Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.4×15 Self Control – 4×16 What If…

Si chiude una porta, si apre un portone: la storyline dei LMD si chiude con un (secondo) mid-season finale al cardiopalma, mentre il nuovo ciclo Agents of HYDRA inizia fin da subito a livelli altissimi, non facendosi mancare citazioni dal MCU e oltre. Semmai ci fossero ancora dubbi sulla qualità di questa serie, i due episodi che andiamo a recensire li scardinano definitivamente.

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Non è semplice scrivere di due episodi così distanti tra loro, sia come programmazione sia a livello di tono e di tematiche, ma di sicuro una cosa in comune ce l’hanno, e su questa mi baserò per la mia recensione: i protagonisti di Agents of S.H.I.E.L.D. tornano al centro dell’attenzione come mai prima d’ora inanellando i due migliori episodi di questa stagione e, molto probabilmente, dell’intera serie.

La regola del sospetto

LMD, LMD ovunque. Dopo la sconfitta di Ivanov e il cliffhanger mozzafiato dell’episodio precedente, Fitz e Simmons si ritrovano soli contro tutti: chiunque potrebbe essere un Life Model Decoy e chiunque potrebbe in realtà essere una minaccia. Jemma, in particolare, se ne renderà conto molto in fretta, dato che lo stesso Fitz si rivela essere un androide: lei e Daisy rimangono perciò gli ultimi avamposti difensivi dello S.H.I.E.L.D. contro questi nuovi LMD che, al contrario di May, sono perfettamente coscienti della loro condizione.

Impossibile non pensare a Westworld o a Battlestar Galactica, e nel caso della serie Marvel – che, ricordiamolo, non sa mantenere i segreti e vive di tempi serratissimi – il clima di ansia e sospetto cresce esponenzialmente. Solo una serie che in quattro anni ha saputo costruire una rosa di protagonisti delineati fin nella minima sfaccettatura può permettersi episodi come questo (e come il successivo, che vedremo tra un po’): lo scontro tra Fitz e Simmons, fatto di disperazione dettata dal sospetto, è a dir poco straziante, e lo spettatore non può che far propria anche l’ansia di Daisy circondata da cloni malvagi dei propri amici e di sé stessa. Allo stesso modo, colpisce il sacrificio di May, o meglio di LMayD, che per quanto “basata” su una dei protagonisti, è in realtà un personaggio che conosciamo davvero solo da pochissime puntate.

Con quello che è forse uno degli episodi più dark dell’intera Agents of S.H.I.E.L.D. si chiude così il secondo arco narrativo della stagione, con un nuovo cliffhanger che mostra un mondo controllato dall’HYDRA e che non può non ricordare il finale della prima stagione di Fringe. Arrivati a questo punto, possiamo affermare che la nuova struttura in tre atti funziona: pochissimi sono stati i momenti morti e le puntate che rasentavano il filler e il concentrarsi su tre archi narrativi connessi ma distinti ha decisamente giovato sia al racconto generale sia allo sviluppo dei personaggi.

Hail the New World Order

Archiviato Ghost Rider, chiuso LMD, si spalancano le porte di Agents of HYDRA, e anche questa volta il nuovo filone narrativo non sarebbe stato possibile senza il lavoro certosino sui personaggi portato avanti dalla serie.

La nuova realtà parallela – o virtuale che dir si voglia, trattandosi del Framework – ricorda molto da vicino la sesta stagione di Lost: un nuovo mondo dalla prospettiva ribaltata, un What If (come recita il titolo stesso dell’episodio) che ci mostra, irrimediabilmente, gli effetti della teoria del caos. Là era il mancato schianto del volo 815, qui invece il famoso battito d’ali della farfalla è intimamente legato alla storia personale di Melinda May: in questo mondo, la Cavalleria non ha mai ucciso la bambina inumana in Bahrein, e quest’ultima si è resa successivamente responsabile di una strage di massa che ha portato l’HYDRA a prosperare fomentando la paura e demonizzando tutti gli Inumani. Un governo totalitario – persino i documenti sono marchiati HYDRA, a dimostrazione che non è una semplice agenzia governativa come lo S.H.I.E.L.D. ma un vero e proprio regime – che comanda col pugno di ferro, sequestrando persone, impedendo lo sviluppo tecnologico, propagandando il timore del diverso persino nelle scuole. Un mondo, insomma, messo peggio di quello di The Man in the High Castle.

Agents of S.H.I.E.L.D. HYDRA fa in questo caso un lavoro egregio nel delineare questa nuova realtà e nel definirne i personaggi chiave, come una glaciale May braccio destro del The Doctor (che altri non è che un perfido Fitz, reso tale probabilmente dalla morte di Simmons), un redivivo Grant Ward che anche in questo nuovo mondo si rivela un agente doppiogiochista e infine lei, il deus ex machina del Nuovo Ordine Mondiale: Madame Hydra, personaggio chiave dei fumetti che in questa versione è incarnata da un’Aida che è mente e cuore dell’intero Framework. In tutto ciò, si muovono le Daisy e Jemma “reali”, che – continuando il paragone con Lost – svolgono il ruolo di Desmond tentando di risvegliare gli amici prigionieri di questa realtà.

In questi due episodi, gli autori si divertono a giocare con i propri personaggi, a rimescolarne caratteristiche e peculiarità, a sfruttarne i punti di forza per creare qualcosa di totalmente nuovo e, ora possiamo dirlo, di perfettamente riuscito. Basti pensare a Tahiti, che anche qui è un magical place, o al rapporto quasi padre-figlia di Coulson e Daisy che riaffiora negli ultimi secondi dell’episodio; basti pensare a dettagli come l’intreccio amoroso tra il Dottore e Madame Hydra, che gioca sul rapporto tra Fitz e Simmons degli ultimi episodi; o ancora al fulcro di tutto il Framework, ossia l’episodio più traumatico della vita di Melinda May: Agents of S.H.I.E.L.D. HYDRA ha creato una propria mitologia, un universo di personaggi a tutto tondo che gli autori dimostrano di conoscere a fondo e di saper padroneggiare abilmente. Dopo il trionfo di Self Control, nettamente uno dei migliori episodi di sempre, non ci aspettavamo nulla di meno da What If…, che ha saputo intrattenere, emozionare e, perché no, far riflettere come solo questa serie sa fare. Peccato che, come buona parte dei prodotti validi e meritevoli, la serie sia a rischio cancellazione: noi di SerialFreaks alla ABC non lo perdoneremo mai.

Qualora non fosse chiaro, i porcamiseria sono cinque, per entrambi gli episodi. Bravi tutti.

5

 

Note da nerd

  • I What If sono molto popolari nel mondo dei fumetti (Marvel e non solo): sono storie, tendenzialmente autoconclusive e scollegate dalla continuity, che vanno a ripercorrere episodi chiave modificandone alcuni eventi. Così ha fatto anche Agents of S.H.I.E.L.D., seppur in scala ben più grande.
  • Per la prima volta nella storia della serie, la trama si svolge in parte al Triskelion, ossia la sede centrale dello S.H.I.E.L.D., che finora avevamo visto solo in Captain America: Winter Soldier.
  • Madame Hydra è una supercattiva dell’Universo Marvel, nemica sia degli Avengers che degli X-Men. Nei fumetti il suo nome è Ophelia Sarkissian, mentre qui come abbiamo visto è incarnata nientemeno che da Aida, mantenendo però il caratteristico colore verde e nero di abiti e acconciatura.
  • E a proposito di Avengers, chissà qual è la loro situazione all’interno del Framework: esistono? Sono al soldo dell’HYDRA? Chissà se qualche easter egg dei prossimi episodi ce lo rivelerà.

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Trepidante attesa

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