Sono bastati 45 minuti scarsi e abbiamo già capito come funziona a Wayward Pines: sei controllato, in ogni movimento, in ogni parola che dici e non puoi andartene, per nessun motivo.
L’agente Ethan Burke si è fatto un’amica, diciamo un’amica e mezza, dato che la sua ex collega Kate Hewson (o Kate Ballinger) sembra essersi uniformata alla vita fasulla di Wayward Pines, ma cerca di dargli alcuni consigli. Uno, piuttosto inquietante e ben riuscito, appare nel cartello del suo negozio:
Do not try to leave.
Do not discuss the past.
Do not discuss your life before.
Always answer the phone if it rings.
Work hard, be happy,
And enjoy your life
In Wayward Pines!
Chiaramente Ethan non tiene molto a uniformarsi, nel suo proposito di indagare sugli eventi che lo hanno portato in mezzo a questa manica di disagiati, con la speranza di riuscire a fuggire, con o senza Kate.
Nessuno sembra voler collaborare a parte Beverly, che finge nella finzione di Wayward Pines: non si è rassegnata a dimenticare il suo passato e vede in Ethan un’ancora di salvezza. La situazione è disperata ma c’è uno spiraglio per un’eventuale fuga: una mappa, nello stivale del cadavere dell’agente Evans, abbandonato nella baita ai confini della città, fornisce una via per uscire dalla città.
Il piano è servito, sebbene in maniera fin troppo raffazzonata: Ethan e Beverly troveranno il modo di disfarsi dei microchip che li controllano (ecco perché le telecamere si muovono al loro passaggio), e durante la cena con Kate e suo marito inventeranno una serie di scuse per dileguarsi e fuggire di soppiatto dalla città.
Beata ingenuità: Kate non è sua alleata, forse, e allerta tutta Wayward Pines facendo squillare tutti i telefoni. L’epilogo è drammatico: Beverly viene uccisa davanti alla popolazione in visibilio, e abbiamo conferma del delirio che pervade la città. Diciamo pure che ha retto malissimo la parte e se ne sarebbe accorto pure un cieco che stavano architettando qualcosa.
Il gesto dello sceriffo Pope, che è niente altro che un atto di avvertimento verso ogni potenziale trasgressore, è accompagnato da troppa euforia, come se in fondo tutti siano controllati ma complici, in una sorta di lavaggio del cervello collettivo. Ethan è solo, e non sappiamo come se la caverà da ora in avanti, senza Beverly.
Frenesia e l’ansia sono finora gli elementi di punta di questa miniserie, che riesce innegabilmente a tenerti alla poltrona nonostante il caldo ancora non sia arrivato. La sensazione di precarietà del protagonista è palpabile in ogni dialogo: onestamente non riuscirei a stare nella stessa stanza con l’infermiera Pam per più di dieci secondi, per non parlare dell’astio scatenato dallo sceriffo Pope, che praticamente mi ha fatto fuori l’unico personaggio buono della storia. Il cast è buono e riesce a comunicare, ma ci sono alcune note dolenti.
La sensazione che l’apparato di Shyamalan non brilli per originalità continua a infastidire, e vedo in generale poca introspezione e poca attenzione al background dei personaggi, quando morirei dalla voglia di sapere qualcosa sulle loro vite precedenti. L’indulgenza è parziale per Wayward Pines, ma solo perché si tratta di una miniserie.
I punti aperti sono molti, ovviamente: banalmente, chi dirige la baracca? Kate si darà una svegliata, vista la brutta fine che ha fatto fare a Beverly? Quali sono le finalità dei federali, tenuti in contatto con la cittadina tramite il Dott. Jenkins?
Di maggiore urgenza sono soprattutto due domande: che fine faranno i famigliari Theresa e Ben, appena arrivati nell’Idaho alla ricerca di Ethan? C’è una qualche connessione con le barelle che ha visto all’ospedale?
Almeno su questo punto ho una mia teoria: penso che le due questioni siano effettivamente collegate, soprattutto se si considerano le incongruenze temporali mostrate da almeno un paio di personaggi, o più semplicemente c’è un minimo di sfasamento temporale tra la storyline di Ethan e quella di Theresa e Ben. C’è spazio per il paranormale ma dubito che venga infilato nella trama, con tutto il rischio che potrebbe derivarne in termini di coerenza narrativa. Poi oh, magari alla fine è tutto un troll escogitato dal Dott. Jenkins per tenersi Ethan buono nella città, senza troppe seghe mentali.
Episodio abbastanza buono se non si va troppo in profondità, in linea col pilot e con ottime possibilità di sviluppo, sperando che punti fastidiosi vengano risolti per il meglio, dato che alla lunga potrebbero pesare. Sono terribilmente indeciso tra 3 e 4 porcamiseria su 5, ma essendo comunque stati 45 minuti piacevoli sarò ottimista.
Come sta andando Wayward Pines? Vediamo i tweet migliori!
Non siamo gli unici a nutrire dubbi, ma intanto guardiamolo!
Devo ancora capire sei #WaywardPines è una cagata o meno. Mi sembra giusto iniziare il secondo episodio. #SerialUpdate
— quattordici luglio. (@feverwyatt) 24 Maggio 2015
La carenza di elementi innovativi si sta facendo sentire.
Wayward Pines molto bello se non hai mai visto una serie tv in vita tua #serialupdate — matteo (@mattespanu) 21 Maggio 2015
Ma sembra giusto anche premiare il suo punto forte.
L’aspetto più interessante? Quello psicologico: il dover fingere di essere sempre felici e contenti, mentre si è prigionieri. #WaywardPines
— Chiara Poli (@ChiaraPoli) 21 Maggio 2015
Porcamiseria
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