YouYou season 2: non si sfugge ai propri demoni

Season Recap Dopo il grande successo della prima stagione You torna su Netflix con un nuovo capitolo, che oltre a raccontarci una nuova ossessione di Joe si concentra anche sul passato dell’uomo, ovvero su tutto ciò che ha contribuito a renderlo ciò che è.

6.7

Chi saresti senza avere nessuno da amare? Che cosa hai perso che ti fa inseguire così tanto l’amore? Queste le due domande chiave che ad un certo punto vengono rivolte al giovane protagonista, e che fungono da punto di svolta di questa seconda stagione di You. Chi è davvero Joe? Cosa l’ha reso l’uomo che è ora? Il secondo capitolo della serie, basato sul romanzo Hidden Bodies di Caroline Kepnes, non si concentra solamente sulla nuova ossessione di Joe, ma mira ad investigare soprattutto la psicologia del personaggio e a raccontare i traumi infantili che lo hanno segnato. Le azioni di Joe, sebbene fondamentali per lo sviluppo della trama orizzontale, passano in secondo piano venendo superate a grandi falcate dai pensieri e dai ricordi, in controtendenza con ciò che avevamo visto lo scorso anno.

Chi è davvero Joe? Cosa l’ha reso ciò che è?

Joe Goldberg, ora Will Bettelheim, trasferitosi a Los Angeles dopo l’improvviso ritorno di Candace, tenta di scappare dalla donna e dai suoi demoni, ma prevedibilmente entrambi faranno ritorno e lo intrappoleranno – di nuovo – in un groviglio di tragedie. L’unico modo che conosce per uscirne è l’omicidio, nonché la tanto inquietante quanto confortante gabbia di vetro, ma sarà davvero il solo a macchiarsi di sangue questa volta?

Se è vero che trauma chiama trauma, Will si innamora della giovane Love, che sebbene all’apparenza sembri la nuova Beck perfetta nelle sue imperfezioni, sul finale si rivelerà essere alquanto problematica, forse ancor più di lui se possibile, trascinandosi dietro un vortice di violenza che unito a quello di Joe rendono questa seconda stagione agghiacciante e a tratti surreale. Tra scambi di persona, improbabili pedinamenti ed irruzioni in case altrui, il realismo si fa da parte e soprattutto gli ultimi episodi risultano alquanto fantasiosi, come si dovesse forzatamente dare più importanza al colpo di scena che alla verosimiglianza del racconto.

Complice anche il cambio di location, L.A. si presenta come terreno fertile per lo sviluppo di interessanti sottotrame, che però non sono state curate a dovere. Dall’indagine sul mondo della produzione televisiva hollywoodiana alla tematica del #metoo, troppi spunti potenzialmente avvincenti sono stati inseriti nel racconto senza pensare poi ad un degno sviluppo. Possibile che l’omicidio sia l’unica – nonché la più distruttiva – conclusione a qualsivoglia problematica?

Nonostante alcuni elementi siano rimasti uguali e possano all’apparenza risultare ripetitivi, come la giovane vicina di casa bisognosa di una guida, è importante sottolineare come essi siano volutamente ripetitivi, a rimarcare il fatto che Joe reiteri se stesso ancora e ancora. Infatti malgrado la sua (a parole) tensione verso il bene, la sua attitudine al male ne esce sempre vittoriosa e la metamorfosi, per quanto appaia ogni volta sul punto di compiersi, non si realizza mai del tutto lasciando l’uomo puntualmente intrappolato dentro se stesso.

Ci si può salvare dai propri demoni?

Sebbene attraverso i flashback e la conseguente conoscenza dell’infanzia difficile di Joe il pubblico sia in grado di comprendere (giustificare?) i motivi del suo comportamento, nonché a parteggiare per l’antieroe di tanto in tanto, la visione dell’essere umano che si manifesta è drammaticamente pessimistica e senza via d’uscita alcuna. Non c’è possibilità di cambiamento, non c’è forse neanche margine di miglioramento: i traumi infantili non sono in alcun modo superabili e come un topo in gabbia ci si ritroverà sempre intrappolati dentro l’indecifrabile labirinto.

Dunque l’unica domanda che resta da farsi è se le cose stiano così: è davvero impossibile salvarsi dai propri demoni? È sicuramente un quesito troppo ostico a cui poter rispondere ora, quel che è certo però è che per l’autrice e per gli introiti dell’intera produzione è più vantaggioso lasciare Joe intrappolato nel suo vortice di problemi, aprendo così le porte ad una – quasi certa – terza stagione di You.

 

  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 6.5/10
    Emozione - 6.5/10
6.7/10

Summary

Le sottotrame poco sviluppate e gli ultimi episodi eccessivamente fantasiosi abbassano la qualità di una stagione di per sè promettente. Ancora una volta degna di nota la recitazione di Penn Badgley.

Porcamiseria

6.7

Le sottotrame poco sviluppate e gli ultimi episodi eccessivamente fantasiosi abbassano la qualità di una stagione di per sè promettente. Ancora una volta degna di nota la recitazione di Penn Badgley.

Storia 6.5 Tecnica 7 Emozione 6.5
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