SpecialiVideo (on Demand) Killed the TV Star

L'universo delle piattaforme di streaming comincia a farsi decisamente affollato: Disney+ e Apple TV+ si preparano a scombussolare i giochi e ci raccontano un trend dai numeri impressionanti.

La placida poltrona attende, come ogni pomeriggio, strategicamente orientata a tre quarti rispetto allo schermo; come un soldato mio padre acquista la posizione, a riposare le membra stanche dopo il consueto pasto. Due gesti e dinanzi a lui si apre un orizzonte di possibilità da fare invidia al trip spaziale di 2001: Odissea nello spazio, espressamente confezionato sulle sue richieste e sui suoi interessi. Ora, mio padre non è di certo anziano, ma è sempre stato caratterizzato da una certa pigrizia tecnologica che raramente l’ha spinto ad addentrarsi oltre ai tasti numerati del telecomando.

Quando gli spiegai per la prima volta come accedere a Netflix dalla nostra TV mi sentivo un po’ come Phoebe Halliwell, con visioni del futuro in cui un frustrato me ripeteva ad infinitum la combinazione di tasti del telecomando neanche fossero i numeri maledetti di Lost. La sorpresa di trovarlo comodamente assorbito dalla piattaforma qualche giorno dopo, senza che nessuno l’avesse aiutato, fu enorme, superata solo dal fatto che mise addirittura in pausa il film con l’aria di chi quel televisore l’avesse appena riassemblato. Ora, non voglio ammorbarvi con una disquisizione sui rapporti tra Netflix e mio padre (il cui account, fortunatamente separato, ha più “perché ti piace Steven Seagal” dell’account di Steven Seagal), ma rientrando quel giorno a casa e vedendolo autonomamente gestirsi Netflix capii che davvero era cambiato qualcosa.

L’immediatezza e l’intuitività dell’interfaccia, unita alla vastità del catalogo, hanno reso la piattaforma di streaming l’apripista del settore delle broadband TVovvero la nuova televisione via Internet, una rivoluzione di cui avevamo provato a darvi conto qualche tempo fa e che oggi si concretizza ulteriormente con l’annuncio di due nuovi, agguerritissimi concorrenti: Disney+ Apple TV+. Un plus che già da entrambi i nomi promette di ampliare non solo l’offerta ma, probabilmente anche l’esperienza, della broadband TV, che non si accontenta di contenuti ordinari, ma è spesso banco di prova di sperimentazioni e ibridazioni dalle alterne fortune.

È sempre Netflix, per forza di cose, ad aver speso di più in questa direzione, con l’anno appena trascorso costellato di incredibili successi (Roma Sulla mia pelle su tutti) ed esperimenti che hanno diviso il pubblico (come Bandersnatch), ma che comunque confermano l’intento di non fermarsi a ricalcare il vecchio modello di TV aggiungendo “esclusivamente” l’on demand. C’è da scommettere che non se ne staranno a guardare le due nuove arrivate, che contano un’enormità di collaborazioni e progetti già adesso che non sono ancora in onda.

La politica espansiva della Disney (che nel tempo di questa frase avrà comprato il Liechtenstein) la rende sulla carta il rivale più temibile, potendo contare sul comparto già enorme della produzione originale della casa di Topolino, a cui si aggiungono la Pixar, la Marvel, i prodotti brandizzati Star Wars, quelli National Geographic e, di recente, la Fox. Per quanto riguarda i prodotti cinematografici che attualmente dominano il mercato sembrerebbe non esserci storia, ma anche le serie TV promettono bene, con annunci che hanno coinvolto sia supereroi e cattivi Marvel, sia personaggi secondari della saga di Guerre Stellari.

Per quanto riguarda la mela morsicata, invece, le cose sono un filo più complesse: Apple TV è principalmente un box TV già disponibile da diversi anni, a cui andrà ad aggiungersi un’omonima app dal maggio di quest’anno. All’interno di questa, che funge da hub, sarà possibile trovare anche i contenuti acquistati nell’abbonamento Apple TV+ che, in comune con Netflix, ha la produzione di contenuti originali, mentre si distacca da quello per la possibilità di usufruire di servizi di terze parti. Nella presentazione USA, ad esempio, è stato mostrato l’utilizzo di Amazon Prime Video dall’app dell’azienda di Cupertino, che funge da vetrina e rimanda ai contenuti esterni.

Lo stesso accade con gli Apple TV Channels, dei canali televisivi di cui è possibile acquistare la visione (che avverrà sull’app Apple TV); tra questi canali, grossi nomi statunitensi come HBO, Showtime Starz. Tra i servizi di streaming accessibili dall’app + ci sono invece il già citato Prime ma anche Hulu. Non si sa ancora come verrà gestita in Italia la questione inerente i canali né quali saranno le piattaforme di broadband TV incluse, dato che Hulu nel nostro Paese non esiste. Più interessante è invece l’aspetto dei contenuti originali, tra cui spiccano l’attesissimo adattamento del ciclo della Fondazione di Asimov, il remake di Amazing Stories ad opera del suo creatore Steven Spielberg e il drama The Morning Show che vedrà coinvolti Jennifer Aniston, Reese Whitherspoon Steve Carell. Tanta carne al fuoco anche per Apple, quindi, che però sceglie questa insolita formula ibrida che la rende parzialmente differente da Netflix.

Ma il mercato non si esaurisce a queste tre piattaforme, che anzi dovranno fare i conti con l’ascesa dei già citati Prime Video e Hulu. Il primo sta consolidando la sua posizione grazie a una mirata scelta di contenuti di qualità che passa da The Marvelous Mrs. Maisel Good Omenssenza contare la serie sul Signore degli anelli che spariglierà non poco le carte. Hulu, invece, vanta dalla sua l’inarrestabile The Handmaid’s Tale, Castle Rock Marvel’s Runaways, a cui bisognerà aggiungere i nuovi prodotti in concessione Marvel (sugli Offenders) e il ritorno di Veronica Mars.

Secondo una stima di ITMedia Consulting, nel 2020 il mercato mediale sarà al 34% in mano alle broadband TV, un valore doppio rispetto all’attuale percentuale (16%), intaccando il digitale terrestre, che toccherà il 37%. Questo porterà i tre maggiori operatori della TV nazionale a vedere diminuire i propri ricavi sotto la quota psicologica del 90%, cosa impensabile, con la conseguenza di spingere i principali canali ad adattarsi all'”effetto Netflix”, puntando su produzioni maestose e prodotti più trasversali (effetto che sta colpendo anche altri settori, come quello videoludico, dove stanno nascendo piattaforme di videogiochi ispirate al modello on Demand). Per dare un’idea del fenomeno in atto, nel giugno 2018 gli abbonamenti delle piattaforme a pagamento di Video on Demand (VoD) hanno raggiunto i 5,2 milioni, con un aumento del 126% sul 2017. E tutto per due semplici tasti del telecomando.