The Walking Dead5×16 Conquer

Siamo giunti anche quest’anno all’epilogo per The Walking Dead, in questa stagione partita (come sempre) con il botto ma poi calata inesorabilmente di qualità, fino alla ripresa nel ritmo della narrazione conseguente all’arrivo del nostro gruppo di sopravvissuti in quel di Alexandria. Questa ambientazione così atipica ha davvero portato una ventata d’aria fresca alla serie, con l’introduzione […]

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Siamo giunti anche quest’anno all’epilogo per The Walking Dead, in questa stagione partita (come sempre) con il botto ma poi calata inesorabilmente di qualità, fino alla ripresa nel ritmo della narrazione conseguente all’arrivo del nostro gruppo di sopravvissuti in quel di Alexandria. Questa ambientazione così atipica ha davvero portato una ventata d’aria fresca alla serie, con l’introduzione di nuove dinamiche, nuovi personaggi e una storyline in chiave completamente inedita. Le suddette dinamiche sono chiaramente in procinto di essere completamente stravolte in questo season finale parecchio riuscito, sebbene la prima impressione, rispetto a quanto siamo stati abituati nelle precedenti stagioni, sia quella di una puntata un po’ con il freno a mano tirato.

GLENN, O “LA RAZIONALITÀ FATTA PERSONA”

C’è da dire che molte delle questioni sollevate nei precedenti episodi vengono egregiamente risolte: basti pensare alla faida tra Glenn e Nicholas, che avevano avuto ben più di qualche screzio ultimamente, soprattutto a causa della natura facinorosa ed egoista di quest’ultimo. Glenn, dal canto suo, nonostante il colpo di pistola ricevuto a tradimento, riesce ad atterrare Nicholas; tuttavia – contro ogni previsione e apparente buon senso – gli risparmia la vita, decidendo di non piantargli una pallottola in testa. Glenn conosce fin troppo bene il rischio che corre nel mostrare pietà ad una persona che non se lo merita, tuttavia è ben consapevole del fatto che un atto del genere cambierebbe per sempre il suo modo di essere, l’essenza della sua persona.
Rinnovata stima per Glenn, quindi, che si dimostra per l’ennesima volta uno dei personaggi più equilibrati del gruppo. Sono contento, peraltro, che da un po’ di tempo a questa parte si stia dando meno spazio alla storia d’amore con Maggie (altro personaggio di punta della serie in quanto a caratterizzazione), in favore dello sviluppo individuale dei personaggi.

glenn

IL RITORNO DI MORGAN

Nel cold opening di questo episodio abbiamo avuto modo di fare (finalmente, direi) la conoscenza di quelli che, con tutta probabilità, saranno gli antagonisti principali nelle puntate in onda l’anno prossimo: i “Wolves”, teppistelli da strada nonché autori di tutti i marchi a forma di W incisi sulla fronte dei numerosissimi erranti che abbiamo avuto modo di vedere nel corso della seconda metà di stagione.
Li vediamo, sempre all’inizio, prendersela con Morgan, evidentemente ritornato sano e stranamente zen dopo lo stato di follia in cui lo avevamo lasciato nella terza stagione; ovviamente, i due sfigatelli non sono durati nemmeno il tempo di uno starnuto e Morgan li ha atterrati senza problemi con il solo utilizzo di un bastone da passeggio.

È curioso vedere il cambiamento di Morgan, contrapposto a quello di Rick, nel tempo trascorso dalla terza stagione. Morgan è stato il primo contatto umano al risveglio del protagonista nel bel mezzo dell’apocalisse, nel primissimo episodio della serie, e nonostante la sua apparizione un po’ fugace il suo personaggio è entrato subito nella mitologia della serie; nella terza stagione lo avevamo trovato estremamente cambiato (in peggio, era completamente pazzo) e ora sembra aver davvero raggiunto, a distanza di anni da quel giorno, la serenità di cui necessitava da tempo.

Rick, invece, a partire da una delle frasi più famose della serie:

This isn’t a democracy anymore.

ha avuto l’evoluzione opposta, o per meglio dire involuzione: è stato risucchiato da una spirale di risentimento e senso di responsabilità che lo ha portato progressivamente ad assumere comportamenti sempre più dittatoriali e ai limiti dell’assurdo. Non per niente, nonostante sia l’indiscusso protagonista della serie (nonché leader del suo gruppo) è indubbiamente uno dei personaggi più odiati in assoluto.

Rick_conquer season finale

Grazie all’incontro fortuito con Daryl Aaron (nella sequenza della fabbrica che è sicuramente uno degli highlight dell’episodio), Morgan si ricongiunge con il gruppo principale. Il momento dell’incontro tra lui e Rick, negli ultimi minuti dell’episodio, evidenzia proprio l’estrema differenza tra i due di cui parlavo prima, ma all’esatto opposto rispetto a come era stata percepita l’ultima volta che i due avevano incrociato i loro cammini.

IL PROCESSO

Infatti, se prima parlavamo del carattere estremamente equilibrato di Glenn, lo stesso non si può sicuramente dire di Rick. Ormai sempre più preso dai deliri di onnipotenza e dai suoi – diciamocelo, insensati – piani di conquista di Alexandria, sembrava aver perso completamente il senno; ancora di più, poi, nella prima parte di questo episodio, in cui addirittura arriva a pensare che, sotto sotto, non sarebbe male uccidere un paio di persone così tanto per, a titolo di ammonimento.
Particolarmente interessante, comunque, il suo botta e risposta con Michonne, che ha evidentemente mangiato la foglia e (non essendo una sprovveduta) ha scoperto tutto riguardo alle pistole trafugate da Carol, Rick e Daryl. Mr. Grimes, in evidente difficoltà nel giustificare il fatto di non averla messa al corrente fin da subito delle loro intenzioni, punta sul classico “non sapevo come l’avresti presa”, che è la tipica scusa di chi viene colto in flagrante a fare una gigantesca cazzata.
È evidente come, in realtà, non le abbia detto niente perchè Michonne si trova fin troppo a suo agio nella sua nuova vita, ed era assolutamente sicuro del fatto che una proposta del genere non avrebbe trovato alcun appoggio da parte sua.

Anche Carol glielo fa presente, con il suo solito fare da badass, quando lui nega l’evidenza delle sue intenzioni, che sono state da subito fin troppo chiare:

You said you don’t want to take this place, and you don’t wanna lie? Oh, sunshine. You don’t get both.

Carol, nonostante la deriva un po’ out-of-character degli ultimi episodi, rimane comunque uno dei personaggi meglio caratterizzati di tutta la serie, con un’evoluzione coerente e ben strutturata. Assolutamente degno di nota il consiglio dato a quel maniaco di Pete, nel caso in cui gli venisse in mente di non dare la dovuta assistenza a Tara:

I could kill you right now. Who’s gonna believe I did it because I didn’t like you? No one!

Insomma, una Carol che finalmente lascia stare quel povero bambino e si scaglia con tutta la sua cazzutaggine contro le persone che se lo meritano.

The-Walking-Dead-Season-5-Finale
Tutto questo preambolo ci introduce finalmente nel vivo di questo season finale. Sappiamo bene che Rick l’ha combinata grossa nel precedente episodio, quello che non potevamo prevedere invece è che gli erranti sarebbero riusciti ad entrare ad Alexandria.
E come, direte voi? Ma chiaramente con l’ennesimo gesto stupido di uno dei personaggi più irritanti che abbia mai popolato l’universo di The Walking Dead: Padre Gabriel. Probabilmente non ancora ben consapevole del fatto che gli zombie deambulano se non scappi ti mangiano anche le chiappe, lascia il cancello di Alexandria aperto rendendo vulnerabile tutta la cittadina.
Per una volta (ma solo questa) sono stato assolutamente dalla parte di Sasha e ho sperato con tutte le mie forze che avesse il coraggio di piantargli un proiettile in mezzo agli occhi; purtroppo è arrivata Maggie giusto in tempo per fermarla, proprio ora che Sasha era in procinto di fare l’unica cosa intelligente dall’inizio della stagione.

Per fortuna a salvare la situazione ci pensa Rick, che fa piazza pulita di tutti gli zombie da solo giusto in tempo per dire la sua al processo, mettendoli davanti all’evidenza: nonostante tutti gli sforzi fatti per negare quello che in realtà è palese, senza un forte cambiamento nella gestione della cittadina sono tutti spacciati.
Nel fantastico epilogo dell’episodio, anche Deanna, di fronte all’uccisione di suo marito per mano di un Pete completamente fuori di sè, si convince del fatto che, quando è necessario, bisogna prendere il toro per le corna. O, in questo caso, prendere Pete a colpi di pistola in faccia.

 

DO IT!

DO IT!

Sono contento che la situazione interna di Alexandria si sia risolta senza spargimenti di sangue tra gli innocenti. In fondo, nonostante le mire dittatoriali mostrate da Rick nel corso dei precedenti episodi, appare chiaro in questa puntata che i suoi intenti (ma non le azioni) sono positivi e soprattutto hanno delle serie motivazioni alla base. Il tutto è finalizzato, come sempre, alla protezione della propria famiglia, e spero che questo sia il preludio di una convivenza serena – per quanto possibile – tra il gruppo di Rick e quello di Deanna, ormai facenti parte di un’unica, grande famiglia.

Nonostante gli alti e bassi presenti anche nell’ultima parte di questa stagione, questo doppio episodio è stato davvero con i controfiocchi, ed entra di diritto tra le puntate migliori di quest’anno. L’unica pecca che posso attribuirgli è data dal fatto che, per essere un episodio conclusivo, lascia poche questioni aperte e, per questo motivo, viene a mancare quella voglia irrefrenabile di sapere cosa succederà, come accaduto per esempio nel finale della scorsa stagione. Solo per questo, il mio voto alla puntata è di quattro PorcaMiseria su cinque.

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Per poter dare un voto nel complesso alla stagione devo, per forza di cose, essere un po’ più critico. Quest’anno The Walking Dead era partito davvero con il botto, e mi ero creato delle aspettative molto alte che sono state in parte deluse, soprattutto verso la metà della stagione. Con un fumetto così acclamato da cui trarre ispirazione di fatti da raccontare ce ne sarebbero a iosa, tuttavia spesso capita ancora che le puntate scorrano via senza che accada assolutamente niente. È un vero peccato, perchè quest’ultimo episodio è la dimostrazione del fatto che, con un minimo di oculatezza, la serie può ancora fare faville. Continuo a pensare al fatto che una riduzione del numero di puntate (magari una decina invece delle canoniche quindici o sedici) porterebbe grandi benefici alla serie nel suo complesso. Ciò nonostante, questa quinta stagione è sicuramente migliore della precedente e per questo le assegno tre PorcaMiseria su cinque.

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CONSIDERAZIONI ERRANTI

  • Sembra ormai chiaro che i “Wolves” siano in realtà il gruppo di abitanti di Alexandria esiliato, più volte menzionato durante l’ultima parte della stagione;
  • La scena di Sasha che si adagia sugli zombie da lei stessa uccisi è stata veramente potente dal punto di vista visivo; per una volta non ha delirato proprio a caso;
  • Daryl e Aaron sono davvero una bella accoppiata: la sequenza alla fabbrica (in particolare dentro l’automobile) è una delle più riuscite di tutta la stagione, sebbene fosse chiaro fin dal primo secondo che stesse per arrivare il trappolone;
  • Dopo i titoli di coda c’è un’ulteriore sequenza (nascosta) con Michonne: non perdetevela!

 

EDIT: è ancora aperto il nostro sondaggione “THE NEXT WALKING DEAD – chi, tra i protagonisti, ti piacerebbe vedere morto stecchito appena possibile?” Non dimenticatevi di partecipare, rispondendo, con un massimo di tre preferenze, nella sezione dei commenti qui sotto, o anche sui post di #TheNextWalkingDead su Facebook Twitter. Martedì prossimo stileremo la top 5 dei personaggi più odiati!

 

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