Wu AssassinsWu Assassins Season 1: tra nostalgia e sorprese

Season Recap Una serie ambientata nella Chinatown di San Francisco, tra esperti di arti marziali, misticismo, monaci millenari e nemici che potrebbero distruggere il mondo: questa serie che sembra giunta direttamente dagli anni '80 riuscirà a convincere gli spettatori del 2019?

6.3

Bisogna ammettere che l’approccio iniziale verso Wu Assassins è stato quantomeno cauto, se non apertamente scettico. Del resto, una serie creata al giorno d’oggi per Netflix, ambientata nella Chinatown di San Francisco, con protagonista un cuoco di origini indonesiane adottato dal capo locale della Triade, cresciuto con un disparato gruppo di amici – cinesi, chiaramente, e altrettanto chiaramente tutti loro, partendo dal capo della Triade fino ad arrivare all’ultimo del gruppo di amici, sono esperti di arti marziali pur senza praticarle – fa pensare subito all’ennesimo tentativo di sfruttare la nostalgia per i meravigliosi anni ottanta.

Il fatto poi che la storia riguardasse alcune persone dotate di poteri legati agli aspetti della natura, e che al protagonista viene affidato il compito di dar loro la caccia per ristabilire l’equilibrio planetario del Wu – con conseguenti poteri e conoscenze derivate dai mille monaci che hanno svolto questo compito prima di lui -, garantendo effetti speciali che richiamano nuovamente un filone ben preciso della filmografia di quegli anni, sembrava rafforzare questa idea nel potenziale pubblico.

Wu Assassins, a una prima occhiata, sembra solamente l’ultimo di una lunga serie di tentativi più o meno riusciti di sfruttare la nostalgia per gli anni ottanta

Fortunatamente, invece, già dopo pochi episodi questa sensazione passerà in secondo piano, vuoi per meriti tecnici, vuoi per il cast, vuoi per diversi colpi di scena che francamente il pubblico non si attenderebbe, e che aiutano a catalizzare l’interesse degli spettatori.

Tecnicamente, Wu Assassins si rivela più valido di quanto non ci si sarebbe potuti aspettare, ma il suo punto di forza è chiaramente dato dai combattimenti.
L’intero cast (o quasi) ha esperienza di arti marziali, e la direzione delle coreografie durante le scene di lotta è davvero buona garantendo dei combattimenti visivamente belli, realistici e davvero piacevoli.

Certo, si storce un po’ il naso quando si vede Zan che senza poteri ma solo un discreto talento per la lotta tiene testa a chiunque con facilità, e addirittura mette a soqquadro un’intera centrale di polizia. Da sola, e praticamente disarmata.
Ma alla fine il filone in cui rientra la serie è questo, quindi si accetta la sua quasi invincibilità, come si accetta che sia il cuoco di street food, sia la manager del ristorante, sia il fratello tossico e sia il ricettatore di auto rubate siano tutti espertissimi di arti marziali.

Un altro punto validissimo della serie è il cast.
Se il protagonista Iko Uwais non ha una grande storia pregressa se non la partecipazione a Star Wars: Il risveglio della forza, altri nomi sono ben più noti.
Si parte chiaramente dalla splendida Katheryn Winnick, la Lagertha di Vikings che qui interpreta l’agente sotto copertura C. G. e che chiaramente finirà invischiata nella lotta tra l’Assassino del Wu e i Signori della Guerra che deve sconfiggere. Solitamente basta la sua presenza per innalzare la serie.
Abbiamo poi lo scozzese Tommy Flanagan, ex Sons of Anarchy che nella serie è il temibile McCullough, il nuovo boss criminale giunto a Chinatown per competere con la Triade.
E infine, proprio negli episodi finali, fa la sua comparsa la scommessa più azzardata e apprezzata del casting. Abbiamo infatti anche Summer Glau, beniamina degli spettatori di serie televisive fantascientifiche o comprendenti comunque superpoteri, nonché nota attrice sfortunatissima che ha visto far chiudere in anticipo parecchie delle serie nelle quali ha avuto ruoli di primo piano: Firefly, Dollhouse, The Cape, The Sarah Connor Chronicles…

Comunque, una serie non si valuta (solo) dal cast e da come vengono rese le scene di lotta.
Per cui, com’è la storia di Wu Assassins?

L’inizio della serie francamente è quanto ci si poteva aspettare, tra stereotipi più o meno marcati, effetti speciali da anni ottanta e una trama che sembra già vista.
Kai, il protagonista, è un bravo ragazzo che rifiuta ogni legame col padre adottivo nonché boss locale della Triade e cerca invece di seguire il suo sogno, cioè cucinare street food in un furgone di sua proprietà, un giorno. Le cose cambiano quando una ragazza misteriosa lo investe dei poteri del Wu garantendogli le abilità e l’aiuto di mille monaci – i suoi predecessori – e affidandogli il compito di cacciare e uccidere i cinque Signori della Guerra del Wu, possessori di un frammento di un antico artefatto che gli conferisce i poteri del fuoco, dell’acqua, del legno, della terra o del metallo. Se fallirà la Terra sarà condannata, quindi nessuna pressione.
I poteri ricevuti includono anche visioni profetiche, grazie alle quali scopre che i suoi amici saranno coinvolti in tutto questo al pari della misteriosa C. G. appena giunta a lavorare per un amico ricettatore, oltre al fatto che il Wu del Fuoco è nientemeno che il suo patrigno Uncle Six.

L’inizio sembra confermare la via della nostalgia e degli stereotipi, ma poi la storia comincerà a regalarci colpi di scena e svolte nella trama lasciandoci sorpresi e costringendoci a riformulare più volte le ipotesi su come le vicende evolveranno

Da qui la strada sembra già pienamente tracciata, tra incontri diplomatici tra i due, scontri sempre più potenti fino a giungere allo scontro decisivo tra padre e figlio. Magari con prima scontri minori contro altri Wu, per far crescere e rendere più potente Kai.

E invece no.
Avremo l’ingresso in scena di Alec McCullough che si rivelerà molto più di un semplice boss criminale e molto più di un semplice Wu, avendo un suo piano ben preciso da portare a termine a ogni costo.
Avremo un Uncle Six infinitamente meno stereotipato di quanto non si potesse prevedere, in grado di stupirci e di regalarci un paio di colpi di scena inaspettati.
Avremo il tempo per pensare a diverse teorie su come possano evolvere gli eventi, per vederle solitamente spazzate via dagli episodi successivi.

Detto così sembrerebbe tutto molto bello, però purtroppo il finale della stagione è abbastanza deludente.
Deludente per come viene portato avanti, al netto dei bei combattimenti e di un paio di piccoli colpi di scena più o meno attesi; deludente per ciò che avviene dopo il piano cervellotico durato secoli e secoli; deludente per il piano di Kai, e per la mancanza (a quanto si sa al momento) di conseguenze a ciò che avviene.
Deludente perché alla fine, vedendo come si risolve tutto, si rimane abbastanza increduli per l’ingenuità del grande cattivo, per la facilità irrisoria con cui tutto si sistema praticamente da sé, per l’ingenuità della scrittura di questo doppio episodio.

Insomma, in definitiva con Wu Assassins abbiamo una serie che si affronta con basse aspettative, che riesce a stupire e ad avvicinare lo spettatore ma che rovina quasi tutto con un brutto finale, lasciando parecchi interrogativi sulla necessità e sulla fattibilità di una seconda stagione.

  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 6.5/10
    Tecnica - 6.5/10
  • 6.5/10
    Emozione - 6.5/10
6.3/10

Summary

Un buon cast e delle belle scene d’azione aiutano a far decollare una serie che nasce dalla nostalgia e dei richiami a storie simili degli anni ’80 ma che per buona parte del tempo riesce a stupire grazie a una storia meno banale di quanto non sembri all’inizio. Peccato che il tutto venga parzialmente rovinato da un brutto finale.

Porcamiseria

6.3

Un buon cast e delle belle scene d'azione aiutano a far decollare una serie che nasce dalla nostalgia e dei richiami a storie simili degli anni '80 ma che per buona parte del tempo riesce a stupire grazie a una storia meno banale di quanto non sembri all'inizio. Peccato che il tutto venga parzialmente rovinato da un brutto finale.

Storia 6 Tecnica 6.5 Emozione 6.5
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