SpecialiLa fine di Fortnite: come le serie tv stanno cambiando i videogiochi

Il videogioco più famoso del mondo si "spegne", con un buco nero che risucchia l'intera mappa lasciando i giocatori disorientati: con il più grande cliffhanger della storia dei videogiochi, Fortnite è solo l'ultimo in ordine di tempo ad appropriarsi di stili e linguaggi della narrativa seriale, per improntare un nuovo tipo di narrazione.

Se negli ultimi anni non siete stati rinchiusi in un bunker, avrete sicuramente sentito parlare di Fortnite. È un videogioco presente su PC, smartphone e console in cui – per farla breve – 100 giocatori si affrontano in una frenetica battaglia in cui l’ultima squadra a rimanere in piedi vince la partita (l’ormai famosa modalità Battle Royale), sfruttando tutto ciò che la mappa del gioco mette a disposizione: armi, nascondigli, veicoli e materiali da costruzione, che permettono di crearsi rifugi e difese più o meno improvvisati.

È il fenomeno del momento soprattutto tra le giovani generazioni, anche se questo “momento” dura ormai da qualche anno e non accenna a placarsi. Fortnite è un gioco ormai talmente popolare da essersi addirittura meritato un posto nel blockbuster del 2019, Avengers: Endgame, ed è un prodotto che sguazza nella crossmedialità sfruttando crossover con altri fenomeni di altra estrazione: lo stesso Thanos è sbarcato tempo fa nella mappa di Fortnite durante un evento dedicato ad Avengers: Infinity War, e persino Batman e il Sottosopra di Stranger Things hanno fatto la loro comparsa in appositi eventi dedicati.

Ma il motivo per cui ne parliamo oggi su SerialFreaks – perché, no, non siamo ancora impazziti – è un evento decisamente singolare anche per un fenomeno come Fortnite. Nella giornata di domenica, infatti, un evento in-game ha risucchiato l’intera mappa di gioco in un buco nero, di fatto rendendo impossibile giocare. Fortnite è spento ormai da ore, e milioni di giocatori sono in totale fibrillazione, in attesa di ciò che succederà dopo. Pensateci bene: si tratta del più grande cliffhanger della storia dei videogame.

Non siamo certo nuovi a contaminazioni crossmediali. Già tempo fa abbiamo parlato di quanto cinema e televisione prendano continuamente in prestito l’uno dall’altro linguaggi e stilemi visivi, e di come entrambi stiano pescando a piene mani dal modo di “fare continuity” tipico dei fumetti; ma è la prima volta che ci troviamo a parlare anche di videogiochi in questi termini.

Per essere precisi, la commistione tra cinema e games non è affatto nuova: se il primo fatica a trovare la quadra nel rappresentare storie e personaggi dei secondi – si pensi ai recenti Assassin’s Creed e Tomb Raider – i giochi ormai da tempo prendono in prestito ritmo e complessità dai film, creando opere maestose in cui, prima ancora del gameplay, al centro vi sono la narrazione e lo sviluppo dei personaggi principali. Si pensi a blockbuster come The Last of Us, la saga di Uncharted, il recente reboot di God of War, e molti altri. Si spara e si affettano nemici, certo, ma il tutto inserito all’interno di una componente narrativa forte ed emozionante in cui il giocatore finisce per perdersi. Sì, proprio come in un film.

La vera novità, semmai, è che i videogiochi hanno iniziato a contaminarsi anche con le serie tv, in un continuo vortice crossmediale che con il buco nero di Fortnite ha forse raggiunto il suo culmine. Con questo enorme cliffhanger, proprio come al termine di una stagione della propria serie tv preferita, i giocatori/spettatori rimangono storditi, confusi e inermi, interrogandosi su cosa avverrà dopo, quando una nuova season première stabilirà un nuovo status quo e darà il via a una nuova stagione di divertimento.

Certo, Fortnite è forse l’unico gioco, attualmente, a potersi permettere di rimanere completamente spento per giorni per una pura mossa di marketing. Ma è pur vero che prima di lui diversi altri videogame hanno tentato di appropriarsi dei linguaggi delle serie tv. Basti pensare a opere come Life is Strange o alle serie (appunto) della fu Telltale Games, come The Wolf Among Us o The Walking Dead: si tratta di giochi con una forte componente narrativa che però, differentemente da chi si ispira al cinema, sfrutta le tecniche proprie delle serie tv come la suddivisione in episodi, rilasciati in tempi diversi avvalendosi dei già citati cliffhanger per mantenere vivo l’interesse del giocatore tra un episodio e l’altro.

Anche i giochi più strettamente competitivi, come Fortnite stesso, hanno iniziato ad avvalersi del concetto di stagione e facendolo proprio, creando periodi di gioco – lunghi spesso diversi mesi – in cui viene portata avanti la lore del mondo di gioco e vengono spesso introdotte novità e modifiche al gameplay; un po’ come succede nelle serie, in cui le successive stagioni introducono nuovi personaggi e nuove sottotrame. Esempi in tal senso sono giochi come Destiny 2, Apex Legends, Overwatch, e giochi solo apparentemente meno impegnativi come Clash Royale.

Quando ti sembra di aver già letto, guardato e giocato di tutto, le strade sono due: o ti lanci in una serie infinita di reboot e remake, oppure prendi quello che già c’è e lo remixi.

Ma attenzione, non si tratta certo di una commistione a senso unico: le serie tv stanno iniziando, complici le novità in ambito tecnologico, ad appropriarsi dell’interattività tipica dei videogiochi, creando esperimenti come Bandersnatch che – pur dimostrando che c’è ancora molta strada da fare – tracciano una linea ben chiara che punta a qualcosa di totalmente nuovo.

Alla fine è un po’ il bello e il brutto dell’industria dell’intrattenimento quando inizia a soffrire un generalizzato calo di idee innovative. Quando ti sembra di aver già letto, guardato e giocato di tutto, le strade sono due: o ti lanci in una serie infinita di reboot, remake e improbabili sequel, oppure prendi quello che già c’è e lo remixi, mescolandolo a concetti e stilemi propri di altri media apparentemente molto distanti, creando qualcosa di diverso, di unico, e di incredibilmente divertente.