Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.2×15 One Door Closes

Nella scorsa doppia recensione, avevo assegnato 3 porcamiseria ad entrambe le puntate, sottolineando come Love in the Time of HYDRA fosse un episodio di transizione, che preparava la carne per metterla sul fuoco nelle puntate successive in attesa del finale di stagione e, prima ancora, del crossover con The Avengers: Age of Ultron. Bene, posso […]

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Nella scorsa doppia recensione, avevo assegnato 3 porcamiseria ad entrambe le puntate, sottolineando come Love in the Time of HYDRA fosse un episodio di transizione, che preparava la carne per metterla sul fuoco nelle puntate successive in attesa del finale di stagione e, prima ancora, del crossover con The Avengers: Age of Ultron.

Bene, posso ora affermare con assoluta certezza che avevo ragione: One Door Closes è un episodio esplosivo. Azione a badilate, graditissimi ritorni, tante connessioni con i film Marvel e tutte le trame rimaste aperte che proseguono e si intrecciano tra loro.

S.H.I.E.L.D. Vs. S.H.I.E.L.D.

È finalmente guerra aperta tra le due fazioni, la nostra capitanata da Coulson e quella del vero S.H.I.E.L.D. guidata da Robert Gonzales. Phil dà una possibilità a Mack per confessare e rivelargli per chi lavora e con chi collabora, ma quello che non si aspetta è che a complottare insieme a lui sia nientemeno che la sua fidata Bobbi. Lo scontro che segue tra Bobbi e Melinda May – che peraltro sono i miei due personaggi preferiti insieme a Hunter – è un momento di epicità vera, due donne cazzutissime che sfoggiano tutta la loro abilità nel combattimento corpo a corpo per appropriarsi dell’ormai famosa toolbox di Nick Fury.

Ma c’è anche qualcun’altro che tira fuori tutta la sua abilità, riportandoci con la mente ai primi episodi della stagione: si tratta di Jemma Simmons, che sfruttando le sue doti da attrice – che, ricorderete, aveva dimostrato mentre era sotto copertura all’HYDRA – riesce a ingannare Bobbi, rendendola inoffensiva e riappropriandosi della toolbox.

Soddisfazione, questa, destinata a durare poco, visto che l’irruzione degli uomini di Gonzales nella base di Coulson ribalta di nuovo le carte in tavola. Per fortuna, almeno abbiamo l’occasione di vedere un primo rappacificamento tra Fitz e Simmons, dopo un’intera stagione di freddezza e distacco: i due, tenuti prigionieri, si tengono per mano facendosi coraggio a vicenda, e io tipo occhi a cuore per cinque minuti buoni.

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Nel mentre, i due grandi capi, Coulson e Gonzales, hanno modo di confrontarsi sulle proprie posizioni.

Il primo, facendosi valere come unico e vero direttore dello S.H.I.E.L.D., rivendica il proprio operato, sottolineando come abbia sconfitto l’HYDRA – il vero nemico – e raso al suolo la città aliena. Gonzales, dal canto suo, scarica la colpa di tutto quanto su Nick Fury e sui suoi segreti – come il progetto Insight o la stessa resurrezione di Coulson – vedendoli come il reale motivo scatenante della caduta dello S.H.I.E.L.D.

I due non avranno troppo tempo di approfondire la questione, comunque: May riesce a far fuggire Coulson tramite un passaggio segreto offrendosi come “prigioniera” al suo posto.

Lo scontro tra le due fazioni dello S.H.I.E.L.D. è veramente ben costruito, sia in termini di azione pura, sia per quanto riguarda dialoghi e recitazione: il dialogo Coulson/Gonzales è davvero intenso, mentre Adrianne Palicki e Henry Simmons fanno un gran lavoro nel rendere le personalità risolute ma allo stesso tempo preoccupate di Bobbi e Mack. Non vedo l’ora di scoprire come tutto ciò proseguirà, specie ora che Coulson potrà contare solamente sull’aiuto di Hunter.

The day S.H.I.E.L.D. fell

Un episodio, dicevamo, oltre che di grande azione, anche di connessioni coi film Marvel e di graditi ritorni. Tutto ciò si è concretizzato in una serie di flashback, che ci hanno trasportato al giorno in cui l’HYDRA – nella persona di Alexander Pierce – ha preso il controllo dello S.H.I.E.L.D. e del progetto Insight. Tutti eventi, lo ricordo, dei quali siamo stati testimoni in Captain America: The Winter Soldier, a ulteriore dimostrazione di quanto il crossover con quel film – il mio preferito tra i Marvel movies – abbia influito nella mitologia di questa serie.

Mentre il film ci mostrava ciò che accadeva ai vertici dello S.H.I.E.L.D., e mentre la prima stagione di questa serie ci faceva vivere le ripercussioni di quegli eventi sui nostri agenti preferiti, One Door Closes ci mostra cos’è successo agli altri agenti, ossia Bobbi, Mack e una rediviva Hartley, interpretata come nella season premiere da Lucy Lawless. Li vediamo lottare con tutte le loro forze per salvare sia Gonzales, gravemente ferito, che loro stessi, mentre tutto intorno a loro esplodeva lo scontro con l’HYDRA.

I flashback, oltre a fare del sano fanservice, sono serviti a introdurci nel modo di pensare del “vero S.H.I.E.L.D.”: contravvenire agli ordini di Fury è stato ciò che ha permesso loro di salvarsi la pellaccia, facendo riflettere sia Bobbi che Gonzales sul loro reale ruolo nell’organizzazione e probabilmente spingendoli, dopo la scoperta della (finta) morte di Fury, a creare un nuovo futuro per lo S.H.I.E.L.D., privo di segreti e menzogne.

Certo, fa riflettere come, per creare uno S.H.I.E.L.D. di questo tipo, Gonzales sia dovuto ricorrere a spie, stratagemmi e doppiogioco, tutti elementi tipici di quel tipo di organizzazione che lui tanto disprezza. E glielo fa notare anche Coulson, nel presente, dicendogli che “avrebbero potuto semplicemente parlarne”.

La sequenza di flashback comunque è all’altezza del resto della puntata, facendoci respirare la stessa aria di tensione emotiva che permeava gli ultimi, stupendi episodi della prima stagione.

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Skye, o Daisy, o Quake. Insomma, quella lì.

La povera Skye nel frattempo è ancora al cottage di Fury – che scopriamo in realtà essere di Bruce Banner/Hulk – e tenta di controllare i suoi poteri, anche attraverso i guanti forniti da Simmons. Una visita inaspettata però sconvolge il suo “soggiorno”: si tratta di Gordon, l’Inumano senz’occhi che già ha prelevato Raina e Cal.

Finalmente lo sentiamo parlare un po’ di più, e si mostra comprensivo nei confronti di Skye: essendoci già passato, pur facilitato dall’avere una guida (la madre di Skye, appunto), elargisce consigli alla ragazza ancora sconvolta dalla trasformazione, offrendole il suo aiuto per poter finalmente accettarsi per com’è ora.

Come quello di Coulson e Gonzales, anche il dialogo tra Skye e Gordon è veramente intenso, lasciando trasparire il dramma che l’uomo ha vissuto e superato e che invece la ragazza sta ancora vivendo in pieno. In questa situazione, Gordon si configura sempre di più come la versione inumana del professor Xavier degli X-Men, recuperando Inumani appena passati per la Terrigenesi e, almeno apparentemente, aiutandoli ad accettarsi mentre il mondo fuori li osteggia e li discrimina.

E di sicuro Gordon è uno che mantiene le promesse. Quando infatti Bobbi e la sua squadra arrivano per catturare Skye, lei per difendersi sprigiona involontariamente un’onda d’urto che rade al suolo la zona circostante (e ferisce Calderon, che enorme dispiacere); forse sconvolta dal suo potere, forse solo impaurita, Skye sussurra il nome di Gordon e lui si precipita a teletrasportarla via. Chissà, forse è arrivato finalmente il momento di vedere qualche altro Inumano e scoprire qualche nuovo potere e personaggio: in tal caso, non vedo l’ora.

Inutile ribadirlo: un episodio praticamente perfetto, che combina tanta buona azione ben coreografata con nuove rivelazioni e dialoghi ben scritti e interpretati. La corsa verso il finale di stagione è cominciata e parte con l’en plein di 5 porcamiseria: se questo è ciò che ci aspetta nei prossimi episodi, la Marvel ha fatto il colpaccio, di nuovo.

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Note per nerd

  • I riferimenti agli Avengers e ai film si moltiplicano episodio dopo episodio: decisamente ci stiamo avvicinando all’uscita del sequel.
  • Gordon rivela a Skye che il suo potere è molto di più che scatenare terremoti: può infatti controllare la naturale vibrazione degli oggetti. Se così davvero fosse, la Skye della serie sarebbe molto più potente della sua controparte fumettistica, Quake.

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