Happy!Happy!: un bagno di esilarante follia

Season Recap Il migliore amico di Nick Sax è un immaginario unicorno blu parlante di nome Happy... E questa non è neanche lontanamente la cosa più strana della serie!

8.2

Happy! poteva essere partorito solo dalla mente perversa di Grant Morrison, autore (tra i vari fumetti) della graphic novel Arkham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo – che ha ispirato anche l’omonimo videogame di successo.

Cavalcando la rivoluzione Marvel del piccolo e grande schermo le produzioni televisive si sono fatte in quattro ad accaparrarsi proprietà intellettuali dal magico mondo dei fumetti. Dopo una prima ondata di serie tv di successo, piuttosto mainstream – Daredevil e Arrow, per citarne solo due -, il catalogo si è allargato ad inglobare autori non convenzionali e trasgressivi, come Garth Ennis (Preacher, The Boys) e Mark Millar (Kick-Ass, Kingsman). Era ora che qualcuno scoprisse quel genio di Grant Morrison (Doom Patrol). Sorprende però che, tra i numerosi titoli della sua bibliografia, Bryan Taylor (Crank) pensasse che Happy! fosse quello con le migliori chance di successo.

Il concept nella sua semplicità ruota intorno a Nick Sax, interpretato da Christopher Meloni, un ex poliziotto caduto in disgrazia diventato sicario per la mafia per pagarsi la sua sana dose di alcool & droghe. Dopo un colpo finito male ha un attacco cardiaco e per poco non muore. Al suo risveglio in ambulanza si trova davanti Happy, la cui voce è prestata da Patton Oswalt, un piccolo unicorno blu, che gli chiede aiuto per salvare la sua amica Hailey rapita da Babbo Natale.

Nick è un personaggio da slapstick!

La prima stagione di Happy! è essenzialmente un buddy movie spalmato su 8 episodi, con la strana coppia Nick & Happy che non smette di divertire. La trama fa un uso eccessivo di colpi di scena e deus ex machina che, specialmente nei primi episodi, tolgono ogni senso di suspense ai numerosi ostacoli che Nick Sax deve affrontare. Gli autori hanno scritto Nick come un personaggio da slapstick capace di sopravvivere a un infarto, alla vena del polso segata e a un fatale incidente stradale – questo nella prima puntata!
Si capisce ben presto che questa sospensione della realtà è applicata solo al suo personaggio ed è usata più come punch-line per una facile risata che per portare avanti la storia.

Per riuscire a trovare Hailey, Nick porta avanti un’indagine – se così può essere chiamata – che supera l’idiozia per entrare nel campo della pura follia. I pericoli che affronta la bambina sono però molto reali e risulta quindi frustrante vedere il protagonista perdere tempo con quelle che sembrano false piste. Devo ammettere che sono entrato nello spirito della serie solo al quarto episodio quando Nick & Happy vanno a Chinatown – sicuramente uno degli episodi migliori della prima stagione. Non soltanto perché fa sbellicare dalle risate, ma soprattutto perché gli autori ci hanno mostrato il passato dei protagonisti negli episodi precedenti, permettendoci di capire meglio le loro motivazioni.

Anche se è un racconto grottesco, Happy! mette in scena dei sentimenti veri. È una storia che parla di quanto sia difficile essere genitori e assolvere le aspettative dei propri figli.
Se nella prima stagione Nick deve affrontare un percorso di redenzione per poter salvare Hailey – ed Happy nella sua innocenza è il compagno perfetto -, nella seconda deve riuscire a mantenere le promesse fatte – cosa più facile a dirsi che a farsi. La seconda stagione è superiore alla prima proprio perché fa entrare i personaggi nelle loro aree di pericolo e li mette di fronte ai loro demoni interiori… ed esteriori!

Happy! parla di quanto sia difficile essere genitori e assolvere le aspettative dei propri figli

Il principale cattivo della serie, Francisco “Blue” Scaramucci, è un mafioso italoamericano, interpretato da Ritchie Coster che in tutta la prima stagione mette in scena essenzialmente una poco brillante parodia del peggior Robert De Niro. È nella seconda stagione, quando Blue viene posseduto da Orcus, un demone etrusco, che il personaggio si libera da questa scomoda macchietta e diventa molto più divertente e interessante, utilizzando anche un bizzarro accento british (da notare che in originale i dialoghi sono spesso in italiano o in latino). Nella seconda stagione grazie a Blue assistiamo a una delle più esilaranti relazioni conflittuali della serie, quella tra Blue/Orcus e il suo gigante compagno di cella che interagiscono come fossero marito e moglie.

Happy! è una serie che per un italiano acquista un nuovo e inaspettato livello di lettura, la presa di coscienza dell’immagine che il nostro Bel Paese proietta al di là dei confini nazionali. La scrittura sembra infatti accanirsi particolarmente contro la cultura italiana ridicolizzando la Sacra Romana Chiesa, il familismo amorale della nostra società e la mafia. C’è poco da essere permalosi, però, perché la cultura non è solo “arte”, ma anche Cosa Nostra (ahimè!) e 11 stagioni di Don Matteo! Per capirsi: Una serie come Happy! non potrebbe mai essere prodotta né distribuita dalla RAI.

Anche se è un racconto grottesco, Happy! mette in scena dei sentimenti veri

Happy! è un prodotto strano. Viene dato molto spazio all’azione, presente in modo massiccio in ogni episodio, ma la comicità è il tratto dominante. Caratterizzata da un’ironia dissacrante e blasfema, la scrittura fa ridere con battute su preti pedofili, fastidiosi ciclisti che vengono decapitati con una motosega e suore e bambini che vengono dilaniati da bombe. Ad ogni risata ci si conquista il proprio posto all’Inferno e se siete cattolici non vi basterà una manciata di “ave maria” per riparare al danno!
È un umorismo che non ha rispetto per niente e nessuno. L’immaginario dei bambini viene totalmente decostruito, dai Teletubbies demoniaci al Coniglio pasquale fetish passando per un cosplayer di Babbo Natale che sembra uscito da un racconto di Stephen King!

Il pacchetto con cui Happy! è confezionato è dei migliori. La prima stagione ha uno stile migliore della seconda in quanto scenografia, costumi e fotografia rielaborano in chiave di parodia il look caratteristico del Natale – cosa non altrettanto facile da replicare con la Pasqua.
La regia degli episodi riesce ad essere originale e spesso sorprende il taglio che viene dato alle diverse scene d’azione che altrimenti risulterebbero ripetitive e monotone.
Christopher Meloni  fa un lavoro straordinario con la sua interpretazione che riesce a coniugare Eddie Valiant di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, John McClane di Die Hard e il Drugo de Il Grande Lebowski ottenendo un Nick Sax che è maggiore della somma delle sue parti.

Purtroppo la serie è stata da poco cancellata dal canale via cavo Syfy, ma indiscrezioni riportano che sta vivendo una seconda vita su Netflix dove si dice abbia ottenuto ottimi risultati. La speranza di una terza stagione è quindi nelle mani di Netflix.
Nel frattempo consiglio a tutti di fare un passaparola virale per aumentare le visualizzazioni di questa serie che come il buon vino migliora ad ogni stagione.

  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8.2/10

Summary

Happy! col suo stile di scrittura “gonzo” ha un’ironia dissacrante e blasfema. La regia degli episodi riesce ad essere originale dando un taglio diverso quasi ad ogni scena d’azione. Christopher Meloni fa un lavoro straordinario con la sua interpretazione a metà tra il Drugo e John McClane. Preghiamo il nostro amico immaginario tra le nuvole che Netflix la faccia resuscitare.

Porcamiseria

8.2

Happy! col suo stile di scrittura "gonzo" ha un'ironia dissacrante e blasfema. La regia degli episodi riesce ad essere originale dando un taglio diverso quasi ad ogni scena d'azione. Christopher Meloni fa un lavoro straordinario con la sua interpretazione a metà tra il Drugo e John McClane. Preghiamo il nostro amico immaginario tra le nuvole che Netflix la faccia resuscitare.

Storia 7.5 Tecnica 9 Emozione 8
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