Luna NeraLuna Nera Season 1: il problema non è il fantasy

Season Recap Negli Usa hanno Game of Thrones, nel Regno Unito c’è Lord of the Rings e in Italia a quanto pare abbiamo Luna Nera... Cosa è successo al fantasy italiano?

4.7

Eppure un tempo il cinema italiano era maestro nei generi! In passato abbiamo trasmesso a spettatori di tutto il mondo la paura con i nostri horror, l’adrenalina con i nostri polizieschi e il senso di stupore con gli effetti speciali dei nostri film di fantascienza. Basti pensare al regista italiano Antonio Margheriti che dopo aver girato nel 1964 un fantasy dal titolo L’arciere delle mille e una notte, fu chiamato da Stanley Kubrick per supervisionare gli effetti speciali di 2001 – Odissea nello Spazio. Più recentemente il cinema italiano di serie B ha ispirato lo stile e i temi dei film di Quentin Tarantino. Cerchiamo allora di capire cosa sia successo alla nostra povera cinematografia analizzando il curioso caso di Luna Nera, originale Netflix. Perché nessuno chiamerà gli autori di questa serie per chiedergli consiglio…

Luna Nera nasce dal primo libro di Tiziana Triana della saga de Le Città Perdute. Parlando di temi importanti e profondi, come l’emancipazione della donna in una cultura maschilista, immerge il lettore in un 1600 immaginario con tinte più scure del reale, dove le streghe sono veramente capaci di praticare la magia. A dare loro la caccia ci sono i Benandanti, crudeli zeloti che difendono un borgo vicino Roma. Il tutto si complica con i segnali di una profezia che sta per avverarsi e l’arrivo di Pietro, il figlio del capo dei Benandanti, che si innamora proprio di una strega. Non si può dire che Netflix abbia rischiato nel dare il green-light a questa serie perché il concept ha tutti gli ingredienti per una storia di sicuro successo. E allora perché la visione provoca gli stessi tormenti di 6 ore di cura Ludovico senza collirio?

Un’antica sapienza è custodita nelle donne, ma loro la temono, la combattono. Tu difendila!

Partiamo dalle cose belle che secondo noi ci sono in Luna Nera. Innanzitutto va elogiata la fotografia, che da un lato ha avuto il compito facile di esaltare la bellezza dei borghi e la campagna italiana – locations perfette per un fantasy – e dall’altro il difficile obbligo di farci dimenticare quanto siano state riutilizzate quelle stesse locations. Valerio Azzali, il direttore della fotografia, è riuscito a innestare nel corso delle 6 puntate la giusta estetica da prodotto di eccellenza. I costumi di Susanna Mastroianni riescono in generale ad amalgamare il racconto storico con elementi anacronistici, nonostante alcuni personaggi risultino grotteschi. Probabilmente anche Marc’Antonio Brandolini, lo scenografo, ha fatto un ottimo lavoro, ma è difficile dirlo in quanto il suo reparto è quello più penalizzato da un budget limitato.

Cos’è che non va in Luna Nera? A un prima disattenta analisi si potrebbe imputare il disastro alla recitazione degli attori. In Italia non si sbaglia quasi mai a parlare male degli attori, perché – purtroppo per loro – di bravi ce ne son pochi. E Luna Nera ne ha qualcuno che farebbe meglio a zappare la terra piuttosto che a calcare la scena. Ma non è colpa loro. Abbiamo enorme pietà per i poveri disgraziati del cast che hanno dovuto recitare in questa serie, perché a loro è stato dato il compito più complesso e impossibile da eseguire: dar vita a dei personaggi che parlano con dialoghi sgraziati e didascalici. Spesso ci troviamo ad elogiare la scrittura di alcune serie tv che si sono discostate dagli stilemi mainstream, che esigevano una costante spiegazione dei conflitti e della storia. Oggi siamo abituati a una scrittura più sottintesa. Luna Nera, invece, con i suoi dialoghi scontati, la sua recitazione prevedibile e i suoi cliché ha lo spessore narrativo di un brutto episodio di Dragon Ball senza replicare lo stesso guilty pleasure.

Io non la voglio questa conoscenza. Io sono una ragazza normale!

A peggiorare una messa in scena già appestata da battute impossibili da recitare c’è stata anche la dozzinale scelta di regia che ha voluto tenere sempre alta la tonalità emotiva degli attori col risultato di azzerarla completamente. Se non ci credete andatevi a rivedere Il Nome della Rosa, dove Nina Fotaras riusciva discretamente a comunicarci le passioni e la rabbia di una ragazza illetterata del 1300, che aveva subito violenza, mentre in Luna Nera sembra impegnata a parodiare Corinna Negri di Boris. Imputabile a una cattiva regia è anche l’uso intermittente e schizofrenico di musiche contemporanee che ci sono parse a volte una caduta di stile. L’ultimo chiodo nella bara di questo esperimento mal riuscito è la scelta di modellare il cattivo di serie su Ariel, il domestico di Zelig interpretato da Marco Marzocca.

Credeteci quando vi diciamo che avremmo preferito scrivervi di quanto fosse bella questa serie, magari spiegarvi cosa non ci aveva convinto o puntare il dito su alcune ingenuità. Purtroppo la scrittura è talmente pessima che la costruzione delle scene oscura anche i pochi aspetti positivi della storia. Si fatica, infatti, a partecipare per i suoi protagonisti. La storia d’amore tra Ade e Pietro, ispirata a Romeo e Giulietta, è fasulla come una banconota da 1 euro perché non c’è tensione sessuale tra i due – neanche quando si baciano. Ci sarebbe piaciuto – per esempio – parlarvi di quanto avevamo apprezzato il personaggio di Cesaria, interpretato da Gloria Carovana, una femmina dalla parte dei maschi e la più terribile dei Benandanti. Purtroppo il suo arco è inesistente, sempre a cavallo tra un triangolo amoroso con Pietro, che gli autori non sono riusciti a ricreare appieno, e la sua contraddizione interna – mai analizzata! – di essere libera, ma repressa da Sante. L’ennesima spunta nella lista di occasioni mancate. Un vero peccato.

Luna Nera è una serie indifendibile. Non riesce ad essere avvincente neanche proseguendo la visione. Luna Nera rappresenta più di mille passi indietro rispetto ai traguardi attuali della serialità italiana. Evidenzia perfettamente come più di 30 anni di quasi totale assenza dei generi dal nostro piccolo e grande schermo abbia atrofizzato generazioni di autori che non riescono più a divertirsi né a far divertire il pubblico.

Auspichiamo così che questo pessimo risultato produca invece una seconda serie dove la produzione faccia tabula rasa di scrittrici e registe per sostituirle con altrettante che abbiano magari inesperienza, ma il coraggio di sbagliare e la capacità di raccontare emozioni. Perché Luna Nera avrebbe i numeri per essere una buona serie fantasy made in Italy, se le fosse data un’occasione.

  • 4/10
    Storia - 4/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 4/10
    Emozione - 4/10
4.7/10

Summary

Luna Nera ha il pregio di raccontare in salsa fantasy l’emancipazione della donna nell’epoca oscura della caccia alle streghe. Purtroppo la serie è appestata da dialoghi scontati, recitazione prevedibile e da pessime scelte di regia. Da scansare come la peste.

Porcamiseria

4.7

Luna Nera ha il pregio di raccontare in salsa fantasy l’emancipazione della donna nell’epoca oscura della caccia alle streghe. Purtroppo la serie è appestata da dialoghi scontati, recitazione prevedibile e da pessime scelte di regia. Da scansare come la peste.

Storia 4 Tecnica 6 Emozione 4
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