The Walking DeadSeason 5 so far

Season Recap È previsto per l’8 Febbraio il ritorno di The Walking Dead, la serie targata AMC a tema post-apocalittico, dagli ascolti record e acclamata da milioni di telespettatori in tutto il mondo. La serie è stata, tuttavia, spesso criticata fin dalla seconda stagione per la presenza di punti morti nello sviluppo della trama e per la […]

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È previsto per l’8 Febbraio il ritorno di The Walking Dead, la serie targata AMC a tema post-apocalittico, dagli ascolti record e acclamata da milioni di telespettatori in tutto il mondo.

La serie è stata, tuttavia, spesso criticata fin dalla seconda stagione per la presenza di punti morti nello sviluppo della trama e per la mancanza di fedeltà al fumetto da cui la stessa è tratta, soprattutto dal punto di vista dei dialoghi (spesso davvero inutili) e della caratterizzazione dei personaggi principali.

(Neanche a dirlo, questo articolo contiene spoiler per chi non ha visto tutti gli episodi fino al 5×08)

Questa prima metà della quinta stagione ha spesso sofferto di alcuni dei difetti che caratterizzavano le precedenti, risultando, tuttavia, sicuramente molto più godibile e carica di tensione.

È tipico di The Walking Dead iniziare ogni stagione col botto, e anche stavolta gli autori ci hanno regalato una season premiere con i controfiocchi; iniziamo infatti esattamente dove eravamo rimasti nel finale della quarta stagione.

Tutti i protagonisti (o quasi) sono catturati e imprigionati a Terminus, subito dopo aver scoperto che gli abitanti della ridente località, lungi dal rappresentare quell’ancora di salvezza in cui Rick (Andrew Lincoln) e compagni avevano tanto riposto le speranze, attiravano i sopravvissuti tra le loro grinfie per derubarli e -udite udite- ucciderli a sangue freddo e mangiarseli come delle costolette qualsiasi.

La storyline di Terminus è sicuramente una delle più impressionanti dell’intera serie, sia visivamente che psicologicamente, e questo soprattutto quando si viene a scoprire che cosa ha portato gli abitanti di questo luogo a compiere degli atti così efferati.

Passando in men che non si dica da vittime a carnefici, da oggetto di tortura a sanguinari assassini, gli abitanti di Terminus sono i soggetti perfetti per approfondire il tema principale affrontato in The Walking Dead.

La serie infatti non è mai stata una vera e propria “serie sugli zombie”, tant’è che gli stessi sono ormai poco più di una semplice scocciatura che al più può rallentare il gruppo nei suoi spostamenti, ma che quasi mai rappresenta una vera e propria minaccia.

A rappresentare il pericolo maggiore è sempre l’uomo, con le sue azioni estreme determinate non dalla semplice cattiveria ma dall’esasperazione e dalla necessità dovute ad un contesto altrettanto estremo.
In questo, The Walking Dead non ha mai sbagliato un colpo. Sfido chiunque ad affermare di non essersi mai chiesto, quasi ad ogni puntata:

“Come mi sarei comportato al posto loro? Cosa farei se ci fosse un’apocalisse zombie STANOTTE?”

Nel caso di Terminus, l’azione estrema e definitiva l’hanno comunque compiuta i nostri eroi, con l’aiuto di Carol che è ormai a tutti gli effetti la colonna portante del gruppo

Sempre più badass stagione dopo stagione, Carol (Melissa McBride) ha giocato un ruolo determinante nella salvezza di tutta la ciurma.

Lei è sicuramente il personaggio che, nel corso delle varie stagioni, ha subito l’evoluzione più marcata, e non per niente è il character con cui il pubblico simpatizza maggiormente. Chi se la ricorda più la Carol dei tempi andati, remissiva e sottomessa al suo maritino dal pugno facile? Come minimo la Carol di ora gli avrebbe scaricato addosso un caricatore intero di MP5 fino a ridurlo in una brodaglia grassa.

Purtroppo però, mi spiace ammetterlo, alla fine di quest’arco narrativo davvero riuscito la serie ripiomba, per qualche episodio, nella solita routine del “seguiamo una vicenda separata ad ogni puntata”, che secondo me contribuisce da sempre ad ammazzare la tensione e ad aumentare la noia.

È un vero peccato perchè le vicende questa volta sono DAVVERO interessanti: basti pensare alla storia di Beth, rapita nella precedente stagione e finita, si scopre, in un vecchio ospedale di Atlanta con a capo LEI, una psicopatica bipolare come non se ne vedevano da tempo.

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La storia di per sé è estremamente avvincente, rimane però una scelta assurda dedicare a Beth, personaggio finora bistrattato sin dalla sua prima apparizione nella seconda stagione, degli episodi interi completamente scollegati rispetto alle vicende del resto del gruppo.

Emily Kinney, per quanto sia dotata ed estremamente calata nella parte, non riesce a reggere da sola delle intere puntate, per il semplice fatto che la serie non ci ha mai dato modo, finora, di conoscere meglio il suo personaggio.

Devo dire però che nonostante questo aspetto, il mid-season finale, in cui lei fa una brutta fine proprio nel momento in cui stavamo iniziando un po’ ad affezionarci, è stato davvero un colpo al cuore.

Ovviamente la più colpita di tutte da quanto accaduto alla biondina è Maggie (nonostante non l’abbia praticamente nominata nemmeno una volta nel periodo in cui la sorellina era sparita, ma vabbè, sorvoliamo), anche se sicuramente la vicenda ha scosso l’intero gruppo e ne cambierà inevitabilmente le dinamiche.

Ad ogni modo, come sempre i nostri sono pronti a ripartire, anche se con un’ulteriore speranza in meno.

Altra grande rivelazione della stagione, infatti, è che Eugene, lo scienziato che il gruppo stava tentando di portare a Washington per trovare una cura all’epidemia, non è affatto uno scienziato. L’infame si è infatti inventato questa frottola perchè, incapace com’è di sopravvivere in un mondo così ostile, aveva bisogno della sua scorta personale che lo difendesse da possibili pericoli.

Ora, ammetto che la reazione di Abraham alla notizia è stata davvero adeguata al contesto.

Io, per sicurezza, gli avrei dato ancora quattro o cinque mazzate e lo avrei dato in pasto agli zombie per aprirmi un varco.

Sono sicuro che anche Glenn, Maggie e Rosita avrebbero fatto la stessa cosa, solo non ne hanno avuto le palle perchè alla fine questo Eugene, incapace totale sotto tutti gli aspetti, un po’ di tenerezza te la fa anche.

Il finale, alla luce di questo, è ancora più aperto del solito. Non ho la minima idea di dove andranno i nostri protagonisti, di quale sarà il loro scopo ora che andare a Washington si rivela assolutamente inutile; di sicuro però non vedo l’ora di scoprirlo l’8 Febbraio con la nuova puntata.

Spero solo diano più spazio a Daryl e Michonne, che in questa prima metà di stagione sono stati un po’ messi da parte rispetto al solito.

L’hype per la seconda metà della stagione è alle stelle, e già solo per questo non riesco proprio a dare alla stagione meno di quattro porcamiseria su cinque.

Porcamiseria

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