Wayward Pines1×10 Cycle

Season Finale Raramente mi è capitato di constatare opinioni tanto contrastanti su una serie tv quanto quelle che ho avuto modo di leggere su Wayward Pines. Dal punto di vista dell’intreccio narrativo, questa serie ha saputo far parlare di sé – nel bene o nel male – e ha diviso il pubblico, fin dal pilot, in due fazioni ben distinte: […]

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Raramente mi è capitato di constatare opinioni tanto contrastanti su una serie tv quanto quelle che ho avuto modo di leggere su Wayward Pines. Dal punto di vista dell’intreccio narrativo, questa serie ha saputo far parlare di sé – nel bene o nel male – e ha diviso il pubblico, fin dal pilot, in due fazioni ben distinte: chi inneggia al capolavoro, e chi la ritiene uno spreco assoluto di potenziale.

Come al solito, a mio avviso la verità sta nel mezzo. L’episodio pilota di Wayward Pines era servito da introduzione ad una serie che, quantomeno inizialmente, sembrava di natura estremamente derivativa: un po’ Twin Peaks (“Welcome to Wayward Pines – Where paradise is home), un po’ Truman Show (“They’re listening”), un po’ The Village e, se vogliamo, un po’ anche Lost.
Con il susseguirsi degli episodi e il dipanarsi della trama, tuttavia, si è resa sempre più evidente la volontà di trovare un’identità ben definita; identità che, con la famigerata rivelazione-shock del salto temporale, ha consentito alla serie di fare il definitivo salto di qualità (o il definitivo passo falso verso la cagata colossale, secondo i delusi).

SCONTRO

Quello che è certo, però, è che un series finale come questo nessuno se lo aspettava; il titolo dell’episodio – Cycle –  sembrava suggerire l’inizio di una nuova era per Wayward Pines, e in un certo senso è proprio così. Ma andiamo con ordine.

Nel finale della scorsa puntata abbiamo assistito alla definitiva presa di posizione (leggi: follia omicida) di David Pilcher: di fronte all’affronto subito da Ethan – che è riuscito nel suo intento di rivelare a tutti la verità sulla cittadina, sugli Abbie e sulla situazione del mondo nel 4028, provocando in tutti gli abitanti shock e disorientamento – lo scienziato ha deciso di togliere la corrente alla recinzione elettrificata, l’unico ostacolo che impediva agli Abbie di attaccare la città.

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Manco a dirlo, gli Abbie non si sono fatti attendere e si sono riversati in massa per le strade di Wayward Pines. Nella prima parte di questo series finale, carica di tensione, vediamo Ethan prendere per l’ennesima volta le redini della situazione (ma stavolta insieme alla moglie Theresa e a Kate), ordinando a tutta la popolazione di dirigersi verso il famigerato lotto 33.
Nonostante i tentativi di salvataggio, la fuga degli abitanti si esaurisce in una vera e propria carneficina lungo la Main Street: gli Abbie sono velocissimi, spietati ed affamati di carne umana e hanno allegramente banchettato con una buona fetta della popolazione.

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Degne di nota dal punto di vista della tensione indotta nello spettatore, e più propriamente dalle atmosfere horror, le due sequenze che vedono come protagoniste Kate (rifugiatasi nel suo negozio di giocattoli) e Theresa, accorsa a salvare Ben e Amy – personaggi di cui, francamente, mi è sempre fregato poco in tutta la serie.

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SALVATAGGIO

I giovani di Wayward Pines, comprensibilmente, sono sempre stati trattati con un occhio di riguardo dai “piani alti”. Gli studenti dell’Accademia, per questo motivo, sapevano benissimo cosa fare: dirigersi verso l’Arca, costruita da Pilcher appositamente per loro, per consentirgli la salvezza – e il conseguente ripopolamento – in caso di decisioni estreme come questa.
Se gli studenti facevano affidamento all’Arca come loro piano di salvataggio, il resto della popolazione – confuso e completamente ignaro di quello che sta accadendo – viene letteralmente lasciato annegare in balia degli Abbie; fortunatamente, grazie al coordinamento di Ethan, una buona parte degli abitanti viene messa – per ora – in salvo nel lotto 33.

Se c’è una cosa che non potrò mai perdonare a questo episodio è di non averci mostrato la giusta vendetta nei confronti di quella pazza invasata di Megan Fisher. Dopo Pilcher, è lei la vera manipolatrice della città: fino all’ultimo, si rivela completamente cieca di fronte all’evidenza dei fatti; il fatto che ad aprirle gli occhi sia stato Ben – che, non fa mai male ricordarlo, è il ragazzino più stupido degli ultimi due millenni – la dice lunga sulla sua cieca devozione nei confronti dello scienziato.

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SACRIFICIO

Se un po’ di ostruzionismo da parte di Megan ce lo potevamo aspettare, quello che proprio non avremmo mai potuto immaginare è il sacrificio estremo da parte di Ethan, che nel tentativo di fermare gli Abbie dall’avanzata nella tromba dell’ascensore, si fa letteralmente saltare per aria, consentendo ai sopravvissuti di raggiungere sani e salvi il covo di Pilcher.

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Questo gesto di Ethan, se da un lato giunge inaspettato, risulta coerente con l’evoluzione del personaggio, soprattutto di fronte alla necessità di salvare le due persone più importanti della sua vita: Theresa e Ben.

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Ma c’è un altro gesto che può essere considerato, se possibile, ancora più estremo. In questo episodio, infatti, l’evoluzione (forse un po’ frettolosa) del personaggio di Pam a cui abbiamo assistito nelle scorse puntate giunge ad una degna conclusione: finalmente consapevole del fatto che siano stati i metodi dittatoriali adottati finora a portare la cittadina alla ribellione, decide di parlare a cuore aperto al fratello.
È un vero peccato però che Pilcher, nei fatti, sia del parere diametralmente opposto: sente di aver fallito con il “Gruppo B”, tanto da essere disposto a sacrificare tutto il lavoro fatto finora epurando l’intera cittadina e preparandosi a scongelare un nuovo gruppo di persone.

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La follia pura, insomma. È incredibile come, nei fatti, Pilcher abbia dedicato tutta la sua esistenza alla preservazione del genere umano, salvo poi dimostrare una considerazione pari a zero per la vita degli abitanti che tanto si sforza di proteggere. Non riesco a capire, in realtà, se questa incoerenza sia voluta o sia una mera conseguenza di una scrittura del personaggio non eccelsa, ad ogni modo se volevano farmelo odiare visceralmente ci sono riusciti in pieno: il momento in cui Pam, realizzando il livello di follia raggiunto dal fratello, lo ha ucciso piantandogli una pallottola nel petto è stato uno dei momenti di massima soddisfazione dell’intera serie.

SPERANZA

Proprio nel momento in cui tutti avremmo immaginato un lieto fine (che io non avrei assolutamente apprezzato, per inciso) ecco la svolta, proprio negli ultimi minuti: Ben Burke si risveglia dal coma tre anni dopo la distruzione della città, con una rivelazione da brivido: tutti gli adulti sono stati congelati, la cittadina – composta dai soli membri della Prima Generazione, che hanno ora preso il sopravvento – è stata ricostruita da zero e sembra vigere lo stesso regime di terrore di cui abbiamo già avuto modo di sperimentare le conseguenze nel corso della stagione.

La cosa più inquietante è che il lavaggio del cervello di Megan Fisher è arrivato ad un livello tale per cui Pilcher è dipinto come un salvatore nonostante sia stato praticamente autore di un genocidio. Non dimentichiamo che tra le vittime o i “congelati” ci sono anche, probabilmente, i genitori della Prima Generazione.
A testimoniare la riconoscenza per lo scienziato pazzo c’è la statua a suo nome con la scritta “visionario” (nel senso “positivo” del termine, quello di precursore e salvatore da eventi nefasti) e un uomo impiccato con tanto di scritta “Don’t try to leave”.

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Ben si ritrova, in tutto questo, completamente solo, nella stessa situazione in cui si trovava suo padre nel pilot. Il cerchio si chiude, quindi, ma non nel modo in cui tutti speravano.
È ben chiaro il messaggio che gli autori ci vogliono lasciare con questo finale, sospeso a metà e allo stesso tempo privo di qualunque speranza: l’uomo non impara mai dai propri errori, la storia si ripete sempre – prima o poi – nonostante tutti gli sforzi e la dedizione nella ricerca del vero bene comune.

Questo finale ha deluso moltissime persone, che si aspettavano forse uno dei due estremi: la distruzione totale della città o il classico lieto fine da famiglia del Mulino Bianco.
Per quanto mi riguarda, trovo che questa soluzione sia enormemente più coraggiosa: non è un finale buonista, non pone davvero la parola FINE sulle vicende di Wayward Pines, ma lascia intendere un ciclo infinito di dittatura, conseguente ribellione, soppressione e nuovo regime.
Un finale tra i più negativi che mi sia capitato di vedere negli ultimi periodi, ma che allo stesso tempo sottindende una critica sociale che fa davvero riflettere sulla capacità delle persone di capire cosa è meglio per loro.

Già solo per questo motivo, questo series finale merita almeno quattro PorcaMiseria su cinque.

4

 

Semmai, una critica più costruttiva può essere fatta sull’intera serie, per la quale soli dieci episodi – considerato anche il materiale di partenza molto corposo – sono decisamente pochi, e proprio per questo raramente è stato lasciato spazio all’introspezione psicologica dei personaggi o dialoghi di natura più profonda; sono dell’idea che sarebbe stato ideale allungare la serie di quattro o cinque episodi, consentendo allo spettatore di affezionarsi ai personaggi e godere appieno degli eventi (spesso traumatici) nei quali gli stessi sono coinvolti.

La sensazione è quella di una serie che – pur con un’ottima trama, una regia perfetta e un cast davvero stellare – non ha saputo esprimere al 100% il suo potenziale.
Non posso sicuramente dire di essere stato deluso da Wayward Pines, anzi l’ho adorata come poche altre serie quest’anno, solo non riesco a fare a meno di pensare a cosa avrebbe potuto essere dedicando un po’ di tempo a sviluppare i personaggi e un’evoluzione nel loro carattere (che pur c’è stata) più coerente e meno frettolosa.
Il mio voto all’intera serie, per questo motivo, è di quattro PorcaMiseria su cinque.

4

 

Su Twitter le opinioni sono contrastanti, come accaduto puntualmente fin dall’episodio pilota. Qualcuno però sembra aver compreso il finale nello stesso modo in cui l’ho compreso io:

Gli spaventi da film horror non hanno mai costituito una parte preponderante della serie, ma proprio per questo sono ancora più inaspettati:

E io che speravo fin dall’inizio che Ben morisse, e invece è l’unico a sopravvivere. Mai una gioia:

 

E siamo (purtroppo) giunti alla fine delle avventure di Ethan Burke a Wayward Pines! Se come noi avrete nostalgia di questa mini-serie, passate dai nostri amici di Wayward Pines Italia!

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