Black Mirror5×02 Smithereens

Il classico cliché dell'uomo armato che rapisce un ostaggio per ottenere un riscatto viene sfruttato da Black Mirror per passare un messaggio semplice e già sentito, ma non per questo non importante.

7.2

Dopo quattro stagioni molto dibattute e un film interattivo a dir poco sperimentale e innovativo, possiamo affermare che Black Mirror è diventato un vero e proprio fenomeno di culto, partendo dal concept di una serie che vuole mostrare con crudezza i potenziali risvolti negativi dell’avanzamento tecnologico.
In particolare, a rivelarsi vincente è stato il format adottato dal creatore Charlie Brooker per raggiungere questo obiettivo, ossia una struttura antologica basata su episodi ambientati in un futuro prossimo ma dai caratteri distopici, in cui sono presenti forme di tecnologia che portano all’estremo il tema affrontato e che conducono spesso a un finale amaro, ambiguo o inquietante. Poste queste premesse, era inevitabile che Black Mirror finisse sotto l’etichetta – spesso azzeccata – di “sci-fi“; ma cosa succede quando di fantascienza non ce n’è nemmeno l’ombra?

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Smithereens è la classica storia di un rapimento con estorsione, in cui l’aguzzino Chris (Andrew Scott) tiene in ostaggio Jaden (Damson Idris), stagista presso l’azienda che gestisce il social network più in voga del momento, per ottenere di parlare con Billy Bauer (Topher Grace), che ne è fondatore e CEO.
Niente ambientazione futuristica o distopica: la vicenda si svolge nel 2018, tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti che noi conosciamo. E, soprattutto, nessuna tecnologia estrema a governare la scena: solo un banalissimo social – simile a Twitter – al quale, per gran parte dell’episodio, nemmeno facciamo caso; almeno fino al momento in cui Chris riesce finalmente a mettersi in contatto con Bauer, rivelandoci il motivo della sua rabbia, il dramma che lo ha portato a organizzare un sequestro di persona pur di arrivare al ricco imprenditore.

È proprio durante la loro conversazione che si manifesta la polemicità di Black Mirror, andando a toccare – con quella punta di didascalismo già riscontrata in Striking Vipers – il tema della dipendenza dai social che, nella fintio narrativa, è costata la vita alla fidanzata di Chris, vittima di un incidente causato dall’uomo in un momento di distrazione per colpa dell’ennesima notifica che non ha potuto fare a meno di leggere.

Perché la denuncia di una rischiosa situazione attuale dovrebbe far meno paura dell’ipotesi di una catastrofe tecnologica proiettata in un futuro prossimo in cui tutto è portato all’estremo?

La morale dietro questa vicenda è facilmente intuibile, per certi versi banale, soprattutto perché l’abbiamo già sentita migliaia di volte nei dibattiti più vari, nelle pubblicità-progresso, nei fatti di cronaca e nei discorsi di rimprovero da parte delle generazioni d’altri tempi, che non si sono allineate all’era della pervasività del digitale. Non c’è niente di sorprendente o di ansiogeno per noi in questo messaggio perché a storie come questa siamo abituati da tempo, ma forse è proprio in questo “esserci abituati” che Smithereens trova il proprio margine di disturbo e inquietudine. Siamo lontani da una critica ai social come quella presente in Nosedive, eppure perché la denuncia di una rischiosa situazione attuale dovrebbe far meno paura dell’ipotesi di una catastrofe tecnologica proiettata in un futuro prossimo in cui tutto è portato all’estremo? Questa è la domanda che ci pone Black Mirror, tornando un po’ a quel pilot che, nonostante una trama ben più disturbante e apparentemente improbabile, rimaneva comunque ancorato al presente, raccontando una storia del tutto verosimile.

Tuttavia, se in National Anthem era presente una suspense ben costruita attraverso un inesorabile conto alla rovescia che rendeva l’andamento dell’episodio molto concitato, il ritmo di Smithereens è decisamente più lento, quasi statico: per quanto disperato, Chris non sembra abbastanza imprevedibile da tenerci con il fiato sospeso, e l’unico elemento a dare un minimo di tensione è il cecchino che aspetta il momento giusto per sparargli senza colpire Jaden, anche se sappiamo benissimo che quel momento non arriverà prima che ci venga raccontata la storia dell’uomo.

Una trama così poco dinamica, in cui persino la polizia – che è, significativamente, sempre un passo indietro agli impiegati dell’azienda di Bauer – se la prende comoda, è accettabile dallo spettatore soltanto in attesa di un colpo di scena mind blowing à là Black Mirror che, tuttavia, non arriva. Fortunatamente, però, c’è Andrew Scott, che si rivela (se mai ci fossero stati dei dubbi) un’ottima risorsa, portando il pubblico a interessarsi alla caratterizzazione ricca di sfumature di Chris e alleggerendo così la pesantezza della parte centrale dell’episodio, in cui non succede praticamente nulla.

Il ritmo di Smithereens è lento, quasi statico

L’assenza di una costante tensione, inoltre, non impedisce un finale aperto e amaro come quelli a cui la serie ci ha abituati: chi muore tra Chris e Jaden? Il cecchino sarà riuscito a mirare con precisione? Queste domande restano in sospeso, mentre vediamo Billy Bauer tornare a meditare dopo aver ammesso di aver perso egli stesso il controllo della propria creazione e mentre ai titoli di coda si alternano scene in cui alcuni utenti accedono per inerzia al social network e visualizzano la notifica della foto scattata da un ragazzo che ha dato aggiornamenti in tempo reale facendo da testimone all’intera vicenda.
Un finale che, proprio come l’episodio, può non essere potente e perfetto come altri che l’hanno preceduto e che hanno creato in noi determinate aspettative, ma che sottolinea il messaggio, rimanendo coerente con l’essenza della serie. Potrebbe non sembrarlo, eppure anche questo è Black Mirror, eccome.

  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
7.2/10

Summary

Un episodio dal ritmo lento (se non statico) e con pochissima tensione diverge dagli schemi cui Black Mirror ci ha abituati in quanto manca del tutto un futuro reso inquietante da forme di tecnologia estreme. Ma siamo proprio sicuri che ce ne fosse bisogno?

Porcamiseria

7.2

Un episodio dal ritmo lento (se non statico) e con pochissima tensione diverge dagli schemi cui Black Mirror ci ha abituati in quanto manca del tutto un futuro reso inquietante da forme di tecnologia estreme. Ma siamo proprio sicuri che ce ne fosse bisogno?

Storia 6.5 Tecnica 8 Emozione 7
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