DarkDark Season 2: Una lotta contro il tempo

Season Recap In questa stagione di Dark un futuro minaccioso si fa spazio nell'esistenza di Winden, ma come sappiamo, anche il futuro può cambiare il passato... O forse è tutto inevitabile?

8.8

Capire Dark non è un’impresa semplice, soprattutto dopo un più di un anno a bocca asciutta a valle di un binge selvaggio della prima stagione. I meme online sull’intricato mystery drama tedesco si sprecano, la serie spaventa gli avvezzi a un intrattenimento più leggero e i poco inclini all’estrema concentrazione durante la visione.

Chi è rimasto, chi si è fatto catturare dalle linee temporali che si incrociano sotto Winden, si approccerà al ritorno di Dark con il giusto grado di scetticismo: l’inizio dell’avventura delle quattro famiglie protagoniste aveva immediatamente posizionato lo show tra uno dei migliori degli ultimi anni, e le varie sovrapposizioni e intrecci temporali rischiavano di rendere il seguito indigesto o, peggio, mal strutturato e cedevole sotto il peso della sua stessa narrazione.

Dark mantiene complessità ed eccellente costruzione narrativa sullo stesso piano

La bellezza invece è la conferma della qualità già riscontrata un anno e mezzo fa: nonostante due nuove linee temporali – pur marginali rispetto alle altre tre già viste – Dark mantiene complessità ed eccellente costruzione narrativa sullo stesso piano. Non è nostra intenzione sviscerare troppo i misteri della stagione, onde evitare di divulgare troppe informazioni a chi non avesse terminato le ultime otto puntate; quello che vogliamo fare è soffermarci su due capisaldi della stagione, sulla filosofia di Dark e su come le vite dei vari Tiedemann, Doppler, Kahnwald, e Nielsen siano permeate da alcuni temi ricorrenti.

Il primo è la ciclicità, il futuro che influenza il passato – e viceversa – e di come nel momento in cui viene a instaurarsi questo paradossale loop inizi a mancare il punto di inizio, il momento della creazione. È emblematico in tal senso il libro di Tannhaus, membro fondatore dei Sic Mundus: il libro passa di epoca in epoca, il futuro lo dona al passato, dimodoché esso venga usato per creare la fondamentale macchina del tempo, ma la sua creazione smette di avere una collocazione temporale. L’oggetto non viene creato, ma è sempre presente in un ciclo infinito e immutabile.

Similmente, il tema del futuro che crea il passato concorre nella crescita di diversi personaggi fondamentali. Nel caso di Claudia Tiedemann, l’approfondimento sulla sua vita è particolarmente interessante e dalle venature drammatiche, visto il rapporto con la figlia Regina e con il padre Egon. La donna diventa viaggiatrice nel tempo grazie alla sé del futuro, e non grazie a una scoperta autonoma, a ribadire il vizio di forma di un’esistenza intrappolata in un ciclo a cui è impossibile sottrarsi.

Il secondo tema è l’inevitabilità degli eventi, e viene toccato a più riprese in un interessante gioco narrativo che diventa via via sempre più angosciante. Troppo spesso quando viene tirata in ballo la questione dei viaggi nel tempo e la possibilità di mutare il passato la si fa troppo facile, come se innescare il cambiamento negli eventi sia un compito di agevole esecuzione. Dark, invece, in più punti della stagione ribadisce l’impossibilità di alterare la storia: ogni volta che vediamo uno dei protagonisti – poniamo l’accento su Jonas, senza dirvi di più – tentare di innescare un cambiamento, comprendiamo quanto in realtà i suoi sforzi risultino vani. Anzi, le interferenze spesso sono la causa di ciò che vediamo accadere, e causa ed effetto non sono solo intrappolate in un ciclo, ma sono anche legate tra loro in maniera granitica e immutabile.

Quello che la serie riesce nuovamente a fare è quindi non solo destreggiarsi abilmente in questi concetti, ma a costruire un mistero perfettamente coerente ed estremamente avvincente. Non solo, ma persino ciò che pensavamo di sapere viene ripreso, rielaborato e analizzato da prospettive nuove e interessanti. Questa seconda stagione va alla radice di diversi avvenimenti “dati per buoni”, irrobustisce l’apparato narrativo e lo condisce di una eccellente dose di emozioni; curiosamente, proprio in corrispondenza del recente capolavoro della HBO Chernobyl, viene anche toccato il tema dell’ambiente e dello smaltimento dei rifiuti nucleari. Certamente una coincidenza, ma è piacevole farsi cullare da questo déjà vu.

Dark è il mystery box che aspettavamo, sa come proseguire ma sa soprattutto quando fermarsi, vista una terza e ultima stagione fresca di conferma. Nonostante i cinque minuti conclusivi ci facciano temere un futuro, possibile salto dello squalo, quello che resta dopo la visione non è solo una storia avvincente e ricca di colpi di scena, ma anche un interessante bagaglio di dilemmi scientifico-morali su astrazione dello spazio-tempo, progresso scientifico e ambientalismo.

 

  • 9/10
    Storia - 9/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.8/10

Summary

Il ritorno di Dark conferma la serie come uno dei migliori mystery box degli ultimi anni. Viaggi e paradossi temporali accompagnano lo spettatore in dilemmi scientifico-morali raccontati tramite una narrazione coinvolgente ed emozionante.

Porcamiseria

8.8

Il ritorno di Dark conferma la serie come uno dei migliori mystery box degli ultimi anni. Viaggi e paradossi temporali accompagnano lo spettatore in dilemmi scientifico-morali raccontati tramite una narrazione coinvolgente ed emozionante.

Storia 9 Tecnica 9 Emozione 8.5
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