Prison Break5×04 The Prisoner’s Dilemma – 5×05 Contingency

Con il consueto spessore di un foglio A4, Prison Break prova a tratteggiare i cambiamenti di personalità di Michael, dimenticando però di far evolvere contestualmente anche il resto del gruppo, statico come un vecchio di fronte a un cantiere.

0.0

Dopo le due buone prove di vitalità offerte nelle scorse settimanePrison Break incappa nuovamente in errori grossolani che compromettono il lavoro e il futuro degli episodi successivi.

The Prisoner’s Dilemma

Nonostante i drammatici pianti dello scorso finale, Michael ha un asso nella manica: in una delle celle d’isolamento è nascosta una via d’uscita, ma combinazione vuole sia quella di Ramal. Il gruppo si trova quindi a dover contare sull’aiuto del terrorista per poter fuggire non solo dalla prigione (che sta per essere raggiunta dall’ISIL), ma dagli altri detenuti, i quali, capitani da Cross, hanno intenzione di farli a pezzi e prendere Ramal come merce di scambio. Nell’estrema confusione degli eventi, Cross viene assassinato e il gruppo riesce ad evadere ma finisce per trovarsi faccia a faccia con l’ISIL. Sarà solo l’intervento di Lincoln a salvare la situazione (e suo fratello) dalla brama omicida di Ramal, la cui uccisione per mano di Whip scatena contro il gruppo di evasi l’intero esercito terrorista. Sul versante americano T-Bag scopre che dietro a Poseidon non si nasconde Kellerman (diventato intanto vittima del misterioso agente), ma bensì Ness, il nuovo marito di Sara.

Rifacendosi alla teoria dei giochi cui accennava Ness qualche episodio fa, l’episodio prende il nome dal famoso dilemma del prigioniero, un problema ideato negli anni 50 il cui corollario, semplificato, è che, in una situazione di rischio per due soggetti, uno dei due tradirà l’altro per ottenere un danno minore. Senza alcuna velleità di approfondimento, Prison Break mette in scena il dilemma nella maniera più esplicita possibile, attenendosi quasi alla lettera all’esperimento mentale, trattandosi di una situazione costruita simmetricamente. Ramal e Michael puntano la propria vita sulle proprie capacità manipolatrici, ma è solo col’intervento esterno di Lincoln prima e Whip poi che Scofield riesce a farla franca.

Il personaggio di Michael in questa stagione è messo di fronte a limiti e imprevisti che nemmeno la sua ossessiva capacità premonitrice riesce a calcolare o fronteggiare. Scofield perde spesso le staffe, si abbandona allo sconforto con una frequenza che nelle passate stagioni era molto ridotta se non assente, mette in stand-by la sua fredda razionalità per colmare l’animo di bile o lacrime. In questa maniera si esplica bene il vissuto del personaggio negli anni trascorsi lontano dai propri cari a lavorare per Poseidon, indicando un cambiamento nella personalità di Michael (sia esso un’evoluzione o involuzione non è ancora chiaro). A questo mutamento non fa eco il fratello, la cui caratterizzazione rimane sempre ai limiti del superficiale e statica dalla prima stagione: Lincoln vive per differenza, la sua personalità è data da ciò che è rimasto fuori da Michael e che con lui fa attrito.

Un attrito però non tra due forze opposte ma tra un elemento in movimento e un corpo statico. Lo stesso accade per Sara, la cui personalità ha la variabilità di un interruttore per la luce: in pericolo o tranquilla fino al pericolo. Paradossalmente sono più sfumati personaggi come T-Bag o Kellerman, che lasciano almeno il dubbio di essere cambiati, anche se di poco. L’impressione che emerge da questo episodio è che la genialità di Michael sia sì parzialmente merito suo, ma in larga parte dovuta alla stupidità dei personaggi secondari. Ad eccezione di Ness, infatti, gli altri agiscono praticamente per inerzia e scioccamente: da Cross al direttore della prigione, per citare Whip sembra proprio

una cazzo di soap opera messicana.

Due porcamiseria e mezzo perché continua a lavorare bene sulla tensione, ma questo Prison Break deve mostrare che sotto tutto questo fumo almeno due o tre fette di arrosto sono mangiabili.

2.5

 

Contingency

Alla notizia che suo marito è Poseidon, Sara corre via come quando ci si ricorda di aver dimenticato il gas aperto. Ness cerca di convincerla che è tutto frutto della sua paranoia e che i suoi rapporti con i sicari di Kellerman rientrano in uno dei piani più stupidi mai concepiti dall’umanità. Ovviamente Sara ci crede. Il gruppo di evasi è intanto braccato dall’ISIL, ma c’è comunque tempo per uno scontro tra fratelli, dato che Lincoln pretende delle risposte sugli ultimi sette anni di Michael. Il pirata terrorista Polifemo con la benda li rintraccia e fa fuori Sid, ma gli altri riescono a fuggire e ad arrivare all’aeroporto in tempo per vedere partire C-Note Sheba con le loro speranze di lasciare il Paese.

Contingency riporta alla mente le atmosfere della seconda stagione di Prison Break, quando, evasi da Fox River, i nostri erano braccati da chiunque e fuggivano da un posto all’altro sfiorando la ricattura o peggio. In questo caso è l’ISIL che li vuole stanare, ma la minaccia rappresentata sparisce in fretta nella scena dell’ospedale abbandonato, dove Ja mette in atto un fenomenale piano sulle note dei Queen per mettere fuori gioco ben due terroristi. Due. Per non parlare dell’intuizione fondamentale di Cyclops, che solo guardando la cartina riesce a capire che il gruppo passerà dalla stazione anziché dall’aeroporto.

Le tensioni tra i fratelli esplodono in questa puntata, con Lincoln giustamente provato dai segreti di Michael. Onestamente le motivazioni di Scofield per assoggettarsi a Poseidon stridono un bel po’ col personaggio fiero, maturo e stanco di essere privato della libertà nel finale della quarta stagione. Michael doveva aver capito che da solo non avrebbe potuto risolvere l’affaire Poseidon, c’erano state quattro stagioni di Prison Break a insegnarglielo. L’ennesimo pianto (il terzo in tre puntate) non fa altro che minare l’empatia col personaggio, cambiato sì, ma forse troppo e senza coerenza col vissuto passato.

Un episodio cosparso di illogicità ed elementi grossolanamente superficiali che fa ripiombare Prison Break nel baratro dell’insufficienza e che speriamo venga presto dimenticato per fare spazio a puntate che non facciano riconsiderare l’utilità di questo ritorno.

2

 

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