The Dangerous Book for BoysSeason 1 Recap: Morire sarà una splendida avventura

Season Recap Al confine tra realtà e finzione, i mondi che si aprono nella mente di Wyatt sono uno più diverso dell'altro, vivendo tante avventure con il defunto padre all'insegna di come crescere e maturare nel mondo reale.

7.0

Viviamo nel migliore dei mondi possibili“, sostenevano i panglossisti, ma questa serie sembra dimostrare che la mente umana possa fare di meglio. L’immaginazione, la fantasia, il sogno a occhi aperti; tutto quello che fa un bambino negli anni in cui riesce ancora a immergersi in tanti altri mondi, come quando si gioca a “Facciamo finta che…”. Non sempre però è tutto rose e fiori: i problemi cominciano dove finisce il confine percepito tra reale e finzione, quel punto dove la linea, talvolta sottile, viene spezzata e scompare. Questo è quello che accade a Wyatt McKenna, il terzo figlio di una famiglia che ha da poco perso il padre, Patrick, una figura molto importante per tutti quanti. È chiaro che si trattava di un nucleo famigliare molto unito, così che questa perdita abbia portato squilibri non indifferenti tra i vari membri, ognuno reagendo a modo tutto suo.

Una madre ormai sull’orlo di una crisi di nervi e del lastrico, tre figli maschi a cui badare, una suocera fuori di testa e senza freni, un genero altrettanto sbalestrato e con la sindrome di Peter Pan. Niente paura, non siamo di fronte a una serie che ci farà cadere nella tristezza più profonda o in un loop interminabile di riflessioni filosofiche sulla vita e sul concetto di perdita di coloro che amiamo. Come recita il titolo, The Dangerous Book for Boys narra la vita di queste persone dal punto di vista di un bambino, il quale sarà l’unico a prendere sul serio le istruzioni che il padre aveva lasciato ai figli in un grande libro, pieno di disegni e colori e ideato nell’intento di indicare loro come diventare dei “veri uomini”.

La narrazione così impostata ci restituisce quindi una concezione della vita tutto sommato a colori, ma senza una forte introspezione, proprio come se stessimo elaborando la realtà con le stesse capacità di Wyatt, fisiologicamente limitate. La storia infatti, scaglionata in una serialità poco longeva, non fa altro che giustapporre una sequenza di situazioni immaginarie e totalmente assurde, ognuna ambientata in mondi diversi, dove il piccolo si ritrova a vivere avventure con suo padre, che gli darà preziosi consigli su come affrontare la vita ogni volta che dovrà fronteggiare un problema. Non saranno soli, bensì affiancati spesso da estranei o dai membri della famiglia, talvolta rivisitati in maniera piuttosto originale. Come se fossero tutte favole che Wyatt si crea nella sua mente, in una sorta di mondo parallelo, ognuna con un messaggio finale, una lezione da imparare che ci viene impartita dal bardo narratore e mentore, il padre. Proprio ricalcando lo stile delle favole e più genericamente della narrativa e della filmografia, in questi momenti di “storia nella storia” i personaggi si esprimono con un lessico particolare, tratto dai migliori libri per ragazzi, sottolineando ancora una volta il chiaro legame con questo linguaggio e tipo di narrazione.

Dunque siamo chiaramente di fronte a una serie dal linguaggio e dai temi leggeri, dove prevale l’elemento fantasioso, ma non scevro di una possibilità di riflessione sulla psicologia infantile e su quanto sia traumatico perdere un padre in giovanissima età. “Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta“, così si dice, ed è il primo tema introdotto dall’esperienza di questo ragazzino, dopo che il faro della sua vita si è spento proprio mentre stava cominciando a navigare in acque nuove. Ed essendo alle prime esperienze, non sa ancora tornare a riva con la sola forza delle sue braccine. Se Patrick dunque vive ancora nella mente, la presenza fisica sarà determinata dal fratello gemello, Tuck, zio dei fratelli McKenna, che trascorre il tempo in casa loro facendo stramberie e comportandosi come un bambino, configurandosi quasi come quarto figlio di Beth.

La nostra immaginazione ha il potere di trasformare l’universo, ma non tutti sono in grado di usarla 

Sono proprio la stravaganza e l’immaginazione a fare da padroni in questa breve serie, lanciando un secondo messaggio: prendersi troppo sul serio ci fa diventare degli adulti tristi e privi di vitalità. Non per nulla il padre, degno fratello di un uomo così stravagante e di una madre altrettanto particolare, aveva creato una serie di invenzioni degne di un classico “inventore pazzo”, un’eredità che passa all’intera famiglia e regalerà anche momenti commoventi nel ricordare con quanto amore Patrick aveva creato quegli aggeggi dall’utilità alquanto dubbia.

Come accennato, nonostante si veda il mondo con un occhio bambino e infantile, questa lettura non implica che vi sia carenza di momenti difficili, incentrati però sulla figura materna, che sembra trascorrere il tempo tra una lavastoviglie che fatica a funzionare e spese e debiti che non riesce più a sanare. Wyatt tenterà costantemente di consolare la madre e rassicurarla che tutto andrà bene, ma di fatto ci saranno ben poche occasioni che dimostreranno in concreto queste sue parole. Inoltre, attribuendo a lei il nuovo ruolo di unico capofamiglia, Beth si mostra l’unica persona veramente adulta, conscia delle responsabilità che ha sul nucleo famigliare così composto in modo un po’ sghembo e alla costante ricerca di supporto da parte della suocera, una frizzante Swoosie Kurtz che non perde occasione di colorare le serie in cui recita, uno scricciolo di donna che riesce sempre a portare con sè palate di allegria e umorismo.

Solo guardando nel nostro cuore e nella nostra anima, potremo davvero vivere un’altra vita, illuderci magari di trascorrere del tempo con personaggi che esistono solo nella nostra mente, rischiare di non essere compresi dagli altri, perfino essere considerati pazzi. Possiamo però crescere senza perdere il nostro lato bambino, imparare costantemente da chi ha vissuto prima di noi, seguendo i saggi consigli di chi ci ha lasciato in eredità dei bellissimi ricordi colorati da tramandare e far restare in vita anche dopo la loro scomparsa. Ed è così, come diceva l’eterno bambino per antonomasia, che anche il momento più doloroso della nostra vita diventa qualcosa di magico e misterioso, tutto da scoprire: “Morire sarà una splendida avventura”.

Porcamiseria
  • 6.8/10
    Storia - 6.8/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7.2/10
    Emozione - 7.2/10
7/10

In breve

La storia che ci viene presentata non è del tutto originale, niente che non si sia mai visto in precedenza, così come il passaggio da realtà a fantasia viene orchestrato agilmente, ma senza note particolari. Sicuramente colpisce un po’ di più la relazione padre – figlio e la maturità di Wyatt nonostante la giovane età, così come la capacità di leggere una situazione drammatica e difficile in chiave giocosa, facendosi forza e superando il momento in un mondo diverso, sognando quello che sarebbe potuto (o dovuto) essere.

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Porcamiseria

7

La storia che ci viene presentata non è del tutto originale, niente che non si sia mai visto in precedenza, così come il passaggio da realtà a fantasia viene orchestrato agilmente, ma senza note particolari. Sicuramente colpisce un po' di più la relazione padre - figlio e la maturità di Wyatt nonostante la giovane età, così come la capacità di leggere una situazione drammatica e difficile in chiave giocosa, facendosi forza e superando il momento in un mondo diverso, sognando quello che sarebbe potuto (o dovuto) essere.

Storia 6.8 Tecnica 7 Emozione 7.2
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