Wayward Pines1×04 One Of Our Senior Realtors Has Chosen To Retire

Nata e pubblicizzata come “la serie evento ispirata a Twin Peaks”, Wayward Pines sembrava, almeno inizialmente, attingere a piene mani ai miti della tradizione seriale e cinematografica americana (Lost, lo stesso Twin Peaks e, se vogliamo, anche The Truman Show). E in effetti, la maggior parte delle critiche mosse al pilot, e in parte anche all’episodio successivo, […]

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Nata e pubblicizzata come “la serie evento ispirata a Twin Peaks”, Wayward Pines sembrava, almeno inizialmente, attingere a piene mani ai miti della tradizione seriale e cinematografica americana (Lost, lo stesso Twin Peaks e, se vogliamo, anche The Truman Show)E in effetti, la maggior parte delle critiche mosse al pilot, e in parte anche all’episodio successivo, erano dettate dalla presunta mancanza di un’identità ben precisa della storia, dall’eccessivo citazionismo e, in generale, dall’assenza di quel “qualcosa” che distinguesse la serie dalle altre che l’hanno preceduta.

Direi, però, che da un paio di episodi a questa parte Wayward Pines sta iniziando ad acquisire un suo specifico spazio tra le serie tv in onda, complice anche la scelta, estremamente coraggiosa, di far fuori nei primi episodi due tra i personaggi meglio caratterizzati della serie.

MORTO UN POPE…

L’ultimo di questi è, come abbiamo visto nell’episodio precedente, lo sceriffo Arnold Pope, investito durante una colluttazione da Ben Burke e poi trascinato da una creatura misteriosa al di fuori delle mura di Wayward Pines. Altro che “has chosen to retire“. WTF?
Il fatto che Ethan Burke, a seguito dell’uccisione di quello che si può considerare il cittadino più importante di Wayward Pines, non sia stato punito insieme alla sua famiglia bensì premiato, evidenzia fin troppo bene come le famose “regole” vigenti in questa comunità siano tutto fuorchè convenzionali.

A seguito della sua uccisione, infatti, iniziamo a capire come lo sceriffo – inizialmente presentato come uno dei personaggi chiave della città – era influente quanto un gelataio al Polo Nord: in men che non si dica viene rimpiazzato da Ethan, il quale si trova altrettanto velocemente nella situazione di dover giustiziare un ribelle (Peter McCall), reo di aver addirittura imbrattato i muri con frasi eversive, su esplicita richiesta di Pam  – che, ricordiamolo, tecnicamente sarebbe un’infermiera –

He’s an insurgent. He propagates propaganda. This morning, he defaced public property with subversive graffiti

Quando si dice due pesi e due misure…

PAM ETHAN 1X04

Considerando il fatto che è stata la stessa Pam, anni or sono,  a portare il ribelle Peter a Wayward con l’inganno, è ormai evidente come l’inquietante infermierina abba un ruolo di primissimo livello nell’economia della cittadina.
Resta solo da capire se lei è effettivamente tra gli autori di quello che sta succedendo a questa comunità, o se è semplicemente un altro dei “pupazzi” che la mente superiore dietro a questo gioco inquietante sta utilizzando a suo piacimento.

LA COMUNITÀ VS. L’INDIVIDUO

Un altro personaggio di primo piano, a cui sicuramente verrà dedicato molto spazio nei prossimi episodi (almeno fino a quando non decideranno di far fuori anche lei), è l’insegnante – nonché ipnotista – Megan Fisher, che non manca di operare una sorta di opera di convincimento sul povero Ben. Tralasciando quanto il ragazzo, pur essendo figlio di due agenti segreti, sembri veramente stupido e immaturo per la sua età, è interessante vedere come il lavaggio del cervello passi prima di tutto dai ragazzini (la cui mente è indubbiamente più plasmabile di quella di un adulto), i quali vengono convinti dalla professoressa Fisher a dimenticare, giorno dopo giorno, la loro vita precedente.

WWP 1X04 - interview

È palese, in questo senso, la differenza tra i volti perennemente tesi, in una smorfia che dovrebbe essere un accenno di sorriso, di quasi tutti gli adulti (Kate, la compianta Beverley, Peter, che sognano ancora di nascosto la loro vita precedente) e l’apparente spensieratezza dei  – pochi, a dire il vero – bambini incontrati finora.

In generale, quello che notiamo a Wayward Pines è la completa repressione di se stessi in favore della comunità, vuoi per autoconvincimento, vuoi per obbligo dettato dalla “legge”: a Wayward Pines non puoi non far parte del sistema, se vuoi sopravvivere.

Ne sono ben consci sia Ethan che Theresa, che non si sottraggono – almeno, all’apparenza – alle regole della cittadina, ma decidono anzi di abbracciarle e farle proprie per non destare sospetti, esattamente come Kate ha deciso di fare ormai dodici anni (o cinque settimane) fa.

Il fatto che quest’ultima non abbia assolutamente dimenticato la sua vita precedente è ben evidente nel suo incontro/scontro con Theresa, al Ballinger Toys. Nella sua testa, sembrano davvero passati dodici anni, e non riesce nemmeno a difendersi, a causa dei sensi di colpa accumulati in tutto questo tempo, dalle accuse verbali di Theresa.

E del resto, anche Peter sa benissimo a cosa sta andando incontro violando la “Legge della terza infrazione“, e decide di non sottrarsi alle conseguenze delle sue azioni, nemmeno dopo aver visto il suo fascicolo nell’ufficio dello sceriffo, che gli ha ricordato, in uno sprazzo di umanità rimasta, la vita che aveva prima. Molto altruisticamente, però, decide di sacrificarsi mostrando a Ethan l’unica via di fuga prima di buttarsi contro la recinzione elettrica, in uno dei momenti più toccanti dell’episodio.

DOMANDE, DOMANDE, DOMANDE

Il cliffhanger finale ci lascia con il fiato sospeso, e con ancora più voglia di capire cosa (o chi) ci sia al di là delle mura. Chiunque stia facendo questo, sta cercando di impedire agli abitanti di fuggire, o di impedire a chi/cosa c’è là fuori di entrare?

Perchè Ethan sta ricevendo un trattamento di riguardo rispetto a chiunque altro? Ha ripetutamente violato qualunque regola vigente a Wayward, eppure i suoi comportamenti vengono continuamente tollerati.

Ma soprattutto, chi c’è dietro quella gigantesca macchina perfettamente collaudata che è Wayward Pines, con le sue regole, le sue contraddizioni e i suoi abitanti che sembrano dominati da un’unica grande mente collettiva che gli ordina cosa fare e come vivere?

Nei prossimi episodi avremo sicuramente una risposta a questi quesiti, nel frattempo si può tranquillamente affermare che la serie sta mantenendo, dal pilot, una qualità pressoché costante, e finora ogni singolo episodio mi ha tenuto incollato allo schermo con la voglia di saperne qualcosa in più.
L’unica pecca, come spesso abbiamo affermato in passato nelle precedenti recensioni, è lo scarso approfondimento della psicologia dei personaggi, in favore di un approccio più orientato alla narrazione degli eventi (che sono tanti, e comunque meravigliosamente raccontati). C’è anche da dire che, in un piccolo mondo in cui tutti sembrano agire secondo dettami stabiliti dall’alto, l’approfondimento dei personaggi lascia per forza di cose un po’ il tempo che trova.

Questa puntata rimane, quindi, sul livello delle precedenti: fotografia eccellente, dialoghi ben scritti e ben ragionati, tensione sempre palpabile (anche se ovviamente l’effetto novità ormai viene meno). Il mio voto è di quattro PorcaMiseria su cinque.

4

 

In attesa del prossimo episodio, passate dai nostri amici di Wayward Pines Italia!


 

Su Twitter, si parla della strana politica del lavoro di Wayward Pines:

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Il numero degli abitanti sta diminuendo a vista d’occhio, effettivamente:

Porcamiseria

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