Come ogni anno, Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. sembra ricadere nei soliti errori: partire con una première col botto, inserirci tante storyline accattivanti e tanti ammiccamenti tattici agli spettatori per poi continuare nel secondo episodio con qualcosa di piuttosto confuso e senza il brio della prima puntata. Questo andazzo prosegue più o meno fino alla quinta puntata, dove inizia a risollevarsi per tirar fuori poi un mid-season finale con i controfiocchi – vi ricordate quello dell’anno scorso? Insomma, che lo S.H.I.E.L.D. fosse un po’ preda delle montagne russe è noto e risaputo. Questa seconda puntata, dunque, non fa eccezione.
Teschi e Fantasmi
Per quanto Halloween si avvicini no, non è un riferimento al 31 ottobre. Meet the New Boss si articola alla perfezione su tre livelli, mostrandoci come tutti e tre finiscono per intrecciarsi in un’unica grande storyline – il che potrebbe essere un bene, se la puntata non risultasse piuttosto confusionaria. Non tanto per la regia, quanto proprio per le spiegazioni assenti che lasciano lo spettatore piuttosto confuso: non si chiede di certo lo spiegone, ma se qualcuno ha capito qualcosa della storyline dei fantasmi – che fantasmi proprio non sono, quanto più esperimenti mal riusciti di nonsisachi – alzi la mano.
Questo è il primo filone: salta fuori che la tizia creepy che gironzolava dalle parti della base dello S.H.I.E.L.D. e che ha “infettato” pure May non è l’unica. In un balzo di luogo che ancora non mi è chiaro, riesce a trovare i suoi simili rinchiusi in misteriose scatole formate da una lega super resistente e super misteriosa – aliena, ipotizza Fitz, il che non guasterebbe. Ma perché, ci chiediamo? Chi sono davvero? E che cos’è il Darkhold? Nell’universo Marvel, il misterioso libro citato dagli spettri è una sorta di necronomicon, creato da una divinità chiamata Chthon e primo ad aver praticato la magia oscura.
Probabilmente è uno degli espedienti per introdurre finalmente anche nella serie tv la componente magica, vista e considerata l’imminente uscita del Doctor Strange al cinema, ma per quanto sia apprezzabile la curiosità, questo stratagemma di rendere decisamente oscuro il perché ci siano queste creature rischia di creare solo smarrimento in chi assiste al tutto. Soprattutto se la storia fumettistica è ignota.
Da tutt’altra parte – seconda storyline – assistiamo all’incontro senza fiamme o botte tra Daisy e Robbie, alias Ghost Rider. Sempre di “fantasmi” si tratta, ma in questo caso scopriamo che Robbie non è un Inumano, come inizialmente pensava l’agente Johnson, ma bensì ha fatto ciò che molti prima di lui hanno disperatamente tentato di fare. Quando non si hanno più alternative e nessuno lassù sembra ascoltarti, c’è sempre qualcuno disposto a comprare la tua anima: il Diavolo in questo caso, l’unico che ha ascoltato il bisogno di vendetta di Robbie e gli ha fornito gli strumenti per attuarlo.
Il confronto tra lui e Daisy non ha nulla dello spessore che The Punisher e Matt Murdock hanno regalato al loro scambio nella terza puntata della seconda stagione di Daredevil – e si parla del MCU, comunque – e la figura di antieroe che dovrebbe incarnare Ghost Rider ne esce sbiadita. Forse perché proprio la stessa Daisy non è del tutto a fuoco, divorata dal senso di colpa e dalla voglia di ribellione che l’ha trasformata da agente operativo a Quake. Fatto sta che l’accenno che fa ai Watchdogs e al fatto che adesso lavorino per i cinesi fa scattare qualcosa in Robbie che lo spinge dritto dritto nella base in cui Fitz e Mack sono stati spediti per recuperare gli altri “contenitori”, quelli che ospitano i fantasmi per intenderci.Gabriel Luna è piuttosto bravo, per quanto in due episodi sia difficile giudicare, ma il loro dialogo manca di mordente.
Il terzo e ultimo filone è quello più debole di tutto l’episodio: finalmente scopriamo chi è il nuovo Director e il nome a dirla tutta non ci dice granché: Jeffrey. Niente cognome. Di nuovo, la curiosità spinge a indagare e si scopre che Jeffrey di cognome fa Mace e nei fumetti è Patriota – un eroe che definire “a stelle e strisce” sarebbe riduttivo. Ha combattuto al fianco di Steve Rogers e successivamente Bucky, quando ha indossato lui il costume da Captain America. Insomma, non è esattamente mr. Nobody, e quando si scopre che ha una super forza la curiosità aumenta – qua è definito addirittura Inumano, quindi sospetto che la sua storia sia un tantinello diversa rispetto alla controparte fumettistica.
Sicuramente è encomiabile che abbiano sottolineato come sia in realtà Coulson il vero capo dello S.H.I.EL.D. e Jeffrey sia stato messo lì come burattino dal governo, perché adesso i fondi vengono dall’ONU, perché dopo gli Accordi di Sokovia serve trasparenza, perché lo S.H.I.EL.D. vuole tornare alla ribalta con l’immagine rassicurante di qualcuno tutto sorrisi che porta a spasso membri del governo a fare tour nella Base Segreta. La continuità con il MCU fila liscia come l’olio, l’interesse in questo nuovo personaggio un po’ meno.
Nel frattempo, May è stata portata via delirante a causa degli spettri che l’hanno “posseduta”, Fitz continua a tenere nascosto l’androide a Simmons e la storia è solo all’inizio. Molta, moltissima carne al fuoco e troppo poco tempo per cuocerla bene. O non farla bruciare. Il rischio è quello.
Questa settimana si becca la sufficienza, per un pelo. Le idee sono buone, l’esecuzione non così tanto. Sappiamo che può dare molto di più, che Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. può stupire e incuriosire senza lasciare spaesati. Forza e coraggio.
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Si accettano scommesse una romance tra Daisy e Robbie da qui a un qualsiasi momento della stagione.#AgentsofSHIELD
— Virginia (@jaimelsnnister) September 29, 2016
#wemissyou.
#AgentsofSHIELD è una serie fantastica, ma sapete cosa la migliorerebbe? BOBBI E HUNTER!
— the girl on diet (@stayawaymuggles) September 28, 2016
Reazioni composte:
#AgentsofSHIELD nominano Peggy Carter e penso a quella meraviglia di #AgentCarter ed è subito: pic.twitter.com/9MI5IkzINW
— lexa kom trikru♀ (@_hedaleksa) September 28, 2016
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