Vinyl1×05 He in Racist Fire

Il quinto episodio di Vinyl è carico di temi, al punto che ogni spettatore finirà per identificare un focus diverso, in base alla propria sensibilità. Questo, in genere, è un lato positivo: non si può ancora parlare di un numero particolarmente elevato di livelli di lettura, ma se non altro la serie riesce a giocare […]

0.0

Il quinto episodio di Vinyl è carico di temi, al punto che ogni spettatore finirà per identificare un focus diverso, in base alla propria sensibilità. Questo, in genere, è un lato positivo: non si può ancora parlare di un numero particolarmente elevato di livelli di lettura, ma se non altro la serie riesce a giocare su più tavoli in modo convincente. Fra tutti coloro con i quali ho parlato di Vinyl, per esempio, nessuno condivide la mia idea su quale sia il momento clou di questa puntata. Ve lo dico dopo.

He in Racist Fire

Cominciamo dal titolo: “He in racist fire” è l’anagramma di Richie Finestra. Ad avere l’hobby degli anagrammi è Hannibal, la stella del funk che Richie vuole a tutti i costi mantenere come artista di punta dell’etichetta, nonostante il concorrente Jackie Jarvis (Ken Marino) lo corteggi apertamente. Hannibal: a vederlo non gli daresti un centesimo. È il classico musicista egocentrico, eccessivo e capace di parlare di quattro argomenti, tre dei quali sono se stesso, se stesso e se stesso. Indossa pantaloni talmente stretti che, per dirla con Woody Allen, non solo si distingue il sesso, ma anche la religione. Il suo unico tratto interessante, fino a questo momento, è una naturale capacità di produrre anagrammi a mente per qualsiasi cosa. Lo scopriamo quando Richie, nel disperato tentativo di mantenere la relazione con questo virtuoso della lacca per capelli, organizza una cena a quattro, approfittando della relazione extraconiugale che Hannibal intrattiene con Cece (Susan Heyward), la segretaria della American Century Records.

Vinyl 1x05 He in racist fire 1

È di Richie l’idea di sfoggiare Devon (Tredici-Di-House) in tutta la sua bellezza e di incoraggiarla a flirtare con il musicista, per convincerlo a restare: che Finestra fosse uno che le donne le rispetta lo avevamo intuito dalle politiche femministe che mette in atto in ufficio. La cosa gli si ritorce contro in tutti i modi possibili, quando Devon e Hannibal, sulle note di Pillow Talk di Sylvia, si lanciano in un lento di quelli possibili solo con le dovute precauzioni anticoncezionali. Richie la prende bene e cerca di salvare capra, corna e cavoli trascinando via la moglie – non prima di aver ulteriormente blandito l’ego del suo artista preferito – per poi farle una scenata completamente irrazionale, dai sottotesti profondamente razzisti e beccarsi un meritatissimo schiaffo sulle note di The Crystal Ship dei Doors. Ovviamente, Hannibal si consola firmando immediatamente con Jackie Jarvis. Questo, per molti, è il focus dell’intero episodio. Non per me.

Alibi Records

Un’altra sottotrama interessante è quella che riguarda l’omicidio: il nostro ha ancora bisogno di un alibi. Assistiamo a un nuovo incontro col padre, il vecchio suonatore di corno Sal Finestra. La riunione di famiglia avviene in ufficio e Richie, con la coscienza pulita del cocainomane compulsivo, non si lascia sfuggire l’opportunità di fare al padre una predica sul suo vizio di bere. Si capisce che il rapporto fra i due non è mai stato rose e fiori, il che si rivela una fortuna per Finestra Jr: Cannavale riesce a rendere perfettamente il momento in cui Richie considera l’ipotesi di ammettere la propria colpa, ma poi decide di mentire. Certo, ha avuto bisogno di un alibi, ma non ha ucciso nessuno ed è tutto un grande equivoco. A volte essere senza vergogna aiuta: Sal Finestra ha registrato la conversazione a beneficio dei due poliziotti psicotici dell’episodio precedente. Per essere precisi: i due poliziotti ottengono la registrazione e, anche se non viene mostrato esplicitamente il coinvolgimento del padre di Richie nell’operazione, le tecnologie dell’epoca rendono poco plausibile qualsiasi altra spiegazione. Il lato positivo è che Richie trova il nome ideale per la sub-label con la quale spera di tirarsi fuori dalla melma: Alibi Records. Perché, quando stai cercando di farla franca per omicidio, chiamare Alibi la tua nuova impresa commerciale è un colpo di genio. Ed è forse questo il clou dell’espisodio? No.

Andy

Come se non bastassero le indagini sul delitto che ha commesso, la moglie che è a un passo dal mandarlo dove merita di andare e il suo unico artista redditizio che lo lascia per un altro, Richie ha ancora un dissesto economico del quale preoccuparsi. Fra i tanti tentativi disperati che Finestra mette in atto per salvare la situazione, c’è il coinvolgimento di Andy (Annie Parisse), la ex-segretaria con la quale un tempo il nostro aveva avuto una relazione e che aveva quasi sposato. Andy nel frattempo ha fatto strada e lavora per Jackie Jarvis, occupandosi di promozione. Capisce il mercato, le nuove tendenze, l’importanza di osare.

Vinyl 1x05 He in racist fire 5

Fa notare a Richie che mentre il suo dinosauro discografico corre ancora dietro ai motivetti, i Pink Floyd hanno distrutto tutte le classifiche del mondo a martellate con un concept album prog, senza neppure un singolo e con pezzi che durano quanto un pranzo di nozze. Fra i due c’è una certa tensione e Andy accetta di dare una mano a Richie solo in cambio di una posizione paritaria all’interno della società, ma non prima di avergli fatto ammettere il vero motivo per il quale Finestra ha sposato Devon e non lei, ovvero che la prima era più attraente, il che ci conferma due cose che sapevamo già: che Tredici-Di-House fondamentalmente non è una cima e che Richie ha la profondità emotiva e intellettuale di una tazzina da caffè. Andy, invece, sembra avere una spina dorsale scolpita nel granito e per questo ci piace. Preghiamo insieme il santo protettore delle sceneggiature non banali Steven Moffatt che questa sottotrama non svolti in un melenso ritorno di fiamma, altrimenti c’è il rischio che io lanci il computer dalla finestra. Siamo arrivati al climax? Non ci siamo neanche vicini.

La rivincita femminista secondo Vinyl

Un altro che se la passa male è Clark, che nel tentativo di salvare il posto di lavoro ha proposto all’etichetta una band a metà fra i Jethro Tull e un cosplay del Signore degli Anelli, meritandosi di essere defenestrato. Dal momento che l’orgoglio non è il suo forte, il nostro giovane laureato di Yale piange e implora come un mollusco fino a ottenere che il licenziamento venga convertito in una retrocessione a “quello che fa il caffè”, ovvero il posto che prima era di Jamie.

Vinyl 1x05 He in racist fire 2

Ve l’avevo detto o no, fin dal primo episodio, che la piccola spacciatrice profumava di rivincita femminista? E la soddisfazione di tiranneggiare Clark è anche l’unica che le spetta, in questo momento, visto che il suo nuovo lavoro di A&R non corrisponde a un aumento né a una promozione e che sua madre la tratta comunque come una fallita. Stiamo arrivando al momento topico? Quasi. Jamie è l’unica che riesce a far ragionare Kip Stevens.

Kip Stevens (ma soprattutto James Jagger)

Apriamo una parentesi: James Jagger è una specie di versione da discount di Jack Gleeson, meglio noto come Joffrey Baratheon di Game of Thrones, nel senso che è un uomo con una rara faccia da schiaffi che interpreta un personaggio naturalmente odioso. Le differenze fondamentali sono due: la prima è che Jack Gleeson è un attore migliore di James Jagger più o meno nella stessa misura in cui Stephen Hawking è più intelligente di Flavia Vento.

Vinyl 1x05 He in racist fire 6

La seconda è che il personaggio di Joffrey è scritto per essere odiato, mentre con Kip Stevens si ha la netta sensazione che gli autori vogliano presentarcelo come tormentato ma puro, apparentemente rozzo ma sensibile, potenzialmente brillante ma incompreso. Non lo è o almeno non riesce a esserlo in modo credibile perché è scritto impilando cliché su cliché e recitato da uno che nella vita tutto poteva fare meno che l’attore.

Standing Ovation

E ora rullo di tamburi, perché stiamo arrivando al momento veramente clamoroso di questa puntata (per me). Il nostro Kip partecipa alla riunione nella quale si parla del futuro dei Nasty Bits, stando accasciato sulla sedia come un adolescente svogliato e interagendo con un mix perfetto di pessime maniere e stupidità. Si dirà: è punk, la creatura, che ci vogliamo aspettare? È un duro e puro. Mica tanto, dategli tempo. La American Century Records, per una volta, sembra aver fatto tutte le cose che un’etichetta dovrebbe fare: ha programmato un tour di interviste nelle radio, ha iniziato a pianificare la promozione e le registrazioni e a parlare ai media della nuova band. All’inizio della riunione al nostro pasdaràn della scarsa igiene personale vengono fatte richieste normali: datti un aspetto umano e scrivi due righe di biografia da mandare agli speaker radiofonici così si fanno un’idea di chi accidenti tu sia, ponendo fine a quel periodo felice delle loro vite nel quale ignoravano la tua esistenza.

Vinyl 1x05 He in racist fire 3

Non sia mai: come si permettono di chiedergli queste prosaiche assurdità? Lui si deve preoccupare della musica! Dell’arte! Dell’anarchia! Non ha tempo per pensare a scrivere una paginetta, questa imposizione lo opprime e lui fa i capricci e pesta i piedi per farsi fare i compiti da qualcun altro. Ma c’è di peggio: l’etichetta, come spesso avviene, è interessata al frontman e non alla band e chiede di eliminare dalla lineup il chitarrista e migliore amico di Kip, in quanto dotato di scarsa presenza scenica. La contropartita è l’apertura al concerto dei New York Dolls. Ora, da uno che ha appena fatto il diavolo a quattro perché hanno cercato di farlo pettinare, che cosa ci aspetteremmo? Come minimo una scena madre e la rinuncia immediata al contratto, con tanto di tirata anarco-sentimentale sul marciume del mainstream, che riduce l’arte a mero bene di consumo, da valutare in base alla commerciabilità, calpestando l’autenticità dell’ispirazione e la pulsante e ferita umanità dell’artista. Neanche per sogno: al signor “abbasso il sistema” piacciono moltissimo i soldi del sistema, la fama del sistema e la potenziale carriera che il sistema gli promette, quindi sputa fuori qualche altra volgarità e poi, con un paio di obiezioni mugugnate da scolaretto col broncio, accetta di silurare l’amico di una vita per trenta denari di palcoscenico. E qui, proprio mentre ci godiamo il momento esatto in cui questo insopportabile marmocchio con la faccia a banana si sta vendendo l’anima, Richie si alza, gli si piazza davanti e lo tratta in modo consono alla sua età:

If you ever talk to me like that again, I’ll slap you so hard you’ll be singing out of your asshole

E mi auguro che nella versione italiana, che non ho visto, sia stata rispettata l’ineffabile bellezza di questa battuta. Applauso. Applauso per Cannavale, che si dimostra sempre più bravo e giganteggia di fronte al grugno inespressivo di Jagger. Applauso per Finestra, che è un idiota per tutto il resto della serie, ma che rispetto a Kip Stevens è un premio Nobel. Applauso agli autori, che finalmente mi hanno dato un po’ di soddisfazione facendo dire a qualcuno quello che io pensavo da quando quell’arnese è entrato in scena.

Piccola nota a margine: Stevens ha accettato di mandare a casa l’amico, ma, dal momento che è anche vigliacco, non si prende la responsabilità di comunicarglielo. Lascia il lavoro sporco al manager Lester Grimes, che dopo tutto è un cinico che sa come va il mondo. Lui, il rivoluzionario della domenica, preferisce fare un salto a casa ad accoppiarsi con la sua nuova migliore amica con la colonna sonora di Thirteen dei Big e a farsi una pera (perché lui è tormentato, non ce lo dimentichiamo).

3.5

 

Vota l'episodio!

Sei d'accordo con noi o avresti dato un voto diverso? Dai i tuoi porcamiseria all'episodio e dicci che ne pensi nei commenti!

1 Porcamiseria2 Porcamiseria3 Porcamiseria4 Porcamiseria5 Porcamiseria
Hanno votato questo episodio 4 lettori, con una media di 3,75 porcamiseria su 5.
Loading...

 

Ti è piaciuto l'episodio?

like
0
Mi è piaciuto
love
0
Tutto!
haha
0
Divertente
wow
0
Porcamiseria!
sad
0
Meh...
angry
0
Che schifo

Commenta l'articolo

Simili a Vinyl