The Walking Dead6×09 No Way Out – 6×10 The Next World

Come da tradizione The Walking Dead tira fuori le armi pesanti per il rientro dalla pausa natalizia, proponendo un nono episodio con Alexandria messa a ferro e fuoco (letteralmente) e mostrandoci nella puntata successiva la ricostruzione di un ennesimo, nuovo mondo. No Way Out In mezzo all’orda di walker che ha invaso Alexandria troviamo ancora il gruppetto che nel finale […]

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Come da tradizione The Walking Dead tira fuori le armi pesanti per il rientro dalla pausa natalizia, proponendo un nono episodio con Alexandria messa a ferro e fuoco (letteralmente) e mostrandoci nella puntata successiva la ricostruzione di un ennesimo, nuovo mondo.

the walking dead 6x09 no way out

No Way Out

In mezzo all’orda di walker che ha invaso Alexandria troviamo ancora il gruppetto che nel finale dello scorso episodio si era cosparso di frattaglie di zombie per attraversare indenne la città. Mentre padre Gabriel ha la sua prima buona idea in due stagioni, portando Judith in salvo nella chiesa, il simpatico Sam, che aveva rifiutato di seguire il prete, ha una crisi di panico che gli costa parte della testa (no brain, no pain) e ne fa un antipasto perfetto per gli zombie. Jessie, in preda al dolore, si mette a urlare finendo anche lei tra le fauci dei risorti (non prima però che Rick le stacchi la mano con cui ancora non mollava Carl [sei stata a un passo così dal diventare la nostra beniamina, Jessie!]). Ron, ultimo componente della famiglia rimasto, dopo avere subito più traumi infantili in trenta secondi di quanti ne abbia annotati Freud in una vita, dà di matto e minaccia gli odiati Rick e Carl, ma fa la fine dello spiedino grazie alla prontezza di Michonne, riuscendo a portare via “solamente” l’occhio destro al mostriciattolo Grimes. Messo al sicuro il ciclope, Rick se la sente calda (l’accetta) ed esce in piazza ad affrontare da solo tutti i walker, ma a lui si uniscono pian piano i ritrovati DarylAbraham Sasha e anche gli abitanti di Alexandria, consapevoli che per continuare a vivere, e vivere al sicuro, devono fare gruppo e armarsi di coraggio (e non solo). Intanto Denise diviene protagonista del rapimento più rapido del mondo, che finisce con il wolf Alpha quasi convertitosi, ma non abbastanza in fretta da non finire freddato da Carol. Enid Glenn, dopo l’ennesimo smielato dialogo, vanno a salvare Maggie, che finalmente si riunisce al consorte, probabilmente l’uomo più fortunato del mondo – anche in questo episodio, scampa praticamente a morte certa in extremis.

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Questo No Way Out verrà sicuramente ricordato come uno degli episodi clou di The Walking Dead, sia per la potenza di alcune immagini – dalla merenda con Sam alle diverse e rapide soggettive degli zombie sterminati – sia per l’evoluzione di alcuni personaggi (Gabriel in primis, ma anche Eugene) e della comunità intera. Una puntata che però non è priva dei soliti difetti e della, ormai consueta, mancanza di coraggio della serie che viene più o meno abilmente camuffata con la morte rituale (e visivamente sempre forte) di qualche personaggio secondario. Per non parlare delle situazioni in cui Glenn si trova di volta in volta a rischiare la vita e a salvarsi sempre all’ultimo istante, in un loop che sta sfociando nel ridicolo.

La toppa questa volta è però valida, e copre bene il buco che lacera questa serie da diverse stagioni. La puntata è ben strutturata, i climax ben armonizzati, le sottotrame orchestrate senza sbavature. Così la redenzione di Alpha, nella sua incompiutezza, fa da contraltare alla freddezza di Carol, sottolineata non solo nella scena in cui affronta il wolf ma, soprattutto, suggerita abilmente nella voce fuoricampo che Sam ricorda nella sua crisi di panico. Il finale, con la furia dei protagonisti che esplode in una catarsi violenta e rabbiosa riporta in superficie il doloroso vissuto di ogni personaggio, evidenziando per alcuni una superficialità psicologica che regge il pathos della scena solo grazie al ritmo serrato delle inquadrature.

Un po’ troppo frettolosa e gratuitamente badass la scena iniziale con i motociclisti di Negan, che tuttavia apre scenari interessanti per il futuro. Al passato invece guarda il nostalgico riferimento visivo alla seconda stagione, quando Carl venne ferito e ricoverato presso la fattoria di Hershel. Quattro porcamiseria per averci ricordato che, quando ci si mette, The Walking Dead ha ancora armi potenti da giocare, soprattutto con le emozioni degli spettatori; sulle quali però non si può imbastire un’intera serie, ancora troppo ancorata a dinamiche “piacione” e poco originali.

4

 

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The Next World

Due mesi dopo l’assalto di Alexandria, le cose sembrano tornate alla normalità, tanto che, per i primi minuti, sembra di essere tornati indietro nel tempo e assistere a un crossover tra 8 Sotto un Tetto Seventh Heaven. Rick e Daryl vanno alla ricerca di cose che possano essere utili alla città, che piano piano sta prendendo l’aspetto di quella comunità tanto agognata da Deanna. Durante la loro uscita i due incontrano uno strano personaggio di nome Paul Rovia, detto Jesus, che cerca di ingannarli e rubare loro il furgone con le provviste. Dopo un inseguimento (a piedi, di un furgone, ma vabbè…) Daryl riesce a mettere K.O. l’estraneo, ma poiché questi gli aveva salvato la vita pocanzi, decide su suggerimento di Rick di riportarlo ad Alexandria, per decidere cosa farne.

Nel frattempo Michonne segue Spencer nel bosco, per capire come mai il ragazzo si aggiri con una pala di nascosto (sai com’è, di questi tempi…). In realtà lo scopo era quello di trovare lo zombie di Deanna, fugacemente intravisto durante l’assedio di due mesi prima, e mettere fine alla sua non-vita. A permettere questo momento di estremo cordoglio sarà il giovane Carl, che con un occhio solo pensa bene di andare a leggere fumetti nel bosco; il piccolo Grimes sa che, come in un incantesimo, a compiere l’ultimo gesto di liberazione deve essere qualcuno che amava il congiunto, per questo si rifiuta di togliere di mezzo la non-morta Deanna. Michonne è molto convinta da questa spiegazione, e per questo motivo la sera decide di concedersi a Rick (!!!), in una imbarazzantissima scena d’amore che termina con Jesus, misteriosamente liberatosi, nella camera dei due, ansioso di parlare con Rick (Jesus is watching you!).

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Dallo shock della puntata precedente, fatta di azione e frenesia, si passa alla sorpresa di questo finale di episodio, un po’ stiracchiato, lento fisiologicamente nel suo narrare la ripresa di una comunità riunita ma comunque provata, che cerca di andare avanti. Sullo schermo si alternano diverse coppie esposte al turbamento di un terzo inaspettato, estraneo: dai True Detective di Alexandria Rick e Daryl, a Enid e Carl e Michonne e Spencer. È una soluzione che potrebbe andar bene se non producesse l’ennesimo riciclo della psicologia superficiale delle reazioni post-traumatiche. Daryl, ad esempio, è un personaggio che ormai non cresce da molte puntate e che si ritrova sempre nel cliché del maschio alpha che però sotto sotto ha il cuore d’oro ma non deve farlo vedere perché altrimenti rischia di soffrire: era così con Merle, con Carol, con Beth, con Aaron, e lo stesso accade qui con Rick, impegnato a convincerlo (in realtà a convincersi) di avere ancora una casa e una famiglia.

La casa è il cuore di questo episodio, quel next world del titolo passa necessariamente da qui, da quel posto che adesso sta vedendo crescere affetti, intimità e sicurezza della comunità – per questo l’attenzione si focalizza molto sulle coppie amorose di Alexandria, da Tara e Denise alla nuovissima Michonne e Rick. Carl racconta a Judith come ritrovare casa orientandosi grazie alle stelle, un punto fisso in un universo che cambia e si stravolge. Alexandria è la grande protagonista sottaciuta di questa puntata, con le sue mura a memoria dei caduti, con le necessità di chi si sta rialzando e le debolezze di chi non si è ancora ripreso. Jesus approfitterà di questo momento d’incertezza ma al contempo di grande unione della città? Oppure il suo ruolo è destinato a una connotazione positiva nel quadro degli eventi? Di sicuro non fa male l’arrivo di un personaggio nuovo ben caratterizzato già dalla prima apparizione, che rende leggeri i toni di questo episodio, quasi in contrasto con la drammaticità del precedente.

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L’imbarazzo della scena d’amore e d’affetto tra Rick e Michonne deriva probabilmente non solo dallo straniamento del contenuto, ma anche dalla lentezza dei tempi e dalla goffaggine dei gesti che hanno reso l’evento un po’ surreale. C’è da dire che i prodromi c’erano tutti già da qualche stagione, dato che un pensiero simile attraversò molti spettatori quando entrambi i personaggi si ritrovavano a passeggiare per i binari del Terminus come in un prediciottesimo qualunque. In questa puntata inoltre, col senno di poi, dalla storia del dentifricio al riconoscimento di persona cara che Michonne ottiene da Carl, la liaison era intuibile.

In generale l’episodio presenta la gamma di emozioni e reazioni standard sul tema “hai ancora una casa e una famiglia” che, se proprio deve essere riproposto ad ogni mezza stagione, sarebbe opportuno scandagliarlo secondo soluzioni diverse e più raffinate. The Walking Dead si conferma una serie ciclica, un tapis-roulant in cui, anche quando fa capolino l’azione (come nell’episodio precedente), si tratta di moto fine a se stesso, che non porta da nessuna parte. Il loop del tappetino mobile può essere affascinante per un po’, e non basta aprire una finestra ogni tanto per cambiare le cose: è arrivato il momento di andare a correre fuori.

3.5

 

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La fortuna di avere un gruppo valido:

No, siamo quelli resuscitati

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