Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.Agents of HYDRA: Hail the New World Order

L'ultimo arco narrativo di questa quarta stagione di Agents of S.H.I.E.L.D. si chiude in maniera eccelsa, con un finale al cardiopalma che tira tutti gli innumerevoli fili e getta le basi per la nuova stagione. Agents of HYDRA diventa così l'esempio perfetto di come si fa una serie di supereroi: personaggi delineati in ogni sfumatura, trame e sottotrame progettate alla perfezione e il corretto bilanciamento tra azione e world building.

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Accingendosi a scrivere questo recap, è particolarmente difficile non lasciarsi sopraffare dall’eccitazione e rimanere lucidi e obiettivi, specialmente quando ci si trova di fronte al miglior arco narrativo della quadriennale storia di Agents of S.H.I.E.L.D.. Ne avevamo già parlato recensendo What if…, l’episodio che aveva dato il via alla realtà alternativa del Framework, ma quello che non potevamo aspettarci all’epoca era che l’intera storyline di Agents of HYDRA fosse destinata a un crescendo di qualità e di emozioni, culminate in un season finale al cardiopalma e nel rinnovo ufficiale per la quinta stagione.

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Prima, però, occorre fare una piccola valutazione sulla serie nel suo complesso. Sia chiaro, a SerialFreaks non ci divertiamo certo a massacrare ogni settimana le serie DC – no, non è vero, un po’ ci divertiamo eccome – e vorremmo davvero che Arrow e The Flash fossero serie ben migliori di quello che si ritrovano ad essere. Ma Agents of S.H.I.E.L.D è, semplicemente, su un altro livello: non abbiamo troppe remore nel dichiararla la miglior serie di supereroi attualmente in circolazione, e lo è senza nemmeno avere i supereroi. Certo, ci sono i poteri degli Inumani, c’è Ghost Rider – peraltro protagonista, nel finale, di alcune scene d’azione insieme a Quake semplicemente meravigliose – ma non è certo questo a rendere la serie quel piccolo gioiellino che è.

Alla base di tutto, c’è la solidità narrativa. Agents of S.H.I.E.L.D. fa della fedeltà al materiale d’origine il suo punto di forza, non tanto per il background dei personaggi – rivisitati secondo le logiche dell’intero MCU – quanto per il dipanarsi degli eventi: un bilanciamento di scene d’azione e di approfondimento psicologico dei personaggi da manuale, la gestione impeccabile delle sottotrame – mai del tutto slegate dal main plot, con il quale hanno un rapporto simbiotico di influenza reciproca – e un’attenzione al quadro complessivo che va a beneficio della coerenza e della coesione narrativa.

La suddivisione di questa quarta stagione in tre “capitoli” ben distinti – Ghost Rider, LMD e Agents of HYDRA – ha dimostrato che le full season da 22-23 episodi non sono morte, hanno solo bisogno di essere reinventate e supportate da un team di sceneggiatori all’altezza. Abbiamo scherzato più volte sull’abitudine della serie di non riuscire a trattenere i segreti per più di due episodi, ma si tratta in realtà di un espediente narrativo che riduce al minimo gli episodi filler – in Agents of HYDRA, per esempio, non ce n’è stato nemmeno uno – creando una trama solida, potente, bilanciata. E tutto ciò dimostra anche, qualora fosse stato necessario, che non c’è bisogno di essere per forza sopra le righe (Legion) o dare parvenza d’autorialità (Daredevil): per fare una serie tv di supereroi, ci vogliono semplicemente gli autori giusti.

Master of Puppets

Il pregio principale dell’ultimo filone narrativo, Agents of HYDRA, è stato il coraggio. Gli autori della serie hanno preso i personaggi, hanno distrutto completamente le fondamenta del loro mondo, li hanno rimessi lì e hanno detto: ”Ok, ora vediamo come vi comportate”. Un intero nuovo mondo – distopico, e come tale denso di più o meno velati messaggi di denuncia sociale – ottenuto semplicemente alterando il background dei personaggi principali, “rimuovendo il loro più grande rimpianto” (per dirla con le parole di Aida/Madame Hydra), per poi renderli di nuovo coscienti di tutte le loro azioni, in una vita e nell’altra.

Le full season da 22-23 episodi non sono morte, hanno solo bisogno di essere reinventate e supportate da un team di sceneggiatori all’altezza.

Un evento di portata catastrofica, difficile da elaborare soprattutto per chi si è ritrovato ad essere, in questo nuovo mondo, una specie di signore del male. Fitz diventa così il personaggio chiave, il centro di tutte le vicende, più di Coulson o di Daisy. Tutto ciò che è avvenuto in questa stagione, dalla costruzione della stessa Aida alle sperimentazioni con il Darkhold fino all’avvento del Framework, è riconducibile a Fitz, supportato dall’ottima recitazione di Iain De Caestecker. Del resto, Leo Fitz e Jemma Simmons sono la massima espressione dell’eccelsa gestione dei personaggi: lo stereotipo dei nerd scientist intelligentissimi in ogni campo – così erano nella prima stagione – si è evoluto in una coppia di personaggi a 360 gradi, capaci di reggere sulle loro spalle l’intero svolgersi degli eventi, di essere protagonisti e di raccontare una storia d’amore senza dover per forza smielare con psicodrammi inutili (capito come si fa, Barry Allen e Iris West?).

Non solo FitzSimmons, comunque: tutti i personaggi sono stati in qualche modo profondamente segnati dal terremoto che è stata l’avventura nel Framework. Phil e May, finalmente riuniti dopo innumerevoli puntate, dovranno ora fare i conti con i propri sentimenti; Mack dovrà superare per la seconda volta la perdita della figlia, supportato però questa volta da Yo-Yo e dai ricordi – lunghi diversi anni – del tempo trascorso con la piccola Hope; Daisy ha finalmente preso coscienza del proprio ruolo, in un monologo di incoraggiamento a Fitz (e all’intero team) che si pone in maniera diametralmente opposta alla situazione vista nella premiere di stagione. Spiace solo per la morte di Ophelia, probabilmente il miglior villain della serie, la cui interpretazione da parte di Mallory Jansen dà sicuramente un quid in più all’intero arco narrativo (la scena in cui impazzisce definitivamente dopo essere stata scaricata da Fitz è stupenda e inquietante allo stesso tempo).

World’s End

La genialità degli autori, però, sta anche nell’aver tirato tutti i fili nel gran finale, l’episodio in cui tutti e tre gli archi narrativi si sono ricollegati e conclusi, gettando al contempo le basi per la nuova stagione. Il ritorno di un Robbie Reyes in forma smagliante chiude il capitolo Ghost Rider, riportando il Darkhold in posti ben più consoni e delineando un futuro inquietante per Coulson. L’arco degli LMD si conclude con la morte definitiva di Aida/Ophelia, lasciando però Ivanov a piede libero (o a testa libera) e con una gran voglia di eliminare gli Inumani dalla faccia della terra. Infine, lo spegnimento del Framework – con il ritorno alla realtà di Mack e Yo-Yo – chiude Agents of HYDRA, con una squadra ancora sconvolta da quanto vissuto nella realtà alternativa di Madame Hydra e con gli ormai classici dieci secondi finali a lasciarci pieni di interrogativi. Un finale praticamente perfetto.

Impossibile non dare cinque porcamiseria all’intero Agents of HYDRA. C’è chi si lamenta dell’aumento vertiginoso del numero di serie supereroistiche attualmente in tv e sulle piattaforme di streaming, ma il problema, semmai, è che non tutte sono Agents of S.H.I.E.L.D.

5

 

Note da nerd

  • Il portale aperto sul finale da Ghost Rider è fatto esattamente come i portali dimensionali aperti da Doctor Strange. Che i “nuovi trucchetti” a cui accenna li abbia imparati proprio da lui?
  • Probabilmente è un’impressione solo mia, ma… a voi la scena di Radcliffe sulla spiaggia non ha ricordato il finale di Rogue One?
  • E già che siamo in tema di citazioni, la scena finale alla tavola calda ricorda molto la end credits scene di Avengers, in cui i supereroi si ritrovavano a mangiare shawarma dopo la battaglia di New York.
  • Come ogni anno, è il momento di sbizzarrirsi sugli ultimi minuti del season finale: la quinta stagione si legherà direttamente alla nuova Marvel’s Inhumans (e quindi Coulson si troverebbe da qualche parte intorno ad Attilan), oppure – e qui la cosa si fa davvero molto interessante – gli agenti dello S.H.I.E.L.D. saranno coinvolti direttamente in Thor: Ragnarok o addirittura nella Infinity War degli Avengers e dei Guardiani della Galassia contro Thanos? Magari, anzi probabilmente, nessuna delle tre, però che bello fantasticare sulle fan theory, eh?

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