The Flash2×16 Trajectory – 2×17 Flash Back

Una brutta doppietta per The Flash che non riesce a svincolarsi da una struttura né teen né action, a discapito della caratterizzazione dei personaggi e di eventi sempre meno probabili. Su SerialFreaks cerchiamo di capirne il perché.

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Le potenzialità di The Flash erano molte: la prima stagione ci ha fatto sperare, la seconda ci sta dando qualche motivo di preoccupazione. Le puntate memorabili si contano sulla mano destra di Capitan Uncino e dal punto di vista dell’introspezione psicologica dei personaggi non si riesce ad andare oltre la superficialità di un numero speciale di Cioè. Queste due puntate non sono da meno, essendo la prima un fillerone da quattro spicci con uno pseudo-cliffhanger buttato lì per (nella mente degli autori) impreziosire gli eventi; la seconda invece sembrava molto promettente, ma giocando con i piani temporali ha creato un casino che al confronto Jackson Pollock è un classicista.

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The Not-So-Fastest Man Alive

Probabilmente, visti i recenti avvenimenti, è giunto il momento di cambiare l’intro della serie. Da molto tempo infatti Barry Allen non è più l’uomo più veloce al mondo: battuto pressoché da chiunque, Zoom in primis, il nostro Velocista Scarlatto viene messo al tappeto anche da una nuova arrivata, tale Trajectory. Un nome improbabile per un personaggio altrettanto improbabile che riprende uno dei grandi​ cliché del genere supereroistico, ovvero che il superpotere dell’eroe, nelle mani sbagliate, fa danni.
Eliza Harmon, dalla caratterizzazione a dir poco macchiettistica, è una scienziata a cui Caitlin si è rivolta (quando?) mentre lavorava al siero Velocity-9. Affetta da un preoccupante bipolarismo – non è ben chiaro se fosse preesistente o se il siero ne fosse la causa – la ragazza diventa dipendente dal V-9, arrivando ad invadere gli Star Labs e a prendere in ostaggio Jesse pur di farsene sintetizzare ancora. Dopo aver messo in serio pericolo di vita la figlia di Wells, Trajectory si darà al caos gratuito, che verrà interrotto solo dall’eccessiva addiction che la porterà letteralmente a sbriciolarsi.

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Questo sedicesimo episodio è la quintessenza dei filler. Non succede nulla di memorabile, non c’è un villain che faccia presa – ricordiamo, invece, come la scorsa stagione questa serie ci regalasse anche filler bellissimi – e non c’è un approfondimento dei personaggi, il quale però manca ormai da tempo immemore. Il tentativo di fare di questa serie un altro baluardo contro l’uso della droga (ricordate Vertigo in Arrow?) sfocia piuttosto in una noiosa pubblicità progresso in cui a rimetterci sono personaggi, contenuti e significato. I due “colpi di scena” inseriti nell’episodio risultano così depauperati e privi di un potenziale effetto What The Fuck?!: il primo, la scoperta della vera identità di Zoom da parte del team, ci è stato abbondantemente spoilerato nelle puntate precedenti, quindi la rabbia e la delusione del gruppo le percepiamo come annacquate e anche malamente inserite nella storyline dell’episodio; l’addio di Jessie ci arriva invece inaspettato, forse troppo per un personaggio che avevamo appena conosciuto e così fondamentale nella prima parte della stagione. Per certi versi ricorda l’errore fatto con l’addio del padre di Barry, troppo repentino per risultare non solo credibile ma soprattutto interessante.

Sono due PorcaMiseria signora, che faccio, lascio?

2

 

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Who do you gonna call?

Flash Back parte meglio, almeno nel titolo. Grazie alle sue abilità da SuperVicky Barry capisce di non essere in grado di risolvere da solo l’Equazione della Velocità che gli permetterà di correre più velocemente di Zoom. Elabora quindi un piano il cui fulcro è tornare indietro nel tempo e farsi aiutare dal falso Wells/Eobard Thawne (sulla mancanza di genialità di questo piano ha pesato, speriamo, il fatto di aver visto nuovamente tradita la propria fiducia da parte di una persona cara). Tornato a un anno prima, Barry tramortisce il vecchio sé e affronta nuovamente Hartley Rathaway, ma si ritrova alle calcagna un Time Wraith, il fantasma di un velocista scuro che perseguita chi cerca di alterare la linea temporale grazie alla propria velocità. Sbugiardato ancora una volta da Thawne, Flash riesce comunque a convincere la sua nemesi a rimandarlo indietro con la soluzione della formula, e contemporaneamente a mettere fuori gioco lo spettro grazie all’aiuto di un riabilitato Hartley.

Nella recensione dell’episodio pilota di Legends of Tomorrow venivano evidenziati i rischi dell’imbarcarsi in una trama sui viaggi nel tempo. Il pericolo di banalizzare il tutto è sempre dietro l’angolo, e infatti, se da un lato una storia ben costruita sui chronotrip spesso rappresenta un capolavoro (The Time Traveler’s Wife di Niffenegger, X-Men: Days of Future Past – il fumetto, molte puntate di Doctor Who, Ritorno al futuro e Lost, anche se a modo tutto suo), dall’altro è risaputo che il viaggio nel tempo è altrettanto spesso la scappatoia narrativa più facile per modificare (malamente) gli eventi. In particolare, addentrarsi nelle maglie cronologiche deve avere delle regole da rispettare, altrimenti vale tutto (quindi vale niente).

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Questo episodio di The Flash non ha regole, cambia quello che vuole a piacimento, sia nella formazione dei varchi temporali sia negli eventi stessi, presumendo che allo spettatore debba andare bene così e basta.

Peccato, perché le dinamiche del rapporto tra Flash e Thawne potevano essere interessanti mentre i ruoli tra chi faceva il doppio gioco erano invertiti. Invece gli autori smascherano subito tutto, privando Barry anche di questa rivalsa sull’arcinemico, personaggio che ogni volta che appare ruba la scena a tutti gli altri (nonostante non sia privo di difetti). I due temi portanti della puntata, i fantasmi (reali, come il velocista nero, o “virtuali”, come Thawne ed Eddie) e la loro capacità di ancorarci al passato, si ritorcono così contro lo stesso show, evidenziando le lacune di una serie che non riesce a svincolarsi da dinamiche teen superficialmente affrontate e da una parte action che fa affidamento solo sull’efficacia della CG.

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I personaggi di The Flash sono tutti fantasmi, resi evanescenti da una caratterizzazione schizofrenica di cui Iris Caitlin sono la perfetta sintesi: la prima incapace di superare un lutto lungo un’intera stagione, la seconda che è più allegra da vedova che da fidanzata. La possibilità di cambiare di punto in bianco qualsiasi trama rende ancora più difficile ritrovare una costante che permetta di divincolarsi in un maelstrom di paradossi temporali. Il continuo riferimento alla prima stagione, inoltre, se inizialmente aveva il suo fascino adesso risulta eccessivo per una serie con una mitologia ancora in fieri.

Un mezzo PorcaMiseria in più rispetto all’episodio precedente perché l’idea alla base si presentava invitante e per un po’ ha retto bene, lasciando però successivamente spazio a un turbine di pessime soluzioni narrative.

2.5

 

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Note

  • Il Time Wraith ricorda il Flash Nero, la personificazione della morte che riporta i velocisti alla Forza della Velocità. Ci sarà qualche collegamento?

Su alcuni dialoghi niente da eccepire:

Eterno ritorno dell’uguale

Fa un po’ male

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