Unbelievable1×01 Episodio 1

Series Premiere Questo primo episodio ci mostra quello che sarà "l'antefatto" della miniserie: lo stupro subito da Marie, la sua interazione con la polizia (e le mancanze della polizia), i dubbi, le ritrattazioni, il passaggio da vittima a colpevole. E lo fa colpendo tutti i punti sensibili dello spettatore, facendo male e lasciando una necessità quasi fisica di proseguire subito la visione di Unbelievable.

8.3

Unbelievable è una serie che promette rabbia, frustrazione, incredulità e impotenza.
Porterebbe a questi sentimenti già solo per la sua descrizione, “la storia di Marie, accusata di avere inscenato il proprio stupro“, e sapere che si tratta di una storia vera rende ancora più indigesto il tutto.
Queste erano le promesse, a scatola chiusa.
Il primo episodio (di otto) riesce perfettamente a veicolare tutto questo, e anche di più.

Facciamo la conoscenza di Marie, la ragazza protagonista di questa brutta vicenda, e la incontriamo subito dopo il reato.
Una ragazza sconvolta, lo sguardo perso nel vuoto, vicine a lei la madre affidataria e la consulente del dormitorio, a cercare di aiutarla e consolarla.

La prima cosa che salta all’occhio è che i rappresentanti delle forze dell’ordine che arrivano da lei sono tutti uomini. E’ uomo il poliziotto che per primo la raggiunge, mentre l’intera zona viene perlustrata da altri agenti, e le chiede cosa sia successo facendole raccontare il tutto.
E sono uomini i due investigatori che arrivano successivamente, facendosi raccontare di nuovo, per più volte nell’arco dell’episodio, l’intera vicenda.
Ora, questa storia non è ambientata decenni fa, siamo nell’epoca moderna. Moderna intesa come “passo ore al cellulare a parlare con gli amici”. Possibile ancora, in situazioni del genere, ci si ritrovi con una presenza esclusivamente maschile a interagire con una ragazza stuprata poche ore prima?

La seconda cosa è l’assenza di sostegno psicologico.
C’è la sua consulente, e Judith, la sua ultima madre affidataria.
Ma a parte questo?
La polizia cerca prove, esamina l’appartamento e il circondario, le fa rilasciare più e più volte la propria versione dei fatti.
Viene mandata all’ospedale per le visite mediche, dove abbiamo finalmente qualcuno di sesso femminile ma dove non viene mostrato un minimo di umanità e di compassione, si mantengono distaccati ed efficienti e le fanno raccontare per l’ennesima volta tutto quanto.
Anche qui, il sostegno psicologico alla vittima di stupro non dovrebbe essere una cosa prioritaria?

Mi scusi, sono molto stanca, e la testa mi sta uccidendo

E infine, abbiamo le incongruenze nelle sue deposizioni.
Un primo racconto al primo poliziotto arrivato a casa; un secondo, sempre lì, agli investigatori.
Una terza volta all’ospedale, una quarta di nuovo in centrale agli investigatori che poi le chiedono di scrivere (quinta volta!) tutto nella sua deposizione.
Al che, finalmente, Marie fa presente di essere stanca morta, di non essere in grado di pensare.
E’ stata stuprata quella notte, e da allora, in neanche mezza giornata, le han fatto ripetere il racconto cinque volte.
Dovrebbe essere ovvio e anzi atteso, che ci siano incongruenze e cose che non tornano, dato che la vittima molto probabilmente sarà in stato di shock.
Ma no, viene torchiata e pressata come fosse agli esami di fine anno.

In realtà, però, fino a questo punto non riusciamo a provare ostilità verso gli investigatori.
Con poco tatto, certo, ma stanno cercando di fare il loro lavoro. E le credono.
A scatenare la crisi sarà la madre affidataria, che dopo aver parlato con un’altra ex-madre di Marie nutre dubbi e li espone ai due uomini.

Veniamo a sapere così del passato problematico di Marie, con una famiglia schifosa e una serie di famiglie affidatarie che non hanno aiutato e spesso anzi hanno aumentato i suoi problemi.
Il suo bisogno di attenzioni, di essere al centro dell’attenzione, magari per ovviare alle attenzioni mai avute in passato.
Il periodo di stress che sta vivendo, ora che per la prima volta vive da sola in questo dormitorio, una struttura controllata ma comunque fuori da una casa e da una famiglia.

E di fronte ai dubbi delle madri, gli investigatori vacillano. Danno maggior peso a incongruenze che prima sembravano irrilevanti: l’aggressore aveva una felpa o un maglione? Quale è stato l’ordine delle telefonate fatte? Ha scattato foto? Ha detto qualcosa? Cosa ha portato, e cosa invece ha preso lì dalla casa?
Di fronte a questa pressione Marie barcolla, tende a seguire ciò che gli investigatori vogliono dica, fino ad ammettere di essersi inventata tutto.
Per poi ritrattare, per poi ritrattare la ritrattazione.

Come dovremmo crederti, ora?

Purtroppo è comprensibile l’atteggiamento finale degli investigatori, dovuto però a una serie imbarazzante e vergognosa di mancanze da parte delle forze dell’ordine: supporto psicologico, personale femminile, tatto.
Soprattutto nel caso di una ragazza con un passato come il suo, non vedo affatto come dubbia la sua reazione di volersi lasciare tutto alle spalle, di fingere non sia successo niente. Ma con l’imbeccata di Judith, tutto questo viene visto come prova di una finzione.

Un pilot che scatena parecchi sentimenti potenti nello spettatore, con un finale mozzafiato che implora lo spettatore di fare bingewatching. Tanto più che diverse sapienti inquadrature, che ci mostrano Marie quando amici o polizia non la vedono, ci portano a non dubitare affatto dell’avvenuto stupro, e a soffrire al suo fianco per la situazione che si viene a creare, dove non solo ha subito questo reato, ma è anche osteggiata dalla polizia che la vede come mitomane e dai suoi compagni, irritati con lei per quella che vedono come una messinscena.

  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 9.5/10
    Emozione - 9.5/10
8.3/10

Summary

Il pilot di questa miniserie targata Netflix centra pienamente l’obbiettivo, scatenando nello spettatore rabbia, incredulità, impotenza. Il fatto che sia tratto da una storia vera rende il tutto solo più duro, ma allo stesso tempo anche assolutamente da guardare.

Porcamiseria

8.3

Il pilot di questa miniserie targata Netflix centra pienamente l'obbiettivo, scatenando nello spettatore rabbia, incredulità, impotenza. Il fatto che sia tratto da una storia vera rende il tutto solo più duro, ma allo stesso tempo anche assolutamente da guardare.

Storia 8.5 Tecnica 7 Emozione 9.5
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