Vinyl1×04 The Racket

Vinyl è al quarto episodio e a Bobby Cannavale bisogna riconoscere il successo in un’impresa che sulla carta pareva impossibile: diventare l’elemento più valido di una serie che vanta Martin Scorsese e Mick Jagger nei credits. In quella che è, fino a questo momento, la puntata migliore della serie, risalta ancora di più il fatto […]

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Vinyl è al quarto episodio e a Bobby Cannavale bisogna riconoscere il successo in un’impresa che sulla carta pareva impossibile: diventare l’elemento più valido di una serie che vanta Martin Scorsese e Mick Jagger nei credits. In quella che è, fino a questo momento, la puntata migliore della serie, risalta ancora di più il fatto che sia la performance di Cannavale a tenere insieme e trascinare il tutto. I detrattori lo hanno accusato di essere troppo teatrale e sopra le righe, il che è assolutamente vero, ma nel giudizio generale sulla serie finisce per rivelarsi una qualità. La sua interpretazione violenta e quasi caricaturale del personaggio di Richie Finestra fa sì che, anche quando Cannavale non è in scena, allo spettatore venga naturale ricondurre tutto quello che accade alle reazioni scomposte e agli umori fluttuanti di Richie.

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Nell’apertura quasi psichedelica di questo episodio lo vediamo picchiare selvaggiamente un divano con una racchetta da tennis, sulle note di Please Help Me Find My Way Home di Otis Blackwell. Questo esercizio fa parte della sessione di terapia di coppia alla quale Richie si dedica insieme a Tredici-di-House quando dovrebbe essere al funerale di Buck Rogers. Questo perché nessuno gli ha spiegato che la prima regola per non destare sospetti, quando ammazzi un conoscente, è non mancare alle esequie. E invece il nostro se ne sta a casa, con un terapeuta che riesce a sembrare perfino più truffatore di lui e con una moglie profondamente frustrata, perché è ormai chiaro che questa è l’unica dimensione del personaggio interpretato da Olivia Wilde. Devon si rifiuta di prendere a racchettate la tappezzeria, trovandolo un modo stupido di gestire i conflitti di coppia. Spoiler: ci darà soddisfazione alla fine, sfasciando una finestra a colpi di padella perché Richie l’ha interrotta proprio mentre al telefono tentava di minacciare il divorzio. Sul serio? La moglie sola in casa che prende i vetri a padellate? Transeamus.

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Negli uffici della American Century Records, la giornata è fitta di impegni su tutti i fronti. Richie, che è uno che perde il pelo ma non il vizio, sembra pronto a trattare i Nasty Bits come all’epoca aveva trattato Alice Cooper e la sua band. I piccoli punk precoci lo aspettano per una giornata intera per firmare l’agognato contratto e lui li ignora. Il motivo è semplice: se è vero che ci tiene a scoprire il suono del futuro, è ancora più vero che ha bisogno di coprire i debiti del presente. A questo scopo, Riccardo Window blandisce Hannibal (Daniel J. Watts), una stella fittizia del funk che è un incrocio fra Snoop Dogg e Jimi Hendrix. Fermi tutti, onore al merito: gli autori di Vinyl hanno finalmente riconosciuto l’esistenza del funk negli anni ’70. Questa mancanza era stata il motivo di alcune delle critiche più feroci all’intera serie. Chi era preoccupato di questo aspetto si può rasserenare. Chi fa invece notare che il punk non era ancora nato, purtroppo, si deve rassegnare.

Fuori dall’ufficio, Skip (J.C. MacKenzie) si affanna ad architettare imbrogli per bilanciare i maneggi illegali fatti con i libri contabili dell’etichetta, cercando di far sparire dai negozi migliaia di dischi di Donny Osmond, mentre Julie presiede alla registrazione di un singolo natalizio. Quest’ultima scelta discografica si colloca, coerentemente, nell’ottica del privilegiare comunque i prodotti che vendono rispetto alle innovazioni e alla qualità artistica. Si potrebbe obiettare che, se l’etichetta sceglie di continuare a fare uscire un minestrone di generi allo scopo di tappare una voragine finanziaria, tanto valeva non mandare a monte l’accordo con i tedeschi, che almeno sembravano persone serie.

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I momenti più alti dell’episodio, senza dubbio, ce li regala un determinato e ferocissimo Lester Grimes (Ato Essandoh), che torna alla carica deciso a farla pagare all’amico di un tempo. Grimes si presenta nell’ufficio di Richie e gli dimostra di non aver gradito la proposta di far uscire le sue vecchie registrazioni. Tanto per rendere chiaro il concetto, dà fuoco al disco che Richie gli aveva lasciato e con il disco quasi manda in fiamme l’intero ufficio, facendoci scoprire due cose. Punto primo: il vinile brucia, che è anche una bella metafora. Punto secondo: Bobby Cannavale che urla e impreca innaffiato dal sistema antincendio è destinato a diventare una bellissima gif animata.

Ti offrirei un drink, ma sei uno stronzo

Ma Grimes non ha ancora finito: come tutti quelli che hanno subito un grave torto e non possono più ottenere giustizia, ci tiene a impedire che altri debbano patire la stessa sorte. Per questo motivo approfitta di una pausa pranzo per avvicinare i Nasty Bits e raccontare loro un paio di cose su Richie Finestra e sulla discografia in generale. Qui l’episodio ha un momento di realismo quasi documentaristico, almeno per chiunque abbia lavorato anche solo tangenzialmente in questo settore. Non sto parlando dell’improbabile accoppiata fra un bluesman fallito e una band di punk spacconi e tossici, quella è quasi fantascienza. Il sublime viene toccato nel momento in cui Lester inizia a spiegare ai Take That eroinomani i misteri tecnici della discografia, parlando della differenza fra i diritti di riproduzione meccanica, di esecuzione musicale e di riproduzione in pubblico e Kip Stevens e soci lo fissano con l’inconfondibile espressione stolida della mucca che guarda passare il treno. Si potrebbe quasi dire che Jagger jr abbia dato una grandissima prova d’attore in questa scena, se non fosse che quella stessa espressione la mantiene per il 90% del tempo con variazioni degne di Don Matteo. Il risultato di questo incontro è che i Nasty Bits, con grande disappunto di Finestra, ingaggiano Grimes come manager, garantendosi una protezione che altrimenti non avrebbero avuto e mantenendo così una presunta purezza o innocenza che non avevano nemmeno prima.

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L’episodio si chiude riportandoci nel territorio di Scorsese. Due detective si presentano nell’ufficio di Richie per fargli qualche domanda sulla morte di Buck Rogers, recitando i consolidati ruoli del poliziotto quasi buono e del poliziotto con evidenti disturbi della personalità. Richie la prende bene e si precipita a trovare il padre, Sal Finestra (sì, davvero), che scopriamo non essere morto a Okinawa come era stato detto nella prima puntata per mettere in imbarazzo i tedeschi. Sal è un jazzista della vecchia scuola e ha evidentemente un rapporto conflittuale col figlio, cosa che non impedisce a quest’ultimo di chiedere aiuto e, più precisamente, di chiedere un alibi. Meravigliosa nota di colore: Sal Finestra è interpretato da David Proval, che nei Soprano interpretava Richie Aprile.

Momento lirico della puntata: il climax onirico sottolineato da Cry Baby di Janis Joplin, mentre il sistema antincendio spegne le fiamme della carriera distrutta di Lester Grimes.

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