The Walking Dead5×10 Them

Dopo la brutta sorpresa della scorsa puntata (di cui trovate la recensione qui) mi aspettavo un episodio di transizione, incentrato sulla riflessione e sulla rappresentazione della sofferenza dei nostri eroi, che hanno dovuto attraversare, negli ultimi tempi, più di un inconveniente lungo il loro percorso. Ed effettivamente così è stato. [SPOILER IMMINENTE: non leggete se non siete […]

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Dopo la brutta sorpresa della scorsa puntata (di cui trovate la recensione qui) mi aspettavo un episodio di transizione, incentrato sulla riflessione e sulla rappresentazione della sofferenza dei nostri eroi, che hanno dovuto attraversare, negli ultimi tempi, più di un inconveniente lungo il loro percorso. Ed effettivamente così è stato.

[SPOILER IMMINENTE: non leggete se non siete al pari con la visione delle puntate]

Sono passate tre settimane dagli eventi dell’ultimo, straziante episodio, e la parte iniziale della puntata è dedicata alle reazioni di Maggie e Sasha alla perdita dei rispettivi familiari, che rappresentavano il loro ultimo punto di contatto con la vita prima dell’apocalisse. La prima è appollaiata ai piedi di una pianta nel bosco e sembra totalmente annientata dal dolore e della disperazione, mentre per Sasha è evidente che la reazione principale è la rabbia.

Sinceramente ho trovato questo opening molto freddo e privo di pathos; se l’intenzione degli autori era quella di suscitare empatia nello spettatore e calarli appieno nella sofferenza dei personaggi, l’obiettivo è stato completamente mancato. Personalmente ho sempre pensato che Maggie (soprattutto quando lontana da Glenn) fosse uno dei personaggi più forti di tutta la serie, ma questa scena in particolare, nonostante fosse evidente lo stato di sofferenza in cui versava la ragazza, per qualche motivo non mi ha colpito come avrebbe dovuto.

Discorso completamente diverso, nelle premesse, per Sasha: utilizzando la rabbia come movente di ogni sua azione, ha semplicemente passato tutto l’episodio a combinare una stupidaggine dietro l’altra, partendo dall’opening veramente nonsense, in cui trova delle rane morte lungo il cammino e, inspiegabilmente, si blocca per sotterrarne una nel terriccio con i piedi. Come farebbe un bambino di cinque anni, insomma.

Ma il senso di tutto ciò? Sorvoliamo che è meglio…

Dopo l’opening, non eccezionale ma in cui almeno viene dedicato dello spazio all’elaborazione del lutto da parte delle due ragazze, tutto il resto della puntata (o quasi) si può descrivere con una sola parola: noia. Non so, anche qui, se questo era il loro modo di rendere l’idea di un gruppo allo stremo delle forze, senza speranza e sofferente, ma di sicuro hanno toppato per la seconda volta. A me è semplicemente venuto il nervoso.

Mancano, infatti, ancora 100 chilometri per arrivare a Washington (non si sa ancora bene a fare cosa, poi), e la scena è completamente incentrata, per una ventina di minuti buoni, sul gruppo che cammina. I nostri, camminano, camminano, spiccicano parola (peraltro con frasi ininfluenti, completamente nonsense o slegate dal contesto) più o meno ogni cinque minuti di episodio, e danno l’occasione a Sasha di mettersi ulteriormente in pericolo: la ragazza, in evidente stato di instabilità psicologica a seguito della morte di Tyreese, decide (con il gruppo affamato e stremato, ricordiamolo) di affrontare gli zombie in prima persona, rimettendoci quasi le penne.

Non lo sa, questa sprovveduta, che i consigli di Michonne si ascoltano SEMPRE? Lo ammetto, per un attimo ho sperato che Sasha ci lasciasse le penne. Non contenta di aver messo in pericolo tutto il gruppo, quando il povero Abraham (non credevo che lo avrei mai detto) ha cercato di ricordarle che è tra amici e che ha ancora dei motivi per tirare avanti, lei ha risposto così:

“We’re not friends”

Roba da prenderla e gettarla in un fosso. Io capisco la sofferenza per suo fratello (non che il loro rapporto sia mai stato approfondito in modo particolare, sia chiaro), quello che non capisco è come possa il lutto, soprattutto in un mondo in cui sai di poter morire dolorosamente da un secondo all’altro, sconvolgerti a tal punto da gettare alle ortiche tutto quello che, in termini di rapporti personali, ti sei costruito dal fatidico giorno zero.

Ad un certo punto, comunque, la svolta: inizia a piovere. Che gioia.

I nostri si rifugiano in una stalla, e Rick coglie l’occasione per fare (finalmente) una riflessione interessante. In un mondo popolato da centinaia di milioni di zombie, chiunque si ritrova a tracciare una netta separazione tra gli zombie (brutti e cattivi) e gli umani. Ma è davvero così? C’è davvero così tanta differenza tra delle creature che vivono con l’unico impulso di mangiare, e degli esseri umani ormai ridotti allo stato di mera sopravvivenza alla morte, in un mondo ostile, costretti a fronteggiare giornalmente la consapevolezza di aver perso tutto e di perdere a breve anche quel poco che gli è rimasto?

L’unica differenza che io trovo tra gli zombie e gli esseri umani, per come sono rappresentati in The Walking Dead, è la speranzaSperanza che, nel caso dei nostri protagonisti, è rappresentata ora dalla possibilità di trovare a Washington un rifugio finalmente sicuro. Questo è stato l’unico merito della puntata: aver evidenziato che in fin dei conti, senza alcuna speranza a cui aggrapparsi, gli umani sopravvissuti all’epidemia sono i veri “Walking Dead”.

Detto questo, nell’unico vero momento WTF dell’episodio, sul finale, vediamo anche uno sconosciuto (che sembra tuttavia conoscere Rick e compagni) che si presenta e dice:

"I have good news"

“I have good news”

Buone notizie in The Walking Dead? Quanto ci scommettiamo che è un trappolone?

Spero comunque che, alla luce di questo, nella prossima puntata vedremo un po’ di azione; non intendo azione in senso stretto (o almeno non solo), chiedo semplicemente che in 45 minuti di puntata gli autori trovino qualcosa di interessante da raccontare,lasciando stare questi esperimenti di approfondimento psicologico malriuscito. Piuttosto, sviluppino come si deve il percorso dei personaggi a cui tutti i fan si sono affezionati: arrivati alla quinta stagione, volenti o nolenti, i personaggi sono ben delineati caratterialmente e hanno un background definito, quindi fargli fare qualcosa di coerente e/o interessante non dovrebbe essere un’impresa così impossibile.

L’espediente del cliffhanger finale non è assolutamente sufficiente a risollevare una puntata mediocre e noiosa sotto (quasi) tutti gli aspetti, quindi la mia valutazione all’episodio non può andare oltre i due porcamiseria su cinque.

 

 

 

Considerazioni a caso:

  • ho adorato Maggie che ha praticamente asfaltato padre Gabriel. Finalmente qualcuno che gli ribadisca che è inutile fare l’uomo di chiesa se poi appena puoi ti rifugi dentro un capanno condannando tutti a morte;
  • qualcuno mi spieghi il senso della scena di Maggie che apre un bagagliaio a caso e, casualmente, ci trova uno zombie dentro;
  • la scena dell’assalto degli zombie nella stalla era ESTREMAMENTE potente; è un peccato averla utilizzata in questo episodio dopo mezz’ora di noia assoluta.

Come sempre la parola passa a voi, non vediamo l’ora di sapere la vostra opinione sull’episodio! Se volete leggere le nostre recensioni sulle precedenti puntate di The Walking Dead potete cliccare qui.

Porcamiseria

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