Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.Agents of S.H.I.E.L.D. Season 6: No More Marvel

Season Recap Non è facile essere originali quando si tratta di salvare il mondo per la sesta volta. Però almeno sforzarsi non sarebbe stato male.

4.7

Come già anticipato dalla recensione della premièreAgents of S.H.I.E.L.D. in questa sesta stagione andata in onda si è trovata per la prima volta a staccarsi completamente dalla controparte cinematografica, eliminando qualsiasi riferimento al Marvel Cinematic Universe (a meno di qualche tiratissimo easter egg, come la Culver University del Dottor Benson). Il risultato di questo primo giro “senza rotelle” non soddisfa appieno le aspettative, già ampiamente ridimensionate dall’altalenante stagione scorsa.

La stagione, composta da tredici episodi, consta di due parti ben distinte: nella prima il gruppo è diviso in due squadre, impegnate rispettivamente nello svelamento del mistero dell’identità di Sarge e nel recupero di Fitz dallo spazio; la seconda tranche della stagione vede invece gli agenti nuovamente riuniti affrontare Izel e la promessa della sua apocalisse. Dei due filoni principali proprio quello nello spazio è il più debole, complice una trama ampiamente vista (il recupero di Fitz che per forza di cose richiama al ricorrente rincorrersi con Simmons), una CGI che esplicita le ristrettezze del budget e delle storyline al limite del ridicolo (Fear and Loathing on the Planet of Kitson, terzo episodio della stagione potrebbe benissimo essere tratto da DC’s Legends of Tomorrow quanto a imbarazzo).

Non mancano gli spunti interessanti, come ad esempio la gestione della morte “dell’altro Fitz”, ma il già ridotto minutaggio dedicato alla questione si perde, annacquato nell’inserimento sparso randomicamente su più episodi.

Se Atene piange, Sparta non ride: la seconda parte della stagione, pur rinforzata dall’ormai affiatato cast, non si salva, complice Karolina Wydra che nei panni di Izel risulta più fuori luogo di un buon episodio nell’ottava stagione di GoT. L’attrice è statuaria, ma nel senso che potrebbe benissimo far parte dello sfondo; non la aiuta Clark Gregg a cui i panni del cattivo vanno decisamente stretti. Per fortuna una valida narrazione viene loro incon… e invece no.

In un raffazzonato tentativo di dare coerenza e linearità all’intera serie, Agents of S.H.I.E.L.D. punta nuovamente sui monoliti, confezionando per i tre artefatti una storia che puzza di macchinosa stronzata fin dal suo primo accenno.

E non sono poche le occasioni in cui lo scopo dei monoliti e la loro origine ci vengono descritti, ma la situazione non migliora di volta in volta, tanto che alla fine risulta evidente che si tratta di una imbarazzante giustificazione al ritorno di Clark Gregg, palesando una mancanza di coraggio che nel finale esplode, riconfermando non solo l’intero cast principale ma finanche lo stesso Gregg, che torna a vestire i panni di Coulson in quella che si prospetta l’ennesima montagna russa sui viaggi nel tempo. Già, perché se negli ultimi anni le narrazioni di questo tipo avevano presentato tratti originali, il finale della sesta stagione di Agents of S.H.I.E.L.D. sembra confermare l’affermazione per cui il viaggio nel tempo è la scappatoia di chi non ha più idee (e ultimamente la serie fa sempre più affidamento su questo espediente).

Il fatto poi che nuovamente Fitz e Simmons siano separati, in un loop dal sapore stantio, non solleva le aspettative per la già annunciata settima stagione, in cui la trama dei Chronicoms avrà maggiore spazio. In questo sesto arco narrativo abbiamo avuto qualche delucidazione su questa sorta di Osservatori, ma onestamente l’interesse per la loro trama non è mai decollato. A tutto questo si aggiunga una caratterizzazione abbozzata a grandi pennellate di (solo) alcuni dei personaggi principali, su tutti May e parzialmente Daisy, costrette a confrontarsi con la perdita di Coulson. Per gli altri qualche briciola di dialogo d’approfondimento non basta a garantire la tridimensionalità di cui avevano goduto finora, relegandoli in una stasi che nulla apporta alla crescita dei personaggi.

Si è persa anche l’ironia che caratterizzava certi passaggi, banalizzando il tutto con imbarazzanti momenti in cui i protagonisti si coprono di ridicolo (vedi i cattivi doppelgänger di Gemma e Fitz).

Infine, ma non per importanza, la mancanza dell’elemento clou dello show: si è persa ogni traccia dell’appartenenza all’universo Marvel, sia esso cinematografico o fumettistico. Non fosse per il nome dell’agenzia, Agents of S.H.I.E.L.D. potrebbe tranquillamente darsi come un discreto sci-fy che stenta a decollare: purtroppo quel “Marvel” a precedere il titolo non è solo un fregio, ma comporta una certa responsabilità, quantomeno in termini di mitologia e universo espanso. Non sappiamo se, come teorizzato ampiamente in rete, la prossima stagione vedrà il ritorno di Peggy Carter sul piccolo schermo, resta il fatto che, a fronte di un netto calo della qualità, ricorrere alla vastità di buone storie offerte dalla scuderia Marvel non sarebbe cosa malvagia, soprattutto per un prodotto a cui il fandom è legato anche per la commistione intermediale.

  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 4/10
    Tecnica - 4/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
4.7/10

Summary

Nel tentativo di fare da solo Agents of S.H.I.E.L.D. perde parte della sua identità, incagliandosi in un loop di storie già viste e interpretate con dolorosa superficialità, preferendo trame inconsistenti all’approfondimento psicologico dei protagonisti.

Porcamiseria

4.7

Nel tentativo di fare da solo Agents of S.H.I.E.L.D. perde parte della sua identità, incagliandosi in un loop di storie già viste e interpretate con dolorosa superficialità, preferendo trame inconsistenti all'approfondimento psicologico dei protagonisti.

Storia 5 Tecnica 4 Emozione 5
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