The Walking Dead7×08 Hearts Still Beating

Il midseason finale di The Walking Dead sancisce la fine della rassegnazione e l’inizio della vendetta contro i Saviors. I protagonisti ritrovano un percorso comune e l'unità d'intenti perduta alla prima rappresaglia di Negan, ma del sangue verrà versato ad Alexandria.

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Diaspora

Dovendo trovare una parola perfetta per sintetizzare questa prima parte di stagione di The Walking Dead, diaspora sarebbe la scelta immediata. Non solo fisica e geografica, ma anche emotiva e relazionale. I personaggi si scoprono solitari, lontani e in disaccordo, il gruppo non è più unito. Questo midseason finale sancisce la svolta e la fine della disgregazione del gruppo di Rick, in un tanto atteso ricongiungimento.

La costruzione narrativa ha finora rigirato il coltello nella piaga di due sentimenti, in risposta all’egemonia schiacciante di Negan: vendetta e rassegnazione, incarnati rispettivamente da Maggie, che fin da subito si era dimostrata propensa alla guerra, e da Rick, che aveva perduto ogni capacità di reazione. Allo stesso modo, dopo la premiere, il cuore di noi spettatori era diviso tra la voglia di vedere Negan morto il prima possibile e un senso di annichilimento, credendo impossibile il realizzarsi di una rivalsa a breve termine. Del resto, come uccidere un essere che squarta e ammazza col sorriso, circondato da un altrettanto spietato e apparentemente infinito esercito di fedeli?

Dal trauma iniziale la trama si è quindi disintegrata e frammentata – come i crani di Glenn e Abraham, verrebbe da dire – in tante microstorie. Tutti hanno perso la testa e si sono messi a cercare un modo per sopravvivere o un modo per far fuori Negan, se non entrambe le cose. Cerchiamo quindi di svolgere l’aggrovigliato filo narrativo per ritrovare il bandolo della matassa che, presumibilmente, caratterizzerà la seconda parte della stagione sotto il segno di una ritrovata unità e di una tanto desiderata vendetta.

Da Soli o Insieme?

È questo il refrain che contesse le vicende dell’episodio e che contraddistingue le storie di tutti i personaggi. A Hilltop, Maggie scruta l’orizzonte in attesa di qualcosa, di un segnale di speranza, dal villaggio di cui ha in sostanza assunto il potere tramite il passaggio di consegne con Gregory, simbolizzato dal lancio della mela. Con lei rimangono Sasha e Enid, le prime a discutere apertamente di vendetta. Sasha vorrebbe agire da sola, ma Enid non è d’accordo e la prega di affrontare Negan insieme.

La stessa contrapposizione appare nel dialogo che in differita avviene ad Alexandria tra Rosita e Gabriel. Vedendola seduta in chiesa, con in braccio una pistola, il prete cerca di dissuaderla dalla vendetta personale. A poca distanza, anche Michonne si rende conto che la solitaria missione sarebbe piuttosto suicida che omicida. Dalla macchina osserva infatti una piana popolata da centinaia di persone tutte appartenenti all’esercito dei Saviors. Da sola non può farcela, può solo tornare indietro rassegnata.

Da Carol, nella sua storyline lasciata fin troppo a riposo, si ripropone lo stesso dibattito ma con sfumature differenti. Mentre lei e Morgan stanno parlando, i due vengono raggiunti da Richard che li supplica a convincere Ezekiel a scendere tutti insieme in guerra contro Negan, senza successo. Qui non c’è spazio per vendette solitarie, ma si manifesta il primo accenno di ribellione guidata, e resta da domandarsi quanto tempo passerà prima che anche il pacifico santuario di Ezekiel si muova e converga con Alexandria.

A simboleggiare la forza di una comunione di intenti abbiamo Aaron e Rick, alla ricerca di provviste e inconsapevoli del fatto che ad Alexandria i Salvatori li stiano già aspettando. Su una chiatta ancorata dall’altra parte di un laghetto infestato di zombie i due trovano un vero e proprio tesoro, custodito assieme ad un biglietto, l’ultimo dei tanti intimidatori avvertimenti che il precedente proprietario aveva affisso tutt’intorno alla zona per scoraggiare i visitatori a avvicinarsi alla barca. Non appena Rick e Aaron si allontanano con la refurtiva, la camera ci offre una panoramica rasoterra del laghetto, che viene subito invasa da un paio di scarponi neri e lerci. Un nuovo personaggio all’orizzonte?

La volontà di accomunare diverse storyline sotto un unico cappello è un efficace tentativo da parte degli sceneggiatori di dare organicità a una scrittura spesso manchevole e frammentaria. La presenza di un tema comune investe tutti i personaggi, li fa sentire, almeno ai nostri occhi, meno lontani reciprocamente e uniti da un sentiero comune che, prima o poi, li riporterà assieme. Non per niente, Hearts Still Beating rappresenta il primo riavvicinamento, che tuttavia non sarà esente da una buona dose di dramma – ma anche brevi momenti di sollievo, nella frettolosa e divertente fuga di Daryl che non passerà certo inosservata.

Il Gioco di Negan

Mentre gran parte dei personaggi è alla ricerca di se stessa, ad Alexandria va in scena un’angosciante sit-com, una sorta di spinoff de “La vita secondo Jim” in chiave post-apocalittica. In casa Grimes, Negan interpreta il ruolo di un inquietante padre di famiglia che, temprato da anni di Masterchef, insegna al figlio adottivo Carl come preparare un buon piatto di fettuccine fatte in casa. Negan è ingombrante e minaccioso specialmente nei gesti più consueti, spiazza e mette a disagio.

Eugene e Spencer ritornano dalla ronda, quest’ultimo ormai convinto che Rick sia d’intralcio alla convivenza pacifica e che perciò vada eliminato. Per avviare un dialogo con Negan decide di incontrarlo e di offrirgli un giro di scotch. L’idillio si cementa ulteriormente quando Spencer mostra al nuovo amico un tavolo biliardo che spostano in strada per giocare all’aperto, ma la natura imprevedibile di Negan e la sua capacità di ammazzare col sorriso sulle labbra travolgono la cittadina e la catapultano in un bagno di sangue.

Spencer espone il suo piano a Negan: eliminare Rick a causa della sua indole incontrollabile e insediarsi come suo collaboratore più mansueto suona strategico e ragionevole, per quanto spregevole, ma il leader dei Saviors non la prende affatto bene. Vedendo il gesto come una manifesta assenza di fegato – guts -, con l’ironico pretesto di cercarlo alla lettera, il Dott. Thackery tira fuori il coltello e sventra l’ultimo figlio sopravvissuto a Deanna.

L’estetica splatter trionfa disgustosamente, mentre l’addome del malcapitato Spencer rigurgita le proprie interiora. La reazione di Rosita, particolarmente sconvolta, ci viene inframezzata da un nero fastidioso tanto quanto prevedibile, nella tradizione tanto cara agli show televisivi di staccare per il break pubblicitario proprio nei momenti di maggior suspense.

Lucille è ferita al posto di Negan, colpita al suo cuore di legno. Negan s’infuria e minaccia Rosita, finendo per far ammazzare Olivia in un maldestro rimpallo di responsabilità. L’arrivo di Rick e Aaron, pestato a sangue dai salvatori, segna il punto di svolta: il primo piano sul suo volto di Rick è struggente, nello stesso sguardo lacrimoso, devastato e folle del primo episodio. I Saviors se ne vanno, portando con loro Eugene, il vero cuoco di proiettili.

L’unità ritrovata

Il ritorno di Michonne permette a Rick di riflettere sull’accaduto e su un cambio radicale di strategia: è tempo di entrare in guerra contro Negan e di riunirsi per organizzare le forze. Tutto converge a Hilltop, Maggie sale sulla palafitta e scruta l’orizzonte, scorgendo finalmente il segnale di speranza che aspettava. La scena appare come un evidente cliché, sì patetico ma anche toccante, un primo barlume di rivalsa anche per lo spettatore.

I cuori dei protagonisti non solo battono ancora, ma lo fanno all’unisono. La commozione raggiunge il picco in un efficace momento “porca miseria”, non appena vediamo spuntare da dietro un casolare Daryl, che singhiozzante riabbraccia il suo amico Rick. La regia suggella la riunione con una serie di primi piani che anche visivamente fanno riabbracciare i personaggi gli uni con gli altri, prima di mostrarceli uniti marciare verso la magione di Gregory.

Come una bellissima hidden track, dopo i titoli di coda ecco sullo schermo un’altra breve e stuzzicante scena, in prospettiva alla seconda metà di stagione: viene inquadrato in lontananza Padre Gabriel, di guardia ad Alexandria. Gli occhi attraverso cui lo vediamo appartengono al padrone dei due scarponi che stavano osservando Aaron e Rick trafugare le provviste dalla chiatta. Non confidiamo che ci venga rivelata subito la sua identità, ma fa piacere il gusto di un piccolo cliffhanger – possibilmente non portato allo sfinimento come quello della conta di Negan a inizio stagione.

Per The Walking Dead si prospetta un interessante girone di ritorno, con equilibri rimescolati e possibilmente qualche soddisfazione anche per i gruppi di Alexandria e Hilltop, senza dimenticare Ezekiel e i primi cedimenti delle sue truppe. Hearts Still Beating ci offre ricchezza di contenuti e organicità nel racconto, smorzate giusto da qualche fastidioso cliché di genere. amc.

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