UploadUpload: San Junipero a pagamento

Nathan è un giovane e promettente programmatore che a ventisette anni muore in circostanze sospette e così la sua coscienza viene caricata in un paradiso digitale, ma presto scoprirà che non è tutto perfetto neanche nell'aldilà.

6.0

Cosa succede alla nostra anima dopo la morte? Questa è probabilmente la domanda che più di tutte tormenta costantemente gli esseri umani, quell’insicurezza di non sapere cosa ci sia dopo l’unica certezza della vita, cioè la morte. La letteratura, ma in generale tutto quello che fa parte delle usanze e dei costumi delle varie popolazioni, cercano di trovare una soluzione a questo quesito, evolvendosi con il tempo e mischiando idee passate e nuove. Una delle correnti che hanno maggiormente esplorato le varie possibilità per “prolungare” l’esistenza umana è sicuramente la fantascienza: da corpi robotici alle intelligenze artificiali, raggiungendo le ipotesi di traslare l’anima in un “mondo” digitale. Proprio quest’ultima è la tematica che caratterizza Upload, la nuova serie di Amazon scritta da Greg Daniels, l’autore tra l’altro di serie come The Office e Parks and Recreation.

Upload racconta la storia di Nathan, un brillante programmatore di ventisette anni con il volto di quel belloccio di Robbie Amell (cugino del più famoso Stephen, star di Arrow, e comparso nel ruolo di Firestorm nella prima stagione di The Flash), che con il suo migliore amico sta cercando di creare Beyond, un sistema che possa rendere libero l’accesso al paradiso digitale: infatti ci troviamo nel 2033 e sono bastati pochi anni in più rispetto a noi per creare un aldilà digitale per le anime, che fino a qualche tempo prima erano indissolubilmente legate al loro corpo terreno.

Raggiunta questa capacità tecnologica, come è lecito aspettarsi, tutte le persone vorrebbero un posto all’interno del paradiso digitale, tal volta addirittura prima ancora che la loro vita terrena finisca, per superare quelle difficoltà che li perseguitano nel mondo reale. Come sempre però, nel momento in cui si trova davanti ad un’evoluzione così importante per il genere umano, non ci si può aspettare altro se non che qualcuno se ne approfitti, rendendo l’esperienza post morte un vero e proprio business.

L’upload dell’anima in un corpo virtuale non è un servizio gratuito, garantito a tutti da un sistema sanitario nazionale pubblico, ma come nei sogni più proibiti di un novello capitalista, l’accesso all’afterlife è un’opzione del tutto a pagamento e anche molto costosa, rispetto alla cara e “vecchia” sepoltura classica, molto meno expensive. Per mantenere le “amate” e marcate divisioni sociali di questi tempi ovviamente anche l’upload ha diversi livelli dove è possibile inserire l’anima del proprio defunto, per tutte le tasche. La sezione più “prestigiosa” e di conseguenza costosa è Lakeview, un albergo in stile settecentesco dove gli upload possono vivere in serenità e in armonia per l’eternità, o almeno finché hanno fondi a sufficienza per permetterselo. Il nostro protagonista Nathan viene da una famiglia modesta, ma frequenta una ragazza molto ricca, Ingrid (figlia di uno degli amministratori della società che gestisce Lakeview) che decide senza troppi indugi di mantenere a sue spese il “fidanzato” a tempo indeterminato in questo paradiso digitale dopo la sua morte improvvisa. Proprio la morte di Nathan avrà un ruolo centrale nella vicenda, o almeno dovrebbe, perché il ragazzo è stato vittima di un incidente stradale e fin qui niente di strano penserete, se non fosse che è avvenuto mentre era in un’auto del tutto automatica (simile a quelle viste recentemente in Westworld) e che secondo tutti non potrebbero aver incidenti.

A Lakeview però non è tutto rosa e fiori come ci si aspetterebbe, infatti come nei videogiochi di ultima generazione, sia per console che per smartphone, ci sono contenuti free, accessibili a tutti e poi una miriade di contenuti a pagamento del tutto superflui, ma che spingono l’avatar a spendere ulteriore denaro nella sua vita digitale. Uno dei servizi che sembra essere standard per tutti, almeno per i residenti di Lakeview, è la possibilità di sfruttare un supporto di assistenza personale costante: pronunciando la parola angelo infatti, apparirà un dipendente della compagnia che cercherà di risolvere i problemi del residente nella maniera più rapida possibile.

Leggendo la trama è facile viaggiare con la mente a San Junipero, il primo episodio di Black Mirror con un apparente finale positivo e molto amato da critica e pubblico, ma non è del tutto corretto; la serie di Greg Daniels infatti è molto più simile a The Good Place, creata da quel genio di Michael Schur (co autore con Daniels in The Office e Parks and Recration, oltre che padre di Brooklyn Nine-Nine). Upload non è altro che una comedy dalle tinte sci-fi che gioca costantemente col tema di bene e male, mostrando allo spettatore quanto non sia tutto nero o bianco quello che succede sullo schermo, ma come in realtà ogni situazione sia costellata da una scala di grigi di diverse tonalità.

Il problema, se così possiamo definirlo, è che Upload spartisce male i tempi del racconto e proponendo una seconda parte di episodi non proprio all’altezza dei primi cinque: se nella prima parte sono molto chiare le intenzioni dell’autore di evidenziare una marcata critica sociale all’interno di un’ottima struttura per le comedy moderne: dal caso degli “angeli” di Lakeview che non sono altro che dipendenti sottopagati al minimo salariale, al dibattito costante tra chi è ancorato alla tradizione e spaventato dal cambiamento e chi invece addirittura preferirebbe suicidarsi ed andare direttamente nel mondo virtuale, con l’illusione che sia la sia di fuga congeniale ad un’esistenza di stenti (splendida l’immagine della fila chilometrica davanti agli store di Lakeview per l’aggiornamento annuale), il tutto condito con la comicità tipica di The Office (anche se con toni e frequenza molto diversi).

La seconda parte della stagione però, introduce, o meglio rafforza un tema che inizialmente era soltanto uno dei tanti all’interno della seria che però finisce per fagocitare tutto il resto come spesso capita, l’amore. Questa prevedibilissima “svolta” narrativa ha il difetto di annullare tutte le restanti componenti dell’intreccio: la ricerca di una verità per Nathan che tanto bene era stata gestita nelle puntate precedenti (le vicende della cugina Fran sono perfette come sidekick story alla trama principale) viene quasi del tutto snaturata facendo pendere tutto l’intreccio verso il classico triangolo amoroso e soprattutto la comicità iniziale perde via via smalto fino a scomparire per lasciare posto a quadretti felici di occhioni dolci e scene dal peggior Makoto Shinkai.

Questo non significa che la parte romantica non sia importante all’interno di una serie leggera come questa Upload, però come tutte le altre va gestita in maniera adeguata e se prende il sopravvento rischia di ritorcersi contro il prodotto stesso depotenziandolo invece che rafforzando le sue qualità.

La seconda stagione è già stata annunciata da Amazon e quindi le avventure di Nathan continueranno, come era ampiamente prevedibile dal finale di stagione, però resta il sapore di amaro in bocca per un qualcosa che sarebbe potuto essere molto più interessante e che invece alla fine sembra aver ceduto proprio sul più bello.

  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 5.5/10
    Emozione - 5.5/10
6/10

Summary

Upload si perde sul più bello, dopo un inizio molto promettente non riesce a tenere il passo con il proseguire degli episodi virando troppo sull’accento sentimentale

Porcamiseria

6

Upload si perde sul più bello, dopo un inizio molto promettente non riesce a tenere il passo con il proseguire degli episodi virando troppo sull'accento sentimentale

Storia 6.5 Tecnica 6 Emozione 5.5
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