Ritorna il Roger Ailes più umano e meno politico in questo quarto episodio di The Loudest Voice. Lo vediamo confrontarsi con problemi quotidiani come ad esempio il quartiere in cui vive, o lo vediamo dover affrontare le conseguenze delle sue molestie.

Seppur si è trattato di un episodio che non ha lasciato il segno, la sceneggiatura qui ha fatto il suo dovere portandoci dialoghi davvero ottimi e ben ideati. Ma il plauso, e la recensione è giusto che parta da qui, va a Russel Crowe che in questo episodio è stato sublime. È da tantissimo tempo che non vedevamo l’attore conosciuto principalmente per aver interpretato il gladiatore nell’omonimo film cimentarsi con ruoli non semplici e che hanno bisogno di tanto lavoro. In questo episodio è anche difficile dire in quale scena sia stato da 10: forse quella della riunione di quartiere, ma è complicato dirlo perché Crowe è stato veramente eccezionale in questo episodio.

Per il resto comunque l’episodio non è stato al livello di Crowe: oltre i dialoghi ben scritti, non c’è molto altro che resta in mente. L’unica cosa da segnalare, e che comunque ha un suo peso, è il fatto che la molestia sessuale in questo quarto episodio di The Loudest Voice diventa più esplicita.
Fantastica Annabelle Wallis nell’interpretare la giornalista Laurie Luhn: il momento del crollo psicologico del personaggio dovuto alle molestie colpisce dove deve colpire, funziona e, soprattutto, non è melodrammatico e fine a se stesso.

L’episodio complessivamente si concentra sul come battere Barack Obama e la sua amministrazione: lo si fa utilizzando termini scorretti o manipolando notizie. Bello da questo punto di vista il personaggio di Glenn Beck, all’epoca uno dei volti di punta di Fox News. È stato interessante vedere il momento di quella che è stata la disputa più famosa tra l’opinionista e Obama, in cui il primo definì razzista il secondo. È stato bello vedere il dietro le quinte del momento, non per niente è una delle colonne portanti della serie il farci vedere cosa succede dietro le telecamere.

Nell’episodio viene anche introdotto un nuovo personaggio: Joe Lindsley. Viene assunto da Ailes e dalla moglie per dirigere un giornale locale e dargli uno stampo conservatore: infatti la cittadina dove la coppia abita viene da loro considerata fortemente democratica e liberale, senza quindi spazio per idee di stampo conservatore. Obiettivo del giovane Lindsley sarà dunque quello di far sedimentare certe ideologie politiche. In realtà poi diventerà quasi un protetto di Ailes, trovandosi da un certo punto di vista sotto la sua ala protettrice. Vedremo il ruolo che gli verrà dato all’interno della macchina The Loudest Voice: Lindsley è un personaggio che esiste realmente, ma nella serie si spera ovviamente di vedere una sua rappresentazione più intima.

Ora sarà interessante vedere come piano piano viene costruito il personaggio di Ailes, sia nell’ambito lavorativo che in quello privato. Ci avviciniamo al finale, quello in cui verrà fatta scoppiare la bomba mediatica delle molestie. E soprattutto speriamo di vedere ancora la costruzione di fake news, perché come dice Ailes sul finale:

We don’t follow the news. We make the news.

7.5/10

Storia - 7.5/10
8.5/10

Tecnica - 8.5/10
7/10

Emozione - 7/10

7.7/10

Summary

Un episodio che di certo non lascia il segno. Eccellente Crowe nel reggere i lunghi dialoghi proposti dalla sceneggiatura, oltre a dargli vari colori. Le molestie iniziano a diventare più esplicite e soprattutto sempre più disturbanti, questo è un aspetto positivo.