Killing EveKilling Eve Season 3: You Are (Not) My Person

Season Recap Eve e Villanelle tornano a rincorrersi per il mondo, cercando di dare nuova linfa ad una trama che inizia a perdere colpi.

7.0

Giunti alla conclusione anche di questa terza stagione, tiriamo le somme di quest’ultima e particolare annata di Killing Eve. La serie ideata da Phoebe Waller-Bridge dopo essere passata tra le mani di Emerald Fennel, nel passaggio alla co-produzione con AMC è stata affidata ad una sceneggiatrice già sotto contratto con l’emittente newyorkese, Suzanne Heathcote. La premiere di questa terza stagione ci aveva convinto solo a metà e allo stesso modo probabilmente possiamo confermare il giudizio anche per i restanti sette episodi, ma andiamo per gradi.

Disclaimer: ovviamente questo pezzo conterrà degli “spoiler” (seppur minimi) in merito alla stagione, quindi se non avete ancora recuperato tutti i nuovi episodi delle fantastiche avventure di Eve e Villanelle fatelo subito, poi tornate qui e finite di leggere l’articolo!

La più grande perplessità emersa durante la season premiere di due mesi fa era principalmente l’idea che Eve e Villanelle avessero fatto una scelta molto netta alla fine della scorsa annata: Eve era arrivata ad un passo dal compiere quel salto nel vuoto che l’avrebbe fatta sprofondare tra le braccia di Villanelle (con tutte le conseguenze del caso), salvo poi tirarsi indietro un istante prima di lasciarsi cadere, mentre la bella assassina, vistasi rifiutare all’ultimo dalla sua anima gemella aveva deciso che se Eve non fosse stata sua, non sarebbe stata più di nessun altro. Fine. Invece no, la serie che vede protagonista l’ex star di Grey’s Anatomy è talmente apprezzata che viene rinnovata a scatola chiusa non per una, ma ben due ulteriori stagioni, quindi adesso che si fa?

Dalla premiere era emerso già un espediente narrativo che non aveva convinto molto: la morte di Kenny (uno “shock” per tutti tranne che per i veterani di South Park) sembrava del tutto estemporanea e poco incisiva per conferire nuova linfa ad una trama sostanzialmente conclusa. Era difficile immaginare delle nuove motivazioni per cui Eve, ovviamente sopravvissuta agli eventi di Roma, sarebbe potuta tornare ad inseguire Villanelle e così è stato.

La morte di Kenny sembrava del tutto estemporanea e troppo poco incisiva per riuscire a riaprire una trama sostanzialmente conclusa

L’ex “dipendente” del MI6, sottolineando ex, aveva deciso di rinunciare alla sua preda, appendendo pistola e manette al chiodo per ricominciare la sua vita in una cucina nei sobborghi di Soho, abbracciando la monotonia della quotidianità e allontanandosi dall’azione. La morte di Kenny però, dopo il classico momento di disperazione alcolica, riaccende la fiamma di Eve che torna in pista decidendo di scoprire da sola cosa sia successo al suo “caro” amico. Il primo scricchiolio nasce proprio qui, Eve è letteralmente una civile, non fa più parte di alcuna forza dell’ordine, eppure si comporta come se lo fosse e decide di diventare la “clochard” dell’ex ufficio di Kenny, vagabondando all’ultimo piano del grattacielo dove ci sono i vari colleghi che condividevano lo spazio con il figlio di Karoline. A differenza proprio delle forze dell’ordine, che catalogano la morte come suicidio abbandonando le indagini ancora prima di cominciarle.

Tutta la stagione sembra essere trainata da questa ricerca: Eve da una parte è pronta a tutto pur di scoprire la verità (anche a scavalcare limiti invalicabili per un civile), Karoline invece inizialmente sembra del tutto arrendevole all’idea, salvo poi rinsavire e mettere a ferro e fuoco l’intera divisione pur di scoprire qualcosa. La cosa che lascia perplessi è che gran parte delle indagini sembrano del tutto campate in aria: è vero che Killing Eve ha sempre fatto del suo punto di forza i personaggi, sfaccettandoli all’inverosimile e donandoli di un’enorme tridimensionalità, però dopo tre stagioni non è possibile che non esista realmente un cattivo. I continui giochi di potere non fanno presa perché tutta quella parte che dovrebbe smuovere la vicenda, cioè quella “cattiva” (o almeno in parvenza), non esiste: i Dodici non solo sono evanescenti, ma proprio non sembrano esistere, vengono sempre nominati, ogni tanto appaiono sotto forma di pedina, ma non suonano mai come una minaccia reale e alla fine torniamo sempre sui protagonisti, che continuano ad inseguirsi senza una reale motivazione.

Le note dolenti finiscono con una delle più incomprensibili scelte narrative degli ultimi anni: “l’uscita dalla serie” di Niko, il marito di Eve (messa tra virgolette perché ormai non si sa più cosa aspettarsi). Il personaggio interpretato da Owen McDonnell era già stato spedito in Polonia, nella sua terra natia, dopo gli infiniti alterchi con Eve, vedendo concludersi – giustamente – il suo arco narrativo, salvo poi essere riesumato giusto in tempo per venire trafitto tra capo e collo dal forcone di Dasha (colei che ha reso Villanelle ciò che è). Ma non è finita qui, perché Niko non muore e lo ritroviamo in ospedale ridotto ad un semi-vegetale giusto in grado di mandare a farsi fottere per un’ultima volta la sua ex moglie, così, perché gli andava.

L’attenzione al dettaglio delle autrici che si sono susseguite durante le tre stagioni rimane intatta nel passaggio di penna e anziché perdere smalto, rafforza la sua potenza

Per fortuna però Killing Eve resta sempre e comunque un’ottima serie, che nonostante la scarsa incisività della trama di questa stagione riesce a costruire e ad approfondire non solo le protagoniste ma anche i comprimari, e soprattutto è in grado di utilizzare comicità ed azione per esporsi su quei temi che si alternano costantemente sulle bocche di tutti con semplicità ed efficacia. L’attenzione al dettaglio delle autrici che si sono susseguite durante le tre stagioni rimane intatta nel passaggio di penna e anziché perdere smalto, rafforza la sua potenza, tracciando una linea guida che si ripercuote durante le varie annate.

Per questo sussultiamo quando vediamo che l’episodio sette, Beautiful Monster, si apre con l’unica sigla della stagione, che allo stesso tempo preannuncia l’imminente ricongiungimento delle nostre protagoniste da un lato e dall’altro rimanda allo splendido finale della scorsa stagione con i colori dei titoli di testa che si tingono di petrolio per accreditare Sandra Oh, e di vermiglio per Jodie Comer, richiamando proprio i loro abiti nello showdown italiano di un anno fa. La stessa cosa succede nell’opening del season finale, dove Eve e Villanelle ballano finalmente insieme, come avevano fatto platonicamente per tutte le stagioni, stavolta in un teatro chiuso, a differenza dei luoghi dello scorso anno, il Colosseo e Villa Adriana, letteralmente dei teatri all’aperto.

Infine, ultima ma non per importanza, l’inarrestabile forza della serie è sicuramente, come avevamo accennato all’inizio, la costruzione dei personaggi e dei loro rapporti, fatti di incroci, di scontri e di rimbalzi, che donano armonia e sensibilità al racconto, realizzando piccole perle estemporanee in grado di far drizzare le antenne allo spettatore e direzionarne l’espressione in un territorio misto di risata e fierezza. La storia di Eve e Villanelle, fondamentalmente, non è altro che una rielaborazione in salsa spy story dell’opera più conosciuta e amata di William Shakespeare, cioè Romeo e Giulietta: un amore impossibile, che nasce da un’attrazione fatale, quasi viscerale, che però non sembra poter sussistere, vuoi per le differenze intrinseche nei due personaggi (Eve e Villanelle sono due donne che appartengono letteralmente a mondi diversi ed entrare nel pianeta dell’altra porterebbe l’una a snaturare sé stessa, negando tutto ciò che è stata fino a quel momento), vuoi per una società che non accetta o permette un amore tanto passionale quanto inaccettabile (tema tanto caro a Pheobe Waller-Bridge che riprende nel suo capolavoro Fleabag e anche indirettamente nella nuovissima Run).

L’inarrestabile forza della serie rimane la costruzione dei personaggi e dei loro rapporti, fatti di incroci, di scontri e di rimbalzi, che donano armonia e sensibilità al racconto

Qui però, proprio in merito a questa imposizione sociale che opprime le passioni umane in un mix di pregiudizio e tradizione, Killing Eve riesce in un istante a soppiantare i canoni del politically correct, andando a relegare a postilla tutti quei dibattiti che intasano gli organi di informazioni e discussione: è quindi normale che il quinto episodio tutto dedicato al passato di Villanelle, Are you from Pinner? – dove la bravissima Jodie Comer (che merita a mani basse il secondo Emmy consecutivo, non ci stancheremo mai di dirlo) ritrova la sua famiglia dopo tanti anni e per non farsi mancare nulla uccide la sua madre biologica – venga messo in onda proprio nel giorno della festa della mamma; o allo stesso modo il season finale, Are you leading or Am i?, dove Villanelle e Eve si trovano a ballare e per l’appunto non sanno chi dovrebbe condurre, visto che nessuna delle due è un uomo, questione risolta in un baleno non dando importanza alla convenzione (anche in questo caso episodio andato in onda nel giorno in cui inizia il mese del Pride).

Quindi nonostante una trama che non ha più nulla da dire, Killing Eve resta sempre e comunque un prodotto splendido, che combina comicità e azione in una maniera che non si vedeva da anni e per fortuna – sì, per fortuna – tornerà per un’ulteriore ed ultima stagione, perché nonostante la vicenda ormai sia del tutto priva d’interesse, vedere in azione dei personaggi così ben caratterizzati è un privilegio di cui ci renderemo davvero conto solo quando non ci saranno più.

  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
7/10

Summary

Killing Eve nonostante una trama che scricchiola da tutte le parti riesce ad intrattenere lo spettatore con i suoi personaggi dirompenti che bucano lo schermo e coprono, parzialmente, i difetti di un prodotto che fatica ad andare avanti.

Porcamiseria

7

Killing Eve nonostante una trama che scricchiola da tutte le parti riesce ad intrattenere lo spettatore con i suoi personaggi dirompenti che bucano lo schermo e coprono, parzialmente, i difetti di un prodotto che fatica ad andare avanti.

Storia 5 Tecnica 8 Emozione 8
Scopri di più sui Porcamiseria

Ti è piaciuta questa stagione?

like
0
Mi è piaciuto
love
0
Tutto!
haha
0
Divertente
wow
0
Porcamiseria!
sad
0
Meh...
angry
0
Che schifo

Commenta l'articolo

Simili a Killing Eve