Re. Anche Bjorn non è proprio così soddisfatto, diviso tra il suo essere il primo erede di Ragnar e quindi legittimato a sedere sul trono e il suo desiderio di mollare tutto e partire all’avventura.

Sometimes the real truth is hidden from all of us, beyond the accidents of time and space.
– King Olaf

Unica cosa inutile di questa parte è il dialogo di Bjorn con Kjetill a proposito della fine che ha fatto Floki, che ormai anche noi desideriamo essere davvero scomparso per non sentir più parlare dell’Islanda.

Le emozioni più intense ce le regala la sequenza di Lagertha, con una battaglia ben orchestrata e interessante, neanche troppo splatter, ma con un risvolto amaro. Il piano di Lagertha è ben orchestrato, dall’uso dei bambini per avvisare il villaggio, alla trappola per accerchiarli e decimarli mettendoli così in fuga, ma all’ultimo il piccolo Hali, figlio di Torvi e Bjorn, salta fuori dal nascondiglio per gioire della cacciata degli invasori: ma è ancora troppo presto, e uno dei banditi lo falcia con la spada durante la fuga, lasciandolo così morire tra le braccia della nonna dal cuore infranto. Una scena straziante, che adesso mette in una difficile posizione Lagertha di fronte al proprio figlio Bjorn, che deve pensare a come consolidare il trono, e a Torvi, da sempre donna legatissima a tutti i suoi figli, in procinto di partire con Ubbe.

Hvitserk nel frattempo, diventato un personaggio molto amato di Vikings nonostante sia sempre rimasto all’ombra dei propri fratelli, sembra ormai vittima di un altro tragico epilogo. Questo figlio di Ragnar ha ereditato il tratto della pazzia più funesta del padre, e sembra ormai perso per sempre: persino Ubbe non sopporta più questo suo vergognoso comportamento, come uomo, come vichingo, e come membro della sua famiglia. Non vediamo come potrà essere sviluppato questo frammento narrativo, se non con una rapida risoluzione, un po’ come quello islandese.

Ivar intanto continua la lenta manipolazione dell’erede al trono di Kiev, cercando di giocare d’astuzia, la sua arma vincente da sempre. Dubita dell’offerta del principe Oleg di attaccare Kattegat, che lo vedrebbe sì ritornare sul trono ma per essere soltanto un pupazzo nelle mani dell’alleato russo (di nuovo la metafora delle marionette). Mentre Bjorn, Harald e Olaf si organizzano per decidere chi dovrà essere il vero re della sola Norvegia, Ivar sta pensando più in grande, come sempre un passo avanti a tutti gli altri.

Tutto sommato quindi All The Prisoners non è affatto male e contiene tutte le cose che ci piacciono di questa serie, tranne Ragnar. Ecco lo abbiamo detto, e lo ribadiamo, senza di lui non è più la stessa cosa, ma almeno con un episodio del genere è più facile dimenticarsi che non c’è più.

6.5/10

Storia - 6.5/10
7/10

Tecnica - 7/10
8/10

Emozione - 8/10

7.2/10

Summary

Emozioni forti per questo episodio di Vikings che sembra tornare agli antichi fasti delle stagioni passate, anche se sappiamo benissimo che non è così.

Porcamiseria

7.2

Emozioni forti per questo episodio di Vikings che sembra tornare agli antichi fasti delle stagioni passate, anche se sappiamo benissimo che non è così.

Storia 6.5 Tecnica 7 Emozione 8

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