The Umbrella AcademyThe Umbrella Academy Season 1: La famiglia prima di tutto

Season Recap Ci vuole un’incombente apocalisse per riportare insieme i membri della famosa The Umbrella Academy, che cercheranno finalmente di accettare il proprio passato, esplorare sé stessi e crescere, non per questo allontanandosi dalla cosa che hanno più a cuore: la famiglia.

7.2

Dopo aver terminato la visione The Umbrella Academy in qualche giorno, torniamo con un recap che sostanzialmente conferma le impressioni avute: è un prodotto che si fa guardare, venato dalle giuste comicità, colonna sonora e narrazione. Non mancano bizzarrie randomiche che strappano qualche sorriso, qualche love story (originale e non), un finale pressoché aperto che già apre le strade ad un potenziale seguito.

Quando decidiamo di promuovere The Umbrella Academy non stiamo di certo ignorando che, tutto sommato, la trama segue una strada potenzialmente ovvia, che sa di cliché con un nemico di turno che si scopre essere l’anello debole della catena: il personaggio più isolato, distaccato, represso che si tramuta in villain. Non potevamo certo dire di non averla già prevista, questa e altre scelte narrative (vedasi il ruolo di Leonard, sospetto sin dalla prima scena in cui fa comparsa). Ciò nonostante, con una storia scorrevole e nel complesso coinvolgente, siamo stati curiosi dal primo all’ultimo minuto. E vi consigliamo l’immersione in questo spaccato di vita da supereroi sui generis.

THE UMBRELLA ACADEMY

Se c’è una cosa attorno a cui ruota The Umbrella Academy è l’idea che la famiglia venga prima di ogni cosa, nel bene e nel male. Luther, Diego, Allison, Klaus, Numero 5, Vanya (e Ben) hanno vissuto un periodo di lontananza, forse dimenticando cosa volesse dire averne una. Tuttavia, la morte del padre, che si rivela non essere casuale, li riporta pian piano ad avvicinarsi, a riscoprirsi. I traumi, quelli che li hanno tormentati per una vita intera, risalgono in superficie e sono condivisi. E, alla fine dei giochi, la conclusione naturale li rivede tutti assieme, nel disperato tentativo di salvarsi e sventare l’apocalisse.

Ma passiamo ai personaggi, perché questa è una serie che vuol concentrarsi su di loro, più che su una narrativa particolarmente originale. Il Numero 1, Luther, è l’unico membro della famiglia ad essere rimasto nel focolare paterno, quasi a voler restare intrappolato in un’infanzia eterna. Eppure, i sogni sono infranti quando esce fuori l’inutilità delle sue missioni in solitaria, atte unicamente a dargli uno scopo di vita, un obiettivo. Ed ecco che il più immacolato della famiglia finisce per lasciarsi andare, avvicinandosi agli eccessi per la prima volta, e dando sfogo ai suoi istinti “bestiali” – il che sembra consono alla sua singolare condizione di bestia molto pelosa. Ma Luther non ha davvero dimenticato la sua famiglia e sarà la vita in pericolo della persona che ama (che con sorpresa è proprio Allison) a risvegliare la sua moralità.

Il Numero 2, Diego, si erge a ribelle responsabile del gruppo, una sorta di poliziotto in incognito capace di lanciare i coltelli a suo piacimento. Pieno di rancore nei confronti del padre e dei familiari, è dall’altro lato incredibilmente affezionato alla sua ex fiamma e alla mamma robot, che, in una lotta con sé stesso, prima decide di “spegnere” e poi accoglie nuovamente a braccia aperte (facendosi coccolare con adorabili colazioni). Quello che ci è piaciuto di lui è il lato tenero nascosto dietro alla maschera da duro, quello che lo fa aiutare il fratello Klaus a disintossicarsi e a permettergli di seguirlo ovunque nelle sue avventure.

Sulla Numero 3, Allison, si può dire che l’allontanamento dalla sua “nuova” famiglia, quella che sembra finta, così come la sua intera carriera, la aiuti a riscoprire tutto cio è che reale – i sentimenti, i legami di sangue, i gesti fatti per disinteresse e non per persuasione.

Un discorso a parte va fatto per il Numero 4, Klaus. Tralasciando la capacità innata di Robert Sheehan di entrare alla perfezione nel personaggio, quasi come se fosse stato costruito a pennello per lui, il suo è il ruolo più accattivante, e Klaus cresce per davvero. Perché da tossico dimenticato da tutti, incapace di essere preso sul serio, si dimostra in grado di provare realmente emozioni (grazie ad un improvvisato viaggio nel tempo e a un amore ritrovato per caso), di superare le sue debolezze e le sue paure che gli hanno impedito di vivere la sua vita, e di salvare l’intera squadra in piena sobrietà. E di questo si ringrazia anche il defunto Ben, onnipresente nella vita di Klaus, a mo’ di grillo parlante.

Il Numero 5, il più “vecchio” di tutti, sebbene i pantaloncini alla zuava non lo dimostrino, funge da collante per il riavvicinamento dell’intera famiglia, grazie alla sua ossessione di sventare l’apocalisse fino alla fine. Quasi a voler dimostrare di aver già vissuto la sua vita (e la sua intensa storia d’amore con Dolores il manichino), è pronto adesso a tutto pur di farla continuare ai suoi fratelli e sorelle, e al resto del mondo. Ecco perché, con un coraggio da far un baffo a qualsiasi adulto, affronta tutti i pericoli che gli si pongono sul cammino, come i buffi Hazel e Cha-cha, che finiscono per combinare più guai che altro, e la gelida Handler (interpretata da Kate Walsh, che ricordiamo recentemente per 13 Reasons Why).

Giungiamo infine alla Numero 7, Vanya. Un po’ senza sorpresa, il suo ruolo passa da insignificante a fondamentale, essendo proprio lei la causa stessa dell’apocalisse. I traumi subiti e le repressioni costanti finiscono per renderla incapace di controllare le proprie emozioni, e a credere con ingenuità alle parole di Leonard, che la manipola con fin troppa facilità. Per Vanya è importante fino a questo punto l’idea di sentirsi speciale per qualcuno, e di non sentirsi esclusa dal resto del gruppo. La sua è un’evoluzione ben costruita, seppur sostanzialmente quasi banale. Banale non è invece il suo potere: sfruttando il suono, l’energia che viene sprigionata risulta di una forza incredibile e impossibile da controllare, che la rende, a tutti gli effetti, l’elemento più pericoloso della Umbrella Academy.

Tra giorni che ci sono stati (e non), The Umbrella Academy ci mostra che tutto finisce per andare come deve, e che la verità esce sempre a galla. Resta da chiedersi soltanto se questa disfunzionale famiglia sia stata in grado di evitare – unita – una scontata fine del mondo. Per questo, siamo propensi a sperare in un probabile sequel.

  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
7.2/10

Summary

The Umbrella Academy si conferma un valido prodotto di cui godere la visione, venato dalle giuste comicità, colonna sonora e narrazione. Un poco scontato a tratti nella narrazione, riesce tuttavia a catturare lo spettatore, grazie anche a personaggi ben caratterizzati. Consigliata a tutti.

Porcamiseria

7.2

The Umbrella Academy si conferma un valido prodotto di cui godere la visione, venato dalle giuste comicità, colonna sonora e narrazione. Un poco scontato a tratti nella narrazione, riesce tuttavia a catturare lo spettatore, grazie anche a personaggi ben caratterizzati. Consigliata a tutti.

Storia 6.5 Tecnica 7.5 Emozione 7.5
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