The 1003×07 Thirteen

Parlare di “bella puntata” in questo caso vorrebbe dire ridurre tutto ad una mera questione di eufemismo. Il settimo episodio risulta essere, oltre che un travolgente connubio di azione ed emozione, lo snodo fondamentale che tutti stavamo aspettando, il pezzo mancante di un puzzle incompleto che finalmente ha trovato la sua collocazione dopo più di […]

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Parlare di “bella puntata” in questo caso vorrebbe dire ridurre tutto ad una mera questione di eufemismo. Il settimo episodio risulta essere, oltre che un travolgente connubio di azione ed emozione, lo snodo fondamentale che tutti stavamo aspettando, il pezzo mancante di un puzzle incompleto che finalmente ha trovato la sua collocazione dopo più di due stagioni, fornendo quelle vitali delucidazioni di cui lo spettatore sentiva la necessità.

La temporanea situazione di stallo in cui si trovano i Grounders e gli Skaikru è ormai appesa ad un sottilissimo filo di speranza a cui Clarke sembra volersi aggrappare fino all’ultimo secondo. La sua fervente volontà di riuscire a mantenere la pace è il motore che la spinge ad esporsi costantemente e con forte veemenza nei confronti di Lexa, cercando di spingere il comandante verso la decisione più diplomatica possibile.

L’influenza di Clarke sulla Heda risulta essere efficace sin dall’episodio precedente, ma la fiducia incondizionata che Lexa sembra nutrire nei confronti della leader degli Skaikru è messa a dura prova nel momento in cui il capo del villaggio attaccato poco prima dal popolo del cielo si presenta al cospetto del comandante, con Octavia catturata e imbavagliata di tutto punto, chiedendo giustizia per tutti i suoi cari uccisi dal cancelliere Pike.

Nel giudicare Lexa per il suo operato compiuto dagli albori della serie fino a questo momento, forse non si è data la giusta importanza al peso sociale a cui la giovane comandante è costantemente sottoposta: facendo riferimento a questo assunto, bisogna darle atto di grande coraggio per la sua presa di posizione nei confronti di tutti coloro che sono ancora ancorati al mantra assolutistico del “Blood must have blood“.

The 100 3x07 Thirteen recensione

Nonostante le evidenti difficoltà politiche e diplomatiche cui deve far fronte, Lexa cerca di ovviare momentaneamente al problema ordinando ai suoi soldati di circoscrivere militarmente il territorio dell’ Arkadia senza per questo dar vita ad alcun tipo di belligeranza, ma dando comunque disposizioni di uccidere qualunque Skaikru che tenti di sorpassare i limiti imposti. A questo punto Clarke, spinta da Octavia ma anche e soprattutto da un forte senso di responsabilità, si vede costretta a malincuore ad abbandonare Polis e la stessa Lexa.

Il feeling tra le due ragazze si è sviluppato col tempo in un crescendo di benevolenza e ammirazione: è intenso, palpabile, una reverenza così pura e profonda l’una per l’altra da andare ben oltre il reciproco rispetto. Proprio per questo Lexa e Clarke soffrono a causa della separazione ormai sempre più prossima, ma è esattamente dalla volontà di sopperire ai propri bisogni per il bene comune che entrambe dimostrano di meritarsi ampiamente la fiducia dei rispettivi popoli.

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Le due ragazze però non sembrano certo intenzionate a salutarsi con una fredda ed asettica stretta di mano: in un impeto di passione e sfrenato desiderio, Lexa e Clarke si concedono un fugace svago sessuale nella camera della Heda. Tanto dolce quanto stuzzicante lo scambio di battute tra le due amanti subito dopo il rapporto. Parallelamente a tutto questo, troviamo il povero Murphy legato e costretto a subire le angherie di Titus, primo consigliere di Lexa.

Personaggio che ai nostri occhi si è rivalutato enormemente rispetto ai primissimi inizi della serie, Murphy è stato catturato perchè trovato in possesso del cosiddetto “simbolo sacro“. Venerato come tale, i terrestri ignorano che si tratti di un qualcosa legato a droni e tecnologia e proprio per questo intimano a Murphy di spiegare come ne è entrato in possesso e cosa ne sappia di tutta questa faccenda.

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A questo punto inizia una serie consequenziale di flashback intervallati da avvenimenti del momento presente, che ci porteranno passo passo a scoprire tutta la verità sulla Città della Luce e su questo misterioso drone vestito di rosso che ha irretito Jaha a tal punto da fargli dimenticare per un momento di aver mai avuto un figlio. Siamo tornati indietro di 97 anni, cioè nell’anno esatto in cui il disastro nucleare ha sterminato la quasi totalità della popolazione mondiale.

Il primo fattore rilevante da tenere in considerazione, e che a personalissimo parere non è mai stato propriamente chiaro fin dal principio, è che i sopravvissuti dell’Arca si trovavano già in orbita sull’astronave al momento dell’esplosione.

Infatti, la matrice vera e propria dello sterminio terrestre, ha avuto origine proprio sulla stazione spaziale e più precisamente a Polaris, il tredicesimo settore dell’Arca. Ci troviamo di fronte come primo scenario, un laboratorio super tecnologico che ha come protagonista una giovane scienziata intenta a fare esperimenti. Ci viene ribadito – avendolo già visto di sfuggita in un video nel bunker dove era rimasto bloccato Murphy – che questa donna ha le stesse sembianze del famosissimo drone con cui abbiamo ormai a che fare da un po’ di tempo a questa parte.

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Ecco, in quell’esatto momento, più che apportare chiarimenti alla serie, questa scoperta ha provocato un po’ di scompiglio tra gli appassionati, in quanto destabilizzati dal comportamento evidentemente umano della ragazza, lontana dall’essere il tecnologico ologramma computerizzato che siamo stati abituati a vedere fino a questo momento. Ci accorgiamo subito che l’esperimento a cui sta lavorando è evidentemente legato al simbolo della Città della Luce ma che si tratta in realtà di un progetto sperimentale per lo sviluppo di un’intelligenza artificiale denominata A.L.I.E. Lo sgomento dilaga quando scopriamo che la causa della distruzione dell’umanità è proprio quest’intelligenza artificiale che ha scavalcato le volontà umane prendendone il sopravvento e hackerando i codici di sicurezza missilistici in Cina, dando l’ordine di sganciare 27 missili per diminuire la popolazione perché calcolata come “troppo numerosa”.

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A questo punto i comandanti dell’Arca, volendo preservare quel poco che resta dell’umanità, decidono di isolare la tredicesima stazione per non permettere la liberazione di A.L.I.E 2, la versione migliorata dell’intelligenza artificiale che a detta di Becca, la scienziata colpevole di questo scempio, è invece in grado di salvare con la sua avanzata tecnologia, quel che resta della popolazione mondiale, perchè capace, a differenza di A.L.I.E 1, di entrare in empatia con l’essere umano . Bruciando tutti sul tempo, Becca si paracaduta sulla terra con il secondo prototipo. Tornando al tempo presente, un tragico avvenimento sconvolge improvvisamente la narrazione. Lexa viene involontariamente uccisa da un colpo di pistola: a premere il grilletto è incredibilmente Titus, il fidatissimo consigliere di Lexa che, volendo liberarsi di Clarke per la sua “influenza negativa” sulle decisione della Heda, colpisce per sbaglio il suo comandante.

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La reazione di Clarke è in assoluto il momento più commuovente di tutta la serie, probabilmente ancora più rispetto alla sofferenza per la prematura scomparsa di Finn. Le scroscianti lacrime della ragazza scaturiscono dal dolore infinito per la morte della persona a lei più affine, l’unica in grado di comprendere il pesante fardello dell’essere un leader. L’uscita di scena di Lexa non sarà certo facile da digerire, soprattutto per il grande apporto di forza e carattere con cui ha sempre contribuito per la buona riuscita della serie.

Ecco però che, verso lo  scadere dei quaranta minuti, gli autori sganciano una bomba di proporzioni a dir poco epiche: Titus lacera con un bisturi il retro del collo dell’ormai defunta Lexa, con lo scopo di estrarre, a detta sua, lo spirito della Heda per poterlo così impiantare nel corpo del futuro comandante dei Grounders. Incredibilmente, ciò che esce dal collo della ragazza non è nient’altro che A.L.I.E 2, il secondo prototipo di intelligenza artificiale che è stato tramandato di comandante in comandante dal momento in cui Becca è atterrata sulla terra ormai 97 anni prima.

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Dopo questa scioccante rivelazione capiamo che, facendo marcia indietro e sviluppando quindi un collegamento intuitivo tra gli avvenimenti della puntata precedente e l’inizio di questo settimo episodio,  il drone con le sembianze di Becca è in realtà A.L.I.E 1, la prima versione dell’intelligenza artificiale, che irretisce Jaha e Raven tramite il fascino illusorio della Città della Luce, frutto probabilmente di un controllo elettronico delle sinapsi celebrali una volta ingerite le piccole capsule esagonali, con il solo scopo di trovare l’esatta ubicazione di A.L.I.E 2 per poi distruggerla in quanto evidente ostacolo ai suoi progetti di proselitismo/controllo/conquista della terra.

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Mamma mia che spettacolo ragazzi! Un plot twist da dieci e lode. Ecco forse spiegata la ragione per cui ci hanno tenuti sulle spine fino a questo momento creando quel vasto alone di mistero e confusione attorno al drone e alla fantomatica città della luce, che in fondo sono sempre apparsi come avvenimenti piuttosto avulsi e a sé stanti rispetto al resto della storia. Quest’attesa tanto costante quanto latente è stata infine premiata forse proprio per il principio secondo cui più lunga è l’attesa e più grande sarà l’appagamento. Grande colpo di scena anche l’improvvisa morte di Lexa che, pur nell’infinito dispiacere per l’uscita di scena di un personaggio così bello e affascinante, contribuisce a donare quella malinconica commozione che infondo è anch’essa parte integrante della bellezza di questo episodio, che per tutti questi motivi si merita cinque porcamiseria tondi tondi.

5

Cosa ne pensate di questa nuova, bellissima puntata? La scoperta di A.L.I.E è una grande sorpresa anche per voi? Come credete che cambieranno le cose dopo la morte di Lexa? Scriveteci la vostra opinione lasciando un commento qua sotto oppure sulle nostre pagine social facebook e twitter!

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