The Passage1×04 Whose blood is that?

Dopo l'ultimo episodio ci aspettavamo sviluppi importanti sull'asse Clark-Shauna... e invece questa volta la storia è incentrata su Anthony Carter. Un altro episodio molto lento ma comunque piacevole, che ci mostra passato, presente e futuro del personaggio.

6.7

Anche questa settimana The Passage ci offre un episodio lento, ma questa volta la lentezza non infastidisce risultando invece funzionale a quanto si vuole mostrare.
Il protagonista dell’episodio è infatti Carter, l’ultimo detenuto portato al Progetto Noah prima della decisione di dedicarsi ai bambini. Partendo dal Carter attuale, rinchiuso nella camera di fianco a quella di Amy e intento a tenere con la bambina una corrispondenza a base di fogli e pastelli fatti passare sotto la porta, ci verrà mostrato il suo passato, la sua storia. Chi era, come mai era finito prima nel braccio della morte e poi a fare da cavia per questi esperimenti.

Scopriamo così che Carter, così come Shauna prima di lui, è un innocente ingiustamente condannato a morte. Addirittura, mentre Shauna aveva ucciso i genitori ma spinta da abusi e silenzi colpevoli, tradita ed esasperata, Anthony non ha fatto proprio nulla.
Come si era intuito da quanto visto di lui e della sua personalità è una brava persona, al punto di incolparsi per la morte della sua compagna malgrado lui non abbia fatto niente, tormentato però ugualmente dai sensi di colpa per non essere stato più comprensivo, per non esserle stato più vicino.
Quando lui era la persona ferita, era lui a non sapere che in realtà la ragazza con cui stava da tre mesi era già sposata, ed era stato il suo marito a picchiarla il giorno prima.
Ma Anthony è un buono. Si colpevolizza e non si difende quando il marito ricco della ragazza gli addossa la colpa della sua morte, incastrandolo e facendolo condannare a morte.

Anche Carter, così come Shauna, era una vittima innocente del sistema giudiziario

Nel presente, però, non lo aspetta la morte sulla sedia elettrica: qui c’è qualcosa di peggio, c’è Fanning che gli prosciuga le energie per portarlo a una passo dalla morte e costringerlo a fare una scelta.
Vuole morire, o vuole vivere? Preda o predatore? Vittima o carnefice? Una scelta da compiere nei pochi secondi che lo separano dalla morte.
E chiaramente, in quello spazio mentale che condivide con il paziente zero, Carter cede e sceglie la vita.
Abbraccia il sangue di Fanning, diventa suo ed evolve diventando anche lui un vampiro.

In tutto questo abbiamo due importanti spunti di riflessione. Il primo è che a parte il misterioso e manipolativo Fanning, i vampiri che ci sono stati mostrati per bene sono solo quelli con cui potremmo empatizzare: abbiamo incontrato Carter ancora umano e adesso che ne conosciamo la triste storia come si fa a non approvare la sua trasformazione, il suo desiderio di sopravvivere e di essere per una volta la persona forte, non il debole schiacciato perché nero e perché povero?
E Shauna, anche prima di vedere il suo orrendo passato, sembrava calma, quasi impaurita. Beveva sangue, certo, ma alla fine aveva attaccato solo il guardiano cattivo che la insultava e la provocava. E se adesso la vediamo intenta a manipolare le menti delle persone, beh, è sopravvivenza, no?
È interessante come gli sceneggiatori vogliano farci avvicinare anche ai vampiri, per quanto sia ovvio che questi siano il Male. La domanda da porsi è: i vampiri riusciranno a mantenere parte della loro umanità, e quindi questi due che ci hanno mostrato avranno occasione in futuro di redimersi, o è solo una tattica per shockare lo spettatore quando diventeranno macchine assassine assetate di sangue?

Veniamo portati a empatizzare con i due vampiri che sono stati portati lì ingiustamente, i due innocenti. Questo prelude a un loro futuro ribellarsi ai piani di Fanning, magari aiutando Amy, o servirà solo per colpire più duramente gli spettatori quando si tramuteranno in bestie sanguinarie?

L’altro importante spunto di riflessione offerto dall’ordalia di Carter è che, a quanto pare, il vampirismo non è automatico. Non basta essere infettati dal sangue di Fanning, bisogna volerlo. Bisogna cedere alle lusinghe del paziente zero, accettare il cambiamento e chinarsi alla sua autorità. Solo allora il cambiamento si completa.
Certo, l’alternativa è la morte. E non è dato sapere quante persone infettate la sceglierebbero, probabilmente poche. Ma quantomeno si sa che esiste un’alternativa.

Al di là dell’approfondimento su Carter, questo episodio ci mostra poco, ma questo poco è abbastanza interessante.
Un Clark sempre più infestato da Shauna arriva a mentire alla sua compagna sul perché abbia salvato la vampira, e ormai la vede ovunque. Così come Poulson, un suo uomo, sembra devastato dal contatto mentale con un altro vampiro. Questa volta un individuo malvagio, oscuro, depravato, non come i nostri due vampiri da copertina.
Il contatto col marciume di questo prigioniero spinge Peterson verso la pazzia e verso la fuga. Prima di venire ucciso, riesce a dire a Brad che il piano dei vampiri non è quello di fuggire, ma di farsi liberare dal personale stesso del progetto.

L’imprevedibilità non è un punto di forza della serie

Si era già intuito, ma sentirlo dire apertamente e vedere Clark uccidere per tappargli la bocca dà solidità e pericolosità a questo pensiero. Così come si era intuito che la giornalista contattata da Lila non avrebbe fatto una bella fine. L’imprevedibilità non è un punto di forza di questa serie.
L’unica grossa falla di questo episodio (a parte la dottoressa che, scoperta la menzogna di Clark, non corre insieme a un nugolo di guardie a farsi dare spiegazioni…) è la mossa di Brad. Fa costruire una casetta sull’albero fingendo sia per Amy, e poi le svela che serve per studiare il terreno circostante e farsi un’idea del luogo per la loro fuga.
Ma fino a poco tempo prima Brad lavorava per il Progetto, portava i prigionieri qua. Conosce bene la strada, il luogo e i dintorni. Per cui tutto questo è inutile.

L’altra cosa interessante avviene ovviamente alla fine.
La paura per il sangue potenzialmente infetto porta a riconsiderare Fanning e le sue mosse.
Si sa che aspettava un altro elemento per la sua congrega, e si supponeva dovesse essere Amy.
E se invece fosse Jonas? Se avesse organizzato tutto quanto (Winston che spinge all’eccesso Poulson, la sua reazione da cecchino, il black out con il conseguente aggravarsi delle condizioni di Carter già debilitato da Fanning, la sua rinascita nei pressi di Jonas) per arrivare a questa situazione, e quindi Amy in realtà non gli servisse?

Verrebbe da aspettarsi qualche grande avvenimento già nel prossimo episodio, ma il timore è che il passo della serie rimanga questo e l’evasione dei vampiri venga rinviata sempre più in là.

  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6.7/10

Summary

Per una volta la lentezza dell’episodio è giustificata dal focus sulla storia di Carter, che oltre a mostrarci il suo passato ci fa vedere anche come funzioni il processo di trasformazione da umano a vampiro. Per il resto, conferme di cose che si erano già intuite e un interessante colpo di scena finale.

Porcamiseria

6.7

Per una volta la lentezza dell'episodio è giustificata dal focus sulla storia di Carter, che oltre a mostrarci il suo passato ci fa vedere anche come funzioni il processo di trasformazione da umano a vampiro. Per il resto, conferme di cose che si erano già intuite e un interessante colpo di scena finale.

Storia 7 Tecnica 6 Emozione 7
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