1878. San Francisco è una polveriera pronta a scoppiare. Gli imprenditori americani, usando la manodopera cinese a basso costo, hanno creato disoccupazione e malcontento nella comunità nativa degli irlandesi. Chinatown si è invece espansa diventando il vero cuore pulsante della city. Il quartiere è, però, in mano ai tongs, clan criminali che gestiscono loschi affari come gioco d’azzardo e prostituzione.

La tensione è tale che il sindaco di San Francisco è costretto a formare una squadra speciale apposta per Chinatown, reclutando il riluttante Bill O’Hara, un poliziotto di origine irlandese, razzista, corrotto e pieno di debiti. È in questo clima che sbarca Ah Sahm (Andrew Koji), campione di arti marziali che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. È a San Francisco per cercare una misteriosa ragazza, ma quando la troverà, sarà solo l’inizio di tutti i suoi problemi…

Warrior nasce da un’idea di Bruce Lee, che non riuscì mai a realizzare – o meglio, qualcun altro ci riuscì mettendo David Carradine come protagonista e chiamandola Kung Fu. Oggi quelle otto pagine di concept sono diventate un period drama incentrato sulle storiche “Tong Wars” di San Francisco. I temi predominanti di Warrior sono i diritti dei lavoratori e il razzismo. La maggior parte del cast è infatti composta da attori di origine cinese e largo spazio viene dato all’evoluzione delle loro storie. Niente di più attuale – e niente male come rivincita post-mortem di Bruce Lee sulla “white America“.

Le scene d’azione sono coreografate in maniera iperrealista – niente cavi o CGI, per intendersi. Il problema è che gli autori non sono riusciti ad inserirle in maniera organica e spesso risultano artificiose. Ci riferiamo ai numerosi combattimenti di Ah Sahm, che, tranne in qualche occasione, non portano avanti la storia, ma sembrano piuttosto un contrappunto stilistico per tenere viva l’attenzione dello spettatore.

Officer: Do you think you can take me down?

Ah Sahm: The right question is… do you really want to find out?

Jonathan Hopper (Banshee), il creatore di Warrior, ha infatti commesso il peggior peccato capitale per una serie tv: scrivere un protagonista totalmente irrilevante. Si ha spesso la sensazione che se fosse tolto dalla sceneggiatura la storia non ne risentirebbe, ma piuttosto ne acquisterebbe di ritmo. Non aiuta il pessimo lavoro che hanno fatto gli autori nello scrivere le sue battute, né l’interpretazione priva di carisma di Andrew Koji. Warrior è, così, una serie che si guarda aspettando le storie secondarie perché quella principale è un pretesto poco originale e poco riuscito per tenere insieme tutta l’operazione.

Nonostante ciò l’immersione nella San Francisco del 1878 è totale. Si vive la differenza di classe presente nei diversi quartieri della città grazie ai numerosi personaggi principali – di diverse estrazioni sociali ed etniche. Ogni fazione ha la sua location e la sua caratterizzazione. La qualità tecnica delle scenografie, ricostruite nei Cape Town Studios in Sudafrica, è eccellente così come i costumi e la fotografia. Purtroppo la tecnica non basta a creare emozioni.

6/10

Storia - 6/10
8/10

Tecnica - 8/10
6/10

Emozione - 6/10

6.7/10

Summary

Le prime 8 puntate fanno immergere lo spettatore nella San Francisco del 1878. Le tematiche sono attuali, la qualità tecnica è eccellente e i combattimenti ben coreografati. Purtroppo, con un protagonista irrilevante e privo di carisma, Warrior fatica ad interessare e trasmette poche emozioni.