What/IfWhat/If Season 1: l’importanza delle scelte

Season Recap What/If, il nuovo thriller neo-noir sfornato da Netflix, rappresenta un quadro infernale di sensi di colpa, errori del passato e difficoltà nel mostrarsi per chi si è veramente. Si può entrare con facilità nell’oscurità, ma lo è altrettanto uscirne?

7.0

Il primo pensiero che si può fare su What/If, una delle new entry in casa Netflix, è quanto ci ricordi, per stile, personaggi e atmosfera, l’ormai terminato Revenge. Il fatto che il creatore, Mike Kelley, sia lo stesso di entrambi ne è chiaramente il motivo. Ma accidenti, quanto si vede di Victoria nella sublime – e sublime lo è anche l’interpretazione di Renèe Zellweger –  protagonista di questa serie, Anne Montgomery? E non solo: la faida tra femme dangereuses in What/If assume un ruolo preponderante come in Revenge, e non può passare inosservata la partecipazione di Gabriel Mann, un attore a noi molto caro, che in questo caso va ad interpretare un personaggio marginale e trascurabile, ma che noi ricorderemo sempre come il fedele Nolan Ross.

Ma tralasciando la nostalgia di Revenge, What/If riesce ad assumere una personalità propria, distaccandosi dall’essere categorizzato come un semplice mix di intrighi, pugnalate alle spalle, morti qua e là, nascituri occasionali. Qui si va oltre in quanto a follia, psicopatia, oscurità dell’animo umano. E forse si sparge qualche parossismo di troppo, che ogni tanto ci ha fatto storcere il naso. Ciononostante, stiamo parlando di una storia che, nel complesso, è stata costruita con impegno, e i cui personaggi mostrano in toto le loro debolezze, emozioni e pensieri più nascosti, permettendoci di entrare nei loro spaccati di vita non esattamente ordinaria.

Andiamo ad approfondire. Protagonista indiscussa della serie è il peculiare personaggio di Anne Montgomery, una donna “pescecane”, capace di ottenere successo e soldi grazie alla sua filosofia di vita: il destino non è l’artefice di quanto ci succede in vita, ma lo siamo noi stessi, con le nostre scelte. E Anne ha scelto di abbandonare ogni legame che possa incatenarla agli schemi della società: dall’amore al matrimonio, dalla fiducia verso il prossimo al sentirsi parte di qualcosa. Piuttosto, ella ha scelto di diventare un burattinaio abile, capace di manipolare con nonchalance chiunque possa darle ciò che vuole.

Ma Anne non sceglie i suoi bersagli a caso. Sean e Lily Donovan entrano nelle sue grinfie perché è stato calcolato, tanto quanto la crisi del loro matrimonio, la sua fine e – forse – anche la sua ultima rinascita. Lisa Donovan, con occhioni da cerbiatto e un’innocenza vestita addosso, è, a sorpresa, figlia dello stesso diavolo che vuole distruggerle la vita, rubarle la compagnia e screditare il marito. Provando a guardare le cose con un’altra prospettiva, tuttavia, tutte queste tragedie, portatrici di cumuli di sofferenza, riescono, in ultima analisi, a rendere Lisa più forte, senza che ella si trasformi, nel processo, nella sua madre naturale o perda la speranza nell’amore, e portandola a tener fede ai suoi principi umanitari. Una via originale che non era del tutto prevedibile, contando quanto poco di amore e moralità percepiamo in questi episodi.

La vita di Lisa parte come la perfezione allo stato puro: un solido matrimonio, amici su cui contare, una famiglia alle spalle ad occupare il vuoto di una dura perdita nel passato. Eppure, ogni sfoglia della cipolla si tira via, episodio dopo episodio, a mostrare quanto Lisa soffra nel disperato tentativo di fidarsi ciecamente qualcuno, senza dover per questo essere delusa. Le menzogne di suo marito e di suo fratello non fanno che agevolare Anne nel suo magistrale piano per rendere libera sua figlia da ogni attaccamento e, di conseguenza, potente agli occhi della società. Un piano che riesce solo in parte: Lisa vince dalla sua ricostruendo i pezzi di una vita solo in apparenza distrutta. E Anne tutto, a parte la vita. Ma forse anche questo – e il sorrisino finale ce lo fa pensare – è stato voluto sin dall’inizio.

La spirale discendente di Sean nella sua violenta oscurità è solo un mezzo per dimostrare le abilità di Anne e dare il via alla rinascita di Lisa. Le storie degli altri personaggi seguono i passi di quella di Sean: catturano l’attenzione, sono un espediente per sottolineare il concetto che ogni errore nel passato ritorna e che solo la verità può rendere liberi. Eppure, da sole, non avrebbero retto le fondamenta di questa serie, che le usa più come contorno al vero spettacolo sotto i riflettori, quello di Anne e Lisa.

Sarebbe riduttivo descrivere What/If a parole, perché dovrebbe andar visto senza indugio e assaporato tutto d’un fiato, come abbiamo fatto noi. Pur notando le pecche, abbiamo chiuso un occhio perché non è facile trovare una serie che non annoi o che stupisca realmente. What/If riesce a fare il suo lavoro, e si conferma come un ottimo successore spirituale della serie “madre” che l’ha preceduta.

  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
7/10

Summary

What/If si fa guardare tutta d’un fiato e non delude come successore spirituale della ben nota serie Revenge. Perdonando qualche pecca nella costruzione di alcune storyline e qualche esagerazione non necessaria, non si può far altro che consigliarne la visione.

Porcamiseria

7

What/If si fa guardare tutta d’un fiato e non delude come successore spirituale della ben nota serie Revenge. Perdonando qualche pecca nella costruzione di alcune storyline e qualche esagerazione non necessaria, non si può far altro che consigliarne la visione.

Storia 6.5 Tecnica 7.5 Emozione 7
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