Containment1×02 I To Die, You To Live

Una delle leggi di Murphy - e della vita - recita "Sta sicura che se qualcosa può andar male, sicuramente lo farà". E come pretendeva il Dipartimento di Salute Pubblica riuscire a contenere a dovere un'epidemia così virulenta? Misure drastiche, adolescenti stupidi e virus sono il cocktail letale di questa seconda puntata di Containment. Commentatela con la nuova recensione di SerialFreaks.

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Mentre il cordon sanitaire istituito dal Dipartimento di Salute Pubblica resiste per quarantotto ore, Containment prosegue imperterrito per la sua strada, scegliendo la via tradizionale: tredici episodi per tredici giorni, il secondo dei quali ci mostra come gli avvenimenti abbiano da subito preso una brutta, bruttissima piega. Chiaramente, un’epidemia virale – in una forma così aggressiva – è parecchio difficile da contenere, anche prendendo tutte le misure del caso; il vero problema è che, di base, la collaborazione di chi si trova intrappolato nella zona di quarantena è praticamente inesistente.

1x02 I To Die, You To Live Recensione Containment

Salta fuori, dunque, che uno dei membri della famiglia siriana non ha raccontato tutta la verità; il povero Jake è ancora confinato nell’ospedale, ma nulla impedisce al Maggiore Carnahan di fornirgli un incarico per passare il tempo: analizzare le prove dei pazienti sintomatici per cercare eventuali contatti sfuggiti al primo raid. E per l’appunto, tra le foto del ragazzo siriano – quello ancora vivo – il poliziotto nota una ragazza bionda che non è tra i pazienti dell’ospedale. Catastrofe.

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Da qua si scatena una serrata caccia all’uomo, o alla ragazzina in questo caso, per evitare che tutti i provvedimenti presi per contenere l’epidemia vadano in fumo. Ovviamente la leggerezza degli adolescenti, che prendono la quarantena come una “vacanza” o quasi, diffonde il virus tra tutti gli invitati alla festa cui ha partecipato la ragazza scomparsa – e ritrovata ormai compromessa dai sintomi – grazie a un innocente gioco della bottiglia.
Containment prova così a mostrare come le epidemie, specialmente così violente, non si possano contenere; che se qualcosa può andar male, sta sicuro che andrà peggio. Le variabili da tenere in considerazione, quando si ha a che fare con un nemico invisibile, sono tantissime.

1x02 I To Die, You To Live Recensione Containment

Interessante l’accenno, serpeggiato in un paio di dialoghi (anche se il blogger sembra un personaggio tagliato con l’accetta, ma staremo a vedere), al fatto che nessuno dei terroristi “famosi” ha rivendicato l’attentato bioterroristico. Forse è faciloneria complottistica il pensare che l’attacco biologico non sia nato dal povero siriano, arrivato in America nascosto nel carrello di un aereo, ma che sia stato lo stesso Governo Americano – o qualcun altro – a volerlo usare come vettore e incastrarlo con un paio di fiale messe tatticamente nella sua borsa, ma l’accenno sembra condurre in questa direzione. Non è un’idea esattamente originale, ma nell’insieme ci sta piuttosto bene.
Non viene rivelato di più: gli sceneggiatori hanno lasciato cadere un seme, un indizio che possiamo o non possiamo considerare. Sarà interessante vedere il rapido evolversi della faccenda, visto che Lex per primo pare manifestare qualche dubbio in proposito.

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Le storie dei personaggi che ci sono stati presentati nella prima puntata continuano a rimanere, per il momento, solo accennate; ci viene regalato il piacere di poter immaginare chi siano questi attori, capitati sulla scena in piena azione, tramite piccoli e studiati dettagli: Jake, ad esempio, sembra avere problemi di gestione della rabbia – e potremmo associarlo al commento fatto dall’amica di Jana, nel primo episodio, sul fatto che l’ex della donna era un soggetto problematico; Katie sembra soffrire di qualche patologia, se fisica o psicologica non è dato sapere, ma è noto il fatto che necessita di assumere una pillola al bisogno. Micheline, la moglie invalida del “responsabile dei topi” e nonna di Teresa, soffre probabilmente di Parkinson, o comunque qualcosa per cui in breve tempo necessiterà di assistenza continua. E sarà un problema.

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È proprio grazie a Teresa – per sua sfortuna – che assistiamo alla possibilità di un primo contatto diretto tra i “protagonisti” e la reale minaccia dell’epidemia; una delle amiche contagiate dalla ragazza alla festa, che alla fine dell’episodio vediamo essere scortata proprio in una delle celle di contenimento, caso vuole che sia anche amica di Teresa. Dopo vari tentativi di convincerla a sgattaiolare fuori e andare alla festa, la saluta con un bacio e la invita nuovamente a raggiungerli. Il panico si scatena in Teresa quando scopre, grazie ai notiziari, che tutti i suoi amici sono venuti in contatto con il virus e rischiano di aver infettato anche lei.
Vedremo se effettivamente sarà infettata, ma le immagini tragiche del tredicesimo giorno mostrano come Teresa sia all’apparenza ancora sana: immune o non contagiata? Lo scopriremo con l’evolversi della faccenda.

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L’episodio si chiude con pessime aspettative per il futuro: visto e considerato che il virus ha iniziato a diffondersi fuori dall’ospedale, nella Zona Sei ma comunque “a piede libero”, Sabine adotta misure drastiche e il Maggiore non può far altro che obbedire. Il cordone sanitario viene rafforzato, letteralmente, e quattromila persone vengono blindate dietro una muraglia di container. Sane o malate, non fa differenza. Sacrificarne pochi per salvarne tanti, questa la filosofia di Sabine. Chiaro che la miccia della rivolta ha già preso fuoco.

3.5

 

Containment non si sbilancia, regalandoci un secondo episodio che non aggiunge nulla di nuovo ma non fa neanche passi indietro. Bello, semplice, tre porcamiseria e mezzo di tutto rispetto.
Siete curiosi di vedere quanto in fretta precipiterà il tutto? Io parecchio.

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Che fai, tocchi?” (cit.)

Un Chris Wood al giorno toglie il medico di torno:

Insomma, è chiaro cosa piace di più della serie:

 

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