Bisogna ammetterlo: nel corso delle sue sette stagioni, The Vampire Diaries ha avuto alti e bassi – parecchi, ultimamente – ma un pregio che gli va sempre riconosciuto è che sa sempre risollevarsi anche dal baratro più profondo. Quest’ultima tripletta di episodi si scrolla di dosso il torpore della prima metà di questa stagione e prova a dare un senso alla trama di Rayna, riuscendo nell’intento di tornare sui binari dell’entertainment senza noia. Le vicende sono numerose, i colpi di scena piuttosto riusciti, la commozione non così scontata; esattamente come la Cacciatrice, la serie sembra sempre in grado di risorgere dalle sue stesse ceneri come una Fenice, bruciando in una fiammata gli sbagli e provando a ricostruirsi da capo. Alla lunga diventa monotono, certo, ma innegabilmente non è il caso di queste tre puntate.
“I have a plan.” “You always have.”
Il fulcro principale attorno a cui hanno ripreso a ruotare tutti gli avvenimenti è il rapporto tra Damon e Stefan, vera attrattiva rimasta in questa serie e – come già ho sostenuto altrove – unica e sincera storia d’amore di tutta la serie.
Lo scossone principale che riceve The Vampire Diaries, ed ennesimo motivo per cui mettere in discussione l’affetto che un fratello prova per l’altro, è come Damon Salvatore decida di traghettarci direttamente in quei tre anni nel futuro di cui abbiamo avuto solo distratti spezzoni; la continuità, alla fine della quindicesima puntata, viene ribaltata: quando Damon decide di chiudersi in una bara accanto alla sua amata Elena, lasciando Stefan in balia della cicatrice di Rayna e tutti gli altri nei cazzi – per dirla molto finemente – la serie acquista un ritmo totalmente nuovo. Il presente, adesso, è il futuro; lo spezzarsi della linea temporale che abbiamo seguito finora – e trasferirla in flashback – è una scelta vincente che permette di guardare con maggior interesse una parte rimasta finora misteriosa. Del resto, è assodato che ricostruire il passato tramite spezzoni, andare a ritroso dunque, è molto più stimolante per uno spettatore.
In questo ricongiungersi delle due linee narrative, scopriamo che Stefan ha passato i famosi tre anni on the run, in un perpetuo tentativo di sfuggire alla Cacciatrice in compagnia di Valerie; come ci è già stato mostrato negli episodi precedenti, l’amicizia tra i due è diventata altro e Caroline ha scelto di proseguire con la sua vita a Dallas, senza di lui, in compagnia di Alaric. È Matt a dare il via a tutto, paradossalmente, visto che scopriamo che è stato proprio lui a liberare Rayna e sguinzagliarla nuovamente contro Stefan. E lui chi sente il bisogno di chiamare, una volta che la cicatrice ha ripreso a sanguinare? Suo fratello, ovviamente.
I dialoghi che hanno il minore dei Salvatore e la Cacciatrice, durante Days of Future Past, si dipanano come un perfetto fil rouge in tutta la frenetica puntata, approfondendo ulteriormente la psicologia di Stefan e – di riflesso – quella di Damon.
Il fatto che Stefan sia arrivato a svegliare il fratello dal suo sonno, in tutta urgenza, solo perché è la prima persona a cui ha pensato quando si è sentito in pericolo, è indicativo del profondo legame che li connette sempre e comunque. E persino Damon, anche dopo aver realizzato che prendersi la cicatrice per salvare il fratellino l’avrebbe condannato a una vita mortale, nell’emergenza non esita troppo nel tentare di sacrificarsi.
La scoperta che Rayna è mortale (ha vite limitate, come Super Mario o i gatti) ha reso la storia della Cacciatrice decisamente più interessante; il fatto poi che la cicatrice che lascia alle sue future vittime sia un legame mistico, che annoda a doppio filo la vita e la mente dei due “partecipanti”, regala quella sfumatura sovrannaturale che da un po’ mancava in The Vampire Diaries. Van bene le streghe, van bene le strane sette (Armory) che ancora non ho capito dove vogliono andare a parare, ma mancava qualcosa.
Non so se è una moda della CW, recentemente, ma pare che il network abbia deciso di dare una netta sfoltita ai cast delle sue serie tv; The Vampire Diaries non è certo immune alle tragedie – e non di sicuro nuovo – e la sedicesima puntata si chiude col botto. Letteralmente.
Nora e Mary Louise erano l’ultima parte di ciò che rimane degli Eretici (esclusa Valerie), e vederle saltare in aria nel tentativo di distruggere la Pietra della Fenice è stato piuttosto commovente. Sono personaggi che sicuramente avrebbero potuto dare molto di più, se non fossero state sfruttate malissimo dagli sceneggiatori. Hanno comunque fatto un’uscita di scena memorabile: sì, perché nella Pietra che sono riuscite a distruggere c’era da poco finita l’anima di Stefan, che non è più riuscito a fuggire da Rayna.
L’esplosivo finale di Thelma e Mary Louise (cit. Damon) si riaggancia all’ennesimo sconvolgimento di trama, che regala all’ultima parte di questa settima stagione tutto un altro futuro. Salta fuori che senza più la Pietra, l’Inferno dove sono finite tutte le anime catturate da Rayna non esiste più. Con un espediente narrativo che ricorda molto quello del Limbo sgretolato – non ricordo neanche più in che stagione, a dirla tutta – tutti gli spiriti dei vampiri si sparpagliano per la terra, aggrappandosi al cadavere più vicino: umano o vampiro che sia. Il che si rivela essere un grande problema, visto e considerato che Stefan finisce nel corpo di un alcolista morto in un incidente stradale poco prima. L’ironia nel vedere Stefan Salvatore nel corpo di un addicted è massima.
Di nuovo, questo è lo spunto per vedere un altro lato del loro rapporto – mettendo in pausa tutte le altre storyline. Il loro dialogo al telefono, sotto una tempesta di neve mentre “Stefan” si trascina ferito e congelato in una foresta sotto la neve, senza meta, ha la capacità di commuovere davvero come non succedeva da tempo. Un plauso agli sceneggiatori per avere reso la relazione tra i due fratelli la pietra salda sopra cui costruire un intero show; non ha più molto da raccontare, ha meccanismi piuttosto ripetitivi, ma questi due sanno ancora come emozionare davvero. I Went to the Woods porta avanti dignitosamente la trama orizzontale, presentando un nuovo ostacolo da superare: come rimettere Stefan dentro il suo corpo, attualmente occupato da un serial killer psicopatico?
Per concludere, propongo una petizione per far smettere agli sceneggiatori di far morire malissimo qualsiasi persona con cui Matt costruisca un legame. Oltre a rendere il personaggio sempre inveterato nelle stesse dinamiche – lutto, rabbia, voglia di vendetta – non fanno mai il passo successivo; se fossi in Donovan, sarei già diventato uno sterminatore seriale di vampiri. Sarebbe interessante vedergli varcare il confine e diventare il villain di una stagione, invece che la lagnosa spalla dei protagonisti.
Tre porcamiseria e mezzo al’intera tripletta di episodi; brillanti, divertenti ed emozionanti. Questo è il The Vampire Diaries che vogliamo vedere.
Nessuno l’ha capito:
https://twitter.com/perfectderavin/status/718531752478818304
Dicesi “buchi di trama”:
Ma quand'è che Mystic Falls è tornata ad avere una popolazione? Perché io ero rimasta alla desolazione e a Matt. #TVD #TheOriginals
— Des ✨ (@faithandfuture) April 9, 2016
Mai sottovalutare Matt Donovan:
Un applauso ad Enzo che si fa fregare da Matt Donovan. DA MATT DONOVAN! #TVD
— alohomora (@_Iamalsoawe_) April 2, 2016