Brividi. L’unica parola che sorge spontanea alla fine di questo episodio è brividi. Nel bene, nel male, ma questa nuova puntata di The 100 scuote, segna, colpisce violentemente lo spettatore investendolo con sferzate di forti emozioni, quasi simili a stilettate di un vento gelido e pungente che penetra fin nelle ossa. Questa è la metafora più calzante che sovviene alla fine di “Join or Die” ed è l’ennesima dimostrazione di come The 100 abbia cambiato radicalmente pelle rispetto alle prime due stagioni, spogliandosi completamente dalla nomea di Teen drama e andando ad annoverarsi tra le fila delle serie più adulte, mature e articolate.
La presa di potere di A.L.I.E 1 è ormai molto salda, stretta come una morsa attorno a Polis per stritolare quell’ultimo baluardo di superstiti che ancora cercano di resistere alla “Città della luce“. Accompagnati da uno sparuto gruppetto di Grounders, Kane e Pike si stanno lentamente avviando verso la capitale terrestre per consegnare il cancelliere nelle mani del nuovo comandante e porre così fine ai tanti e ripetuti massacri. Appena varcate le soglie della città gli si presenta però di fronte uno spettacolo raccapricciante ma che riesce magnificamente nell’intento di colpire lo spettatore come un pugno nello stomaco: mentre scivolano sommessamente lungo la via principale di Polis, assistono alla crocefissione di decine e decine di persone e alle loro urla strazianti che rieccheggiano così forti e numerose da creare quasi una sorta di colonna sonora antitetica assieme al sottofondo ovattato che ci propone la regia durante questa scena.
Scena che a personalissimo parere, richiama in maniera impressionante l’episodio “The walk of Punishment“ della terza stagione di Game of Thrones, nel momento in cui Daenerys cammina per la via principale di Astapor passando davanti a centinaia di schiavi crocefissi. Kane e Pike proseguono sconvolti, camminando sulle pozzanghere di sangue che ormai bagnano copiosamente il terreno sottostante. Con loro sommo stupore si ritrovano davanti Thelonius Jaha, un Jaha completamente cambiato rispetto a quello che conoscevano.
Non impiegano molto tempo a capire la gravità della situazione ed avendo rifiutato con sdegno e decisione di prendere la “chiave“, vengono fatti immediatamente prigionieri: Kane verrà messo in isolamento perchè considerato di vitale importanza da A.L.I.E 1 mentre Pike si ritroverà incatenato insieme a Murphy, Indra e i pochi superstiti ancora in possesso delle proprie facoltà.
Oltre alla spietata carneficina che questo episodio ci propone, l’altra tematica che salta subito all’occhio è il lento ma persistente abbandono di qualsiasi forma di umanità. Non c’è più spazio per il ragionamento, la diversità e soprattutto per il libero arbitrio che viene frantumato dagli automatismi che ora dominano su qualsiasi cosa: tutto si regola tramite asettici calcoli e probabilità, come dimostra la stessa A.L.I.E 1, il vero cancro che ha infettato il sistema dell’essere umano, che vede i suoi accoliti come nient’altro che percentuali.
E la dimostrazione forse più agghiacciante di tutto questo è il tentativo di Abby, anch’essa ormai sottomessa al potere dell’intelligenza artificiale, di indurre Kane a rivelare informazioni su Clarke usando come espediente un meschino e fasullo tentativo di sfruttare il suo amore per la donna di cui ormai non è rimasto null’altro che un involucro vuoto.
Dopo aver fallito miseramente nel piano, assistiamo alla scena che forse più ha colpito e impressionato in questi quaranta minuti: per la sua resistenza nel collaborare, Kane subisce lo stesso supplizio della crocefissione che abbiamo visto ad inizio episodio. Il fatto più deviato e contorto, forse ancor più della tortura fisica in se, è il voler piegare la volontà di Kane facendolo cedere al dolore fisico per sfinimento e costringerlo quindi a prendere la chiave per alleviare le proprie sofferenze.
Non ottenendo alcun tipo di risultato, Jaha attinge allora all’ultima, spietata risorsa del suo arsenale: minaccia di uccidere Abby se Kane non avesse acconsentito ad unirsi alla causa di A.L.I.E 1 e questo risulta ancora più sconcertante vista l’assoluta apatia e il totale disinteresse della donna per la propria incolumità, in quanto ridotta ormai a null’altro che un automa.
Per amore di Abby, Kane infine cede sotto il peso di questa minaccia e inghiotte il chip che lo renderà schiavo esattamente come tutti gli altri. Nel frattempo Clarke, Octavia, Bellamy e Jasper sono strenuamente alla ricerca di Luna per convincerla a prendere in mano il comando dei Grounders e di conseguenza la situazione, che sembra precipitare sempre più verso un punto di non ritorno.
Dopo le iniziali difficoltà, i ragazzi riescono infine a contattare il clan di Luna che a quanto pare vive in gran segreto isolato da tutto e tutti in una grande piattaforma in mezzo al mare. Purtroppo l’incontro con la potenziale Heda non risulta esattamente fruttuoso come i ragazzi avevano sperato: Luna, che si presenta come una ragazza dallo sguardo risoluto e la capigliatura leonina, rifiuta con immediatezza e decisione la proposta di Clarke senza darle adito di ribattere in alcun modo.
Dato che però l’episodio si chiude praticamente qualche attimo dopo questa scena, possiamo presupporre che Clarke non accetterà passivamente un no come risposta e sicuramente cercherà di capire le motivazioni che si nascondono sotto questo rifiuto immediato.
Prima di tutto questo, quando i ragazzi erano ancora in balia dell’ignoto e non sapevano come entrare in contatto con il clan di Luna, assistiamo al lento riavvicinamento tra Clarke e Bellamy. Il ricordo di Pike che preme il grilletto e della pallottola che attraversa il cranio del suo Lincoln, è un ricordo ancora troppo vivo, troppo presente negli agli occhi di Octavia la quale rivede nel fratello un attivo complice dell’assassinio.
All’accusa violenta e rabbiosa della sorella, Bellamy borbotta con poca convinzione delle giustificazioni troppo deboli, incapaci di convincere chiunque, soprattutto se stesso. Per questo cerca in Clarke un sostegno, un supporto morale che gli dia una speranza per un futuro riavvicinamento con la sorella.
Clarke capisce però che il vero problema non è Octavia, ma quel rimorso e quel senso di colpa che latitano dentro di lui da fin troppo tempo, e cerca quindi di mostrargli il buono del suo operato, convincerlo che le azioni compiute, per quanto folli e fortemente discutibili, siano state fatte con l’intenzione di proteggere il proprio popolo.
Si è vero, le parole forse sono rivolte a Bellamy, ma l’evidenza dei fatti mostra che in realtà Clarke stia cercando più che altro di trovare un po’ di pace interiore, un po’ di pace che l’aiuti a perdonare e soprattutto a perdonarsi per quanto accaduto a Mount Weather, ritrovando così la sintonia con se stessa e con i suoi compagni.
Forse, con questo riavvicinamento, possiamo finalmente sperare di recuperare un rapporto (e una futura relazione?) che sembrava ormai perduto da tempo, e soprattutto di recuperare un bel personaggio come Bellamy che dava come l’impressione di essere lentamente scomparso, quasi sbiadito, sopraffatto da tutti quegli avvicendamenti successivi a Mount Weather e soprattutto, come ammetterà lui stesso, dal repentino allontanamento di Clarke che ha lasciato dentro di lui un vuoto, colmato poi con rabbia e rancore.
Oltre a tutto ciò, un altro fatto rilevante che salta all’occhio, è la presenta di numerosi flashback che intervallano gli eventi del momento presente. Il protagonista di questi eventi passati è essenzialmente Pike, personaggio che siamo stati abituati ad accostare al deleterio e al negativo ma che forse abbiamo giudicato con troppa leggerezza.
Quando ancora si trovava sull’Arca, Pike era stato assegnato, su ordine di Jaha e Kane, come insegnante di sopravvivenza terrestre ai 100 che sarebbero poi stati spediti sul pianeta. Queste immagini ci mostrano un Pike interessato e preoccupato per le sorti di questi 100 ragazzi ignari che di lì ad una settimana si sarebbero ritrovati senza aiuto, senza protezione e senza la minima idea di cosa fare o come sopravvivere. Usando tutto il suo impegno, Pike cerca di inculcare nelle menti dei ragazzi la risorsa che forse più di tutte è stata davvero utile e necessaria sulla terra, cioè quella di continuare a combattere per non morire.
Mostrandoci tutto questo sotto una diversa luce, forse in un certo senso è come se l’episodio volesse farci risvegliare, come se anche noi fossimo sotto l’influenza di un’intelligenza artificiale che ha rimosso la nostra memoria, non ricordando che c’era un periodo in cui Pike non era il villain che abbiamo imparato a conoscere, in cui lui e tutti i suoi sostenitori avevano una mente e un cuore diversi, segnati poi da eventi più grandi di loro che gli hanno fatto dimenticare il loro vero io.
Sempre più vicini alla fine ma anche sempre più vicini alla perfezione. Ancora una volta niente da obbiettare, solo complimenti per questa serie che è cresciuta e maturata esponenzialmente di puntata in puntata sia dal punto di vista della storia, che intriga, stupisce e commuove, che dal punto di vista dei personaggi, mai piatti, mai statici ma sempre in evoluzione costante, diventando mano a mano sempre più completi e a tuttotondo. Cinque porca miseria pieni per questa tredicesima puntata.
Vota l'episodio!
Sei d'accordo con noi o avresti dato un voto diverso? Dai i tuoi porcamiseria all'episodio e dicci che ne pensi nei commenti!
Hanno votato questo episodio 11 lettori, con una media di 4,64 porcamiseria su 5.
Loading...
two month without lexa
Possono passare anche anni ma non mi riprenderò mai. #The100 pic.twitter.com/B8Cz72bt47— lexa kom trikru♀ (@_hedaleksa) May 3, 2016
MA COSA FA?!?! RIMANGA ATTACCATO, RIMANGA ATTACCATO!!! #The100 pic.twitter.com/rE8o5XWZLc
— yleniah 👌 (@yleniaindenial) May 3, 2016
Cover di radioactive ed è subito pilot del marzo 2014. Quanta nostalgia. #the100
— serena (@FromDistrict12_) May 2, 2016
Ti è piaciuto l'episodio?
