EliteElite Season 3: Polo contro tutti

Season Recap L'assassino di Marina gira a piede libero a Las Encinas e questo rende sempre più invivibile l'ambiente scolastico e mantiene in costante tensione i rapporti tra i vari studenti, i quali dovranno presto affrontare un'altra serie di interrogatori a causa di un altro omicidio.

6.8

Ad appena qualche mese di distanza dal debutto della seconda stagione, Netflix ha rilasciato i nuovi episodi di Elite, il teen drama che insieme a La Casa di Carta si impegna – finora con successo – a portare avanti la notevole rimonta della serialità spagnola nel panorama internazionale: a causa dell’uscita ravvicinata con la precedente e di una penuria di ulteriori spunti da approfondire, la terza stagione rischiava di muoversi ingenuamente tra i propri schemi senza riuscire a giustificare il rinnovo della serie con plot imprevedibili e sottotrame piacevoli da seguire. Per fortuna, sebbene per gran parte del tempo ci si muova con precarietà sul sottile filo del rasoio, il pericolo si può dire scampato.

Difatti dopo otto episodi passati a seguire le tracce dell’assassino di Marina e, soprattutto, dopo averlo identificato, non era facile dare una motivazione al ritorno di Polo a Las Encinas e al potenziale riaprirsi delle indagini per l’ennesima volta. La prima parte della terza stagione deve quindi fare i conti con le conseguenze dell’assoluzione del colpevole, ormai riconosciuto da tutti come tale: non si può quindi prescindere dal soffermarsi su Guzman e Samuel, su Carla e ovviamente sullo stesso Polo e sui suoi tentativi di ritrovare un equilibrio che presto scoprirà essere irrecuperabile.

Mentre il fratello e lo spasimante della vittima non vanno oltre gli scatti di rabbia al minimo scorcio dell’assassino per i corridoi – reazione comprensibile che poteva però essere gestita in modo più intelligente e contenuto – e la “complice” Carla fatica ad attirare l’attenzione del pubblico, è proprio il percorso di Polo a imporsi come uno degli aspetti più interessanti dei nuovi episodi: il ragazzo riesce a rialzarsi dai prevedibili atti di bullismo grazie alla presenza di Cayetana e alla nascita di una relazione a tre con Valerio; uno sviluppo inaspettato che rappresenta il punto più alto della sua vita dopo l’omicidio, l’unica precaria fonte di felicità prima di perdere tutto – compresa la sua stessa vita – nella seconda metà della stagione.

Naturalmente non è minore lo spazio lasciato agli altri protagonisti, ciascuno dei quali ha una propria storyline da vedere sviluppata. Anche in questo caso, però, se da un lato siamo ormai affezionati ai vari personaggi e seguiamo quindi con piacere le loro vicende, dall’altro non possiamo non notare una certa pigrizia e mancanza di creatività nella scrittura di alcuni subplot, il cui potenziale non è sfruttato a dovere. Pensiamo ad esempio al focus su Nadia, che anche in questa stagione va di pari passo con i tentativi di emancipazione dall’ambiente familiare in vista del progetto di andare a studiare a New York vincendo una borsa di studio; o a Omar, che fa esattamente quello che faceva nella seconda stagione, ossia cercare di stare vicino a un Ander sempre più scostante e intrattabile, almeno finché non si stufa di questi alti e bassi e comincia a farsela con il tipo che sta frequentando la sorella. La storyline di Ander, inoltre, prova a portare qualcosa di nuovo ma è di una banalità inaspettata e sconfortante, poiché si limita a riproporre tutti quegli eventi e quei comportamenti a cui anni di serie che ciclicamente hanno trattato storie di malati terminali ci hanno abituati.

Poco più interessante, anche se telefonata, è la storyline riguardante Rebeca e l’arresto della madre narcotrafficante. L’approfondimento su questo personaggio – finora secondario – non è male, ma risente della prevedibile relazione con Samuel; questa svolta romantica diventa presto il vero perno della vicenda e oscura in più occasioni il buon lavoro che si stava facendo sulla caratterizzazione di Rebe, che infatti si rivela in tutta la sua riuscita solo nel momento in cui i due si allontanano e la ragazza può splendere come si deve.

La vera forza di Elite è la sua coralità, la capacità di cambiare continuamente e in modo sempre credibile i rapporti tra i personaggi

Nel momento in cui Rebeca rischia di commettere gli stessi errori della madre, la sua storyline si intreccia a quella di Valerio e, inaspettatamente, a quella di Carla, con il risultato che tutti e tre i personaggi ne escono fortificati tanto nella finzione della storia quanto secondo il punto di vista di chi scrive. L’espediente narrativo che unisce i tre percorsi, ossia lo spaccio di cocaina, rappresenta in tutti i casi il punto più basso raggiunto dai personaggi e, di conseguenza, l’inizio della loro risalita: in particolare l’imprevedibile caduta della marchesina nella dipendenza dalla droga, che diventa l’anestetico al disagio dovuto alle imposizioni paterne, ci porta a seguire con maggiore partecipazione emotiva la sua storyline, che come già accennato non riesce a ingranare da subito nella season première, ma rivela il suo fascino lentamente, a mano a mano che conosciamo più a fondo il malessere della ragazza.

Valerio, dal canto suo, è determinato a tutto pur di non lasciarsi sfuggire Polo e Cayetana, compreso spacciare insieme a Rebe tra le mura scolastiche per guadagnare i soldi con cui seguire i due compagni in una costosa università: tuttavia, quando si accorge di star in realtà mandando all’aria questa già precaria relazione e di star agendo contro dei valori che forse nemmeno sapeva di avere, il ragazzo comincia il proprio riscatto con una maturazione non scontata, che lo porta a una più piena consapevolezza del vero sé.

D’altronde, pare che i character development sorprendenti e ben scritti siano un marchio di famiglia: non esageriamo, infatti, nel dire che Lucrecia è il personaggio più brillante della stagione, quello la cui storyline, sviluppata con coerenza e costanza nel corso degli episodi, lascia più soddisfazione. Di certo i semi per un salto del genere sono stati piantati già da tempo, ma mai ci saremmo aspettati di vederla diventare tanto attenta agli altri e vegliare su di loro sì con cinismo e una punta di cattiveria, ma anche con tanta compassione; una prospettiva, questa, dovuta alla sua definitiva caduta dal piedistallo della popolarità e della ricchezza, che la porta ad avvicinarsi alle persone che finora ha snobbato, come dimostra il legame particolare e bellissimo che stringe con la storica rivale Nadia.

Non a caso è proprio Lu nell’episodio finale a tenere il discorso con cui la serie giustifica la soluzione adottata per risolvere l’omicidio di Polo: non è importante la colpevolezza di Lu – anche perché dovremmo stendere un velo pietoso sulla stupidità del modo in cui uccide accidentalmente il compagno – perché ciò che conta è chiudere con questa storia prima che succedano altre disgrazie, come voleva fare lo stesso Polo andando a costituirsi. La vera forza di Elite, soprattutto in questa stagione, è stata infatti la sua coralità, la capacità di cambiare continuamente e in modo sempre credibile i rapporti tra i personaggi, finendo per costruire un gruppo di protagonisti tanto eterogeneo quanto coeso: in quest’ottica il finale è emblematico, con il discorso in cui Lu – con un eccesso di improvviso sentimentalismo che giustifichiamo solo con la disponibilità degli altri a coprirla – definisce i propri compagni una famiglia.

Tutti qui siamo amici. Meglio, siamo una famiglia. So… se sto piangendo, se mi trema la voce e non so cosa fare, è perché… I have feelings, bitch.

Prima di concludere, apriamo una breve parentesi sulla rappresentazione della polizia e, in generale, sulle diverse figure adulte presenti nella serie. I genitori sono personaggi sostanzialmente negativi, o perché oppressori o perché portatori di un classismo cui ormai tutti i protagonisti sembrano guardare con disprezzo; anche le forze dell’ordine sono una risorsa di cui diffidare, o perché in malafede o perché incompetente e facile da ingannare. Adottando lo sguardo di un gruppo di ragazzi che pensano sia più giusto farsi giustizia da soli, Elite demolisce quindi ogni autorità, secondo una prospettiva ben precisa che risulta però troppo netta e generalizzante, dando esiti talvolta poco credibili.

Tirando le somme, la scelta di un lieto fine così forzato è discutibile e avremmo preferito un finale dolceamaro che non rendesse l’omicidio – per quanto non intenzionale – una scusa per un coming of age, ma narrativamente funziona e, dato il tenore della serie, questo basta. Soprattutto, questo sarebbe bastato come finale di serie: la trama orizzontale si è chiusa a cerchio, le storyline sono arrivate al capolinea, eppure circolano dei rumors riguardanti un rinnovo per altre due stagioni. Se così fosse, questa scelta sarebbe azzardata e poco giustificabile per una serie che ha esaurito il proprio discorso, soprattutto alla luce della ripetitività già riscontrata e in vista di un quasi totale cambio di cast in cui le new entry di questa stagione, a dir poco dimenticabili, non ci fanno ben sperare.

  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
6.8/10

Summary

La terza stagione di Elite, che chiude a cerchio la trama orizzontale, è generalmente discreta e godibile. I rapporti tra i personaggi si fanno sempre più mutevoli e complessi e danno esiti interessanti che bilanciano la banalità di alcune storyline.

Porcamiseria

6.8

La terza stagione di Elite, che chiude a cerchio la trama orizzontale, è generalmente discreta e godibile. I rapporti tra i personaggi si fanno sempre più mutevoli e complessi e danno esiti interessanti che bilanciano la banalità di alcune storyline.

Storia 6 Tecnica 7 Emozione 7.5
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