Stranger ThingsStranger Things Season 3: Crescere fa Schifo!

Season Recap La lotta contro il Mind Flayer trova nuovi spazi per concretizzarsi, e la nuova stagione di Stranger Things ci offre nuove prospettive e nuovi assetti tra i protagonisti. Il terzo capitolo della saga è scorrevole e coinvolgente, ma...

7.8

Avete letto bene, scorrendo velocemente Netflix giusto per dare un’occhiata: quest’anno solo otto episodi di Stranger Things dovrebbero essere sufficienti a sviscerare una nuova minaccia per Hawkins e a fornirci nuovo materiale rilevante per meme e citazioni all’occorrenza.

Dopo aver divorato la stagione come nemmeno la signora Driscoll affamata di fertilizzante, ci sentiamo in grado di dire che la verità sta nel mezzo, a causa di una serie di disequilibri narrativi evitabili e una buona manciata di botte di culo – tuttavia, ci preme sottolinearlo, nulla di tutto ciò ha inficiato più di tanto il nostro divertimento.

Iniziamo con le brutte, ossia di quanto alcune storyline, a mente fredda, risultino a tratti riempitive. Tra tutte, l’elemento love story tra Nancy e Jonathan – corredato da un lieve sottotesto femminista – arranca sotto il peso del resto della narrazione, più denso di contenuti e più avvincente. La coppia inizia a trovare la propria dimensione solo quando si avvicina il momento della convergenza verso la battaglia finale, forse solo dopo la lotta contro il Mind Flayer nell’ospedale.

Di per sé la loro sottotrama non ha enormi pecche, ma si tratta perlopiù di un problema di bilanciamento di contenuti rispetto al resto del cast: la parte del leone è fatta sostanzialmente da Dustin, Steve, Erica e Robin (figlia nientemeno che di Uma Thurman e Ethan Hawke), seguiti da Joyce e Hopper; se infine il gruppo di Eleven offre ottimi spunti grazie ai poteri di quest’ultima – particolarmente ispirato è il viaggio nella mente di Billy – ciò che rimane da raccontare è inevitabilmente penalizzato.

You can’t spell America without Erica!

La caratterizzazione dei personaggi prosegue sulla falsariga della première, ottima e senza cedimenti o momenti out of character. La tendenza di alcuni personaggi a non dialogare tra loro – o a farlo in modo criptico – è ben giustificata dalla loro psicologia. Hopper e Joyce, annichiliti da Murray durante il viaggio in auto, esemplificano perfettamente la situazione, e rendono ben visibile un pattern comportamentale che poteva essere scambiato per scrittura pigra o di comodo.

Lo stesso discorso è applicabile a Eleven e Mike, grazie alla tipica interferenza parentale che complica la loro relazione, e a ogni legame sentimentale o di sangue che viene messo alla prova dagli eventi o dalla natura stessa dei protagonisti. A trovare un difetto, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione nell’evidenziare l’allontanamento di Dustin, magari risaltandone le potenziali cause – motivazione invece più robusta per l’alienazione di Will dagli altri.

Ciò che fa più male a Stranger Things, diventando man mano sempre più irritante ogni volta che viene utilizzato, è il classico trucco della risoluzione della tensione all’ultimo secondo, tramite provvidenziali interventi esterni. L’auto di Jonathan che ferma l’avanzata a tutta velocità di Billy, la fuga di Robin e Steve dalla base russa, e altre (numerose!) situazioni di salvataggio in extremis alla lunga risultano frustranti e prevedibili.

In aggiunta, ma con un peso specifico minore, risulta un po’ confusa la gestione del Mind Flayer e dei suoi poteri: a parte Billy e la sua lotta di coscienza contro la creatura, il resto delle vittime è letteralmente carne da macello da smembrare a piacimento. Una maggiore attenzione all’aspetto del controllo mentale e della liberazione dal giogo nel nemico avrebbe reso il villain più interessante e terrificante.

Fortunatamente, sono difetti che in una certa misura possiamo aspettarci da una serie come questa, per come si rifà alle opere da cui trae ispirazione, e vengono bilanciati da un’esperienza visivamente appagante – tolto il tremendo rendering del “laserone” nel primo episodio – e da una storia che scivola via senza intoppi, da manuale di bingewatching.

Stranger Things, possiamo confermarlo, non è più vittima del suo stesso citazionismo, ma anzi ha saputo creare una storia sicuramente non perfetta, ma certamente avvincente e piacevole, prescindendo in qualità dal contesto storico in cui è ambientata.

 

  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
7.8/10

Summary

La terza stagione di Stranger Things aggiunge diversi, interessanti elementi al racconto e alla caratterizzazione dei protagonisti, ma appesantisce in quantità e commette qualche faciloneria di troppo, offrendoci uno show estremamente gradevole, ma spesso mal distribuito tra i membri del suo foltissimo cast.

Porcamiseria

7.8

La terza stagione di Stranger Things aggiunge diversi, interessanti elementi al racconto e alla caratterizzazione dei protagonisti, ma appesantisce in quantità e commette qualche faciloneria di troppo, offrendoci uno show estremamente gradevole, ma spesso mal distribuito tra i membri del suo foltissimo cast.

Storia 7 Tecnica 8 Emozione 8.5
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