How To Get Away with Murder torna prepotentemente a essere fedele al proprio titolo, con una matassa da sbrogliare particolarmente spinosa. Basta flashback, è tutto vissuto ora, ma soprattutto, a giudicare dalle battute finali dell’episodio, la vittima della follia omicida non è una persona dal passato o dal presente oscuro: Ronald è un “buono” che ci lascia le penne, a causa di un brutto e surreale equivoco.

Il segmento dedicato al crimine di Nate e Bonnie è peraltro il più interessante, passa parecchio tempo facendoci riesaminare il delitto, costruendo passo passo una difesa apparentemente adamantina contro l’FBI. Un pezzo alla volta si guidano interrogatori, si costruiscono alibi e si depistano le indagini, dovremmo essere dalla parte della vittima, ma l’empatia verso i protagonisti ci fa nuovamente sperare che il bene non trionfi.

Don’t Go Dark on Me, nella storyline dell’omicidio di Ron, sembra solo andare con l’acceleratore in alcuni punti, con segreti svelati alla velocità della luce strumentali a mettere tutti sullo stesso piano – Michaela è particolarmente lungimirante in tal senso, e il suo intuito giustifica un Asher altrimenti troppo ansioso di lanciare la patata bollente per deresponsabilizzarsi.

Ogni volta che Eve Rothlo torna a bussare alla porta di Annalise è una ventata di aria fresca, tanto che quasi si spera il personaggio diventi regular della serie, al pari di Oliver. Il suo apporto alla causa è l’ennesimo rimestare nel passato (facendo peraltro emergere nuovi interessanti dettagli dei tempi di Christophe e del fedifrago Sam), che tuttavia serve a poco nei confronti di Gabriel: il figlio segreto non molla l’osso, anzi viene allo scoperto con tutto il gruppo di Annalise, e ogni tentativo di tenerlo lontano dalla morte del padre non fa altro che renderlo ancora più testardo. Non solo, e questo ci fa sperare in un ruolo meno marginale, l’intervento di Eve alla Caplan & Gold apre all’opzione di una liaison con Tegan, finora all’oscuro della sua esistenza e della sua relazione con Annalise.

L’empatia verso i protagonisti ci fa nuovamente sperare che il bene non trionfi

La storia di Gabriel, paradossalmente, ha il difetto opposto rispetto alla parte dedicata a Nate e Bonnie: risulta estremamente lenta e indigesta, priva di spinta narrativa. Aspettiamo che accada qualcosa che smuova le acque, ma a malapena vediamo qualche increspatura sulla superficie, sbadigliando. L’unica, magra consolazione è il collegamento che si intravede tra Gabriel e Ronald, per cui ci prepariamo alla collisione imminente tra i due universi di questo ciclo di How to Get Away with Murder.

Ci aspetta un intenso briefing, con Annalise ormai al corrente dell’omicidio di Ronald, e tutto il gruppo ormai con gli scudi alzati contro ogni inchiesta e indagine. Nel complesso, Don’t Go Dark on Me è il classico episodio senza infamia e senza lode, ma leggermente sottotono rispetto all’episodio di apertura. C’è ancora tanto da dire, e speriamo che Nowalk non faccia perdere la bussola alla propria creatura, che finora viaggia a due velocità complessivamente poco armoniose.

6.5/10

Storia - 6.5/10
7/10

Tecnica - 7/10
6.5/10

Emozione - 6.5/10

6.7/10

Summary

How to Get Away with Murder ci regala un episodio senza infamia e senza lode, che viaggia a due velocità poco armoniose. La speranza di una collisione narrativa tra le due storyline ci fa tuttavia sperare per il futuro della stagione.