Anche se con alcuni giorni di ritardo, è finalmente approdata su The CW l’unica serie tv sui supereroi DC Comics che mancava all’appello: signore e signori, benvenuti a bordo della Waverider, per una nuova e (si spera) entusiasmante stagione di Legends of Tomorrow!
Tutto parte con la classica voce fuori campo a cui le serie dell’Arrowverse hanno abituato il loro pubblico, anche se non si tratta della voce che tutti aspettavano, ossia quella del Capitano Rip Hunter, attualmente disperso non si sa bene dove, bensì di quella del professor Martin Stein, che potrebbe a tutti gli effetti essere riconosciuto come vice-capitano delle Leggende (almeno in termini di ragionamento e calcolo dei rischi).
Dopo il consueto riepilogone e la nuova intro, ecco che lo spettatore viene catapultato direttamente all’interno del municipio di Star City, dove il sindaco più figo e improbabile dell’anno sta “svolgendo” le sue mansioni, prima di essere introdotto dall’incarnazione dello stereotipo dello storico un po’ impacciato che nasconde tuttavia una genialità prorompente: è così che conosciamo dunque Nate Heywood, personaggio la cui finalità all’interno della storia resta ignota fino agli ultimi dieci minuti dell’episodio.
A proposito di Nate, la sua figura è piuttosto curiosa, nonostante la già citata e alquanto banale presentazione: il suo intuito e la sua astuzia, uniti alle sue conoscenze storiche molto approfondite, lo renderanno sicuramente un elemento indispensabile all’interno del team, anche se già possiamo supporre che il suo personaggio sarà sfruttato ben oltre le sue qualità intellettuali.
Dopo questo prologo abbastanza inaspettato e un cameo di Oliver Queen che risulta sempre ben accetto in questo multi-verso telefilmico, il pubblico viene a conoscenza delle ultime peripezie delle Leggende attraverso l’altro grande must degli show di The Cw, ossia i flashback. Grazie al racconto dell’unico membro del team rimasto a bordo della navicella, Mick, l’eroe di Star City e il “detective della storia” ripercorrono assieme agli spettatori gli eventi che hanno portato la Waverider sul fondo dell’Oceano Atlantico: vediamo così Rip e i suoi compagni cercare di risistemare le anomalie storiche, un compito che fino a qualche mese fa apparteneva ai Signori del Tempo. Purtroppo, come osserva il Capitano, nessuno di loro ha le competenze per farlo in maniera opportuna e anche lo stesso Rip, ex-membro di quella cerchia, risulta nuovamente essere più simile alle sue reclute che ad un ipotetico comandante; proprio per questo le Leggende fanno tutto a modo loro, regalando delle scene d’azione venate di una forte comicità (le classiche americanate con i classici effetti speciali, per intenderci). Nonostante la riuscita di queste piccole missioni, però, la situazione inizia a complicarsi e il team si ritrova a dover sistemare un vero e proprio macello: la distruzione nucleare di New York nel 1942, messa in atto da niente po’ po’ di meno che il bastardissimo Damien Darhk (e il suo nuovo amichetto, Eobard Thawne). Al di là di questa storyline, piuttosto noiosa anche per colpa di un improbabile Albert Einstein e del fastidiosissimo plot-twist del colpevole inaspettato (la moglie del fisico), l’alleanza tra i due super-cattivi degli altri show DCTV è molto allettante, soprattutto se qualcuno di voi, come il sottoscritto, segue le anticipazioni riguardo la serie e sa chi altro si unirà alla loro causa.
Se all’inizio si è parlato della presentazione del nuovo acquisto di questa serie, non bisogna tuttavia dimenticare la coralità che ha sempre caratterizzato il gruppo delle Leggende, che negli ultimi tempi ha visto un bel po’ di addii. Protagonisti della puntata, soprattutto nella parte centrale dedicata ai flashback, sono i due personaggi che Legends of Tomorrow ha preso da Arrow, ossia Sara Lance e Ray Palmer, nonostante ci sia uno spazio comico e didascalico abbastanza consistente dedicato anche a Mick e al professor Stein (e al suo essere irrimediabilmente un geek d’altri tempi).
Dopo la rivelazione della morte della sorella, avuta nell’ultimo episodio della scorsa stagione, Sara sta segretamente cercando dei modi per uccidere il responsabile, Darhk, nel passato, in modo da salvarla. Si tratta di una mossa totalmente comprensibile e in character, che sarebbe stato sbagliato non mostrare, ma allo stesso tempo risulta giusto anche il suo fallimento, proprio come sembra azzeccato il discorso dell’amico, che le fa capire le potenziali conseguenze di questa azione e lascia intendere la sfumatura di vendetta che essa cela; purtroppo però il minutaggio non è stato gestito nella maniera migliore e questa importante storyline lascia un senso di insoddisfazione e incompiutezza più che di appagamento.
L’ultima decina di minuti dell’episodio, nella quale si torna alla narrazione nel presente che vede protagonisti il nostro pazzo Heat Wave e il nuovo arrivato, è piuttosto godibile: dopo la conclusione tragica dei flashback, i quali lasciano intuire che il personaggio di Rip sarà messo per un po’ in pit stop, le scene assumono un tono più spensierato e canzonatorio, mostrando i due uomini andare alla ricerca dei propri compagni, che si trovano sperduti in epoche diverse e pericolose. Nonostante la morte incontro la quale stanno andando tutti e quattro i personaggi, l’ambientazione e i dialoghi regalano alcuni comic relieves caratteristici di questo show, come le occhiatine ammiccanti che Sara rivolge a una donna di Salem o come il re medievale che vuole uccidere i Firestorm (alzi la mano chi ha ripensato subito a Joffrey Lannister!).
Una volta riunitosi, il team, con delle motivazioni decisamente discutibili, decide di tornare al 1942, ignorando gli avvertimenti di Rex Tyler -che in questa puntata a malapena compare- e di ciò che è accaduto a Rip, incontrando così sul proprio cammino un gruppo di supereroi che altro non è che la Justice Society of America, ossia quelle che potremmo chiamare “Legends of XX Century“: una comparsa che era stata già anticipata nella puntata precedente e che probabilmente si rivelerà fondamentale per le prossime vicende.
Questo “Out of Time” appare dunque come la season première più consona ed esemplificatrice per uno show come Legends of Tomorrow, il quale -come abbiamo sottolineato più volte- non brilla certo per trama o regia, ma sa prendersi poco sul serio e sa intrattenere, raggiungendo così il proprio scopo.
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